LECCE - Richieste di risarcimento danni a colpi di decine di migliaia di euro a Palazzo Carafa. Le più «pesanti», sostanzialmente equivalenti, riguardano il caso di una donna inciampata nel centro storico, la quale denuncia danni per oltre 26mila euro. L’altra è stata avanzata da un avvocato, scivolato con la bicicletta in prossimità della Corte d’Appello. Il professionista chiede un ristoro di oltre 25mila euro; in questo caso, il Comune ritiene che il destinatario del reclamo sia il Ministero. Ma andiamo con ordine.
L’ultimo accadimento è stato quello di una donna, la quale, percorrendo a piedi via Idomeneo, all’altezza dell’intersezione con via Umberto I, è incappata in un tombino sporgente sul manto stradale, cadendo a terra e subendo lesioni personali. Il suo avvocato ha provveduto a mettere in mora il Comune e, successivamente, ha quantificati il danno subìto in 26.751 euro. Da parte sua, il Comune, sulla base dell’istruttoria effettuata, ha ritenuto non accoglibile l’istanza risarcitoria, nei termini formulati, non ravvisando una responsabilità dell’amministrazione comunale. Senonchè, pochi giorni addietro, l’avvocato ha notificato atto di citazione in Tribunale. Il Comune, naturalmente, ha stabilito di opporsi alla richiesta.
D’altra parte - passando all’altro caso - l’amministrazione cittadina contesta pure l’atto di citazione in Tribunale presentato dai legali di un avvocato, anch’egli incappato in un’insidia per nulla simpatica.
I fatti. «Il sinistro avveniva presso la Corte d’Appello di Lecce - si legge nella determina dirigenziale - là dove l’avvocato, al termine dell’attività di udienza e di cancelleria, si dirigeva presso la rastrelliera per biciclette posta all’interno del piazzale antistante l’entrata della Corte d’Appello, per riprendere la sua bicicletta e fare ritorno al suo studio, là dove all’uscita del piazzale in direzione dell’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, di fronte all’hotel Tiziano, scivolava rovinosamente a causa della pavimentazione bagnata per la presenza di residui organici sulla stessa pavimentazione».
Al Pronto soccorso dell’ospedale «Vito Fazzi», una visita ortopedica ha diagnosticato all’avvocato «frattura pluriframmentaria omerale prossimale sinistro».
Ma il Comune ritiene che le competenze appartengano ad altri. «Occorre chiamare in causa il Ministero della Giustizia quale responsabile in via esclusiva di eventuali somme derivanti da risarcimento - chiarisce sempre nella determina dirigenziale - considerata la competenza e la gestione degli uffici giudiziari in capo al Ministero di Grazia e Giustizia».
Il Comune rimanda alla «legge 190/2014, articolo 1 comma 526, con la quale si dispone che, a decorrere dal 1° settembre 2015 le spese obbligatorie per il funzionamento degli uffici giudiziari, fino a quella data a carico dei Comuni, sono state trasferite al Ministero della Giustizia, come attestato dalla convenzione sottoscritta con Anci il 15 dicembre 2015».
In ballo, si diceva, ci sono oltre 50mila euro, e sono gli ultimi di una lunga serie di richieste di risarcimenti da parte di cittadini che incappano in insidie, trabocchetti, trappole stradali, i più disparati. Non sempre vengono riconosciuti, ma spesso. Tant’è che, a volte, l’amministrazione comunale opta per soluzioni transattive. E certamente la situazione del manto stradale non aiuta. E preoccupa pensare ai lavori di manutenzione che sono o stanno per essere interrotti a causa delle difficoltà, per le imprese, del caro materiali. Un allarme che proprio l’altro ieri hanno lanciato in commissione Lavori pubblici l’assessore Marco Nuzzaci e la vice presidente Lidia Faggiano.