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Lecce , rivive il popolo della movida

 
Stefano Manca

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Stefano Manca

Lecce , rivive il popolo della movida

Punto dolente: l'orario del coprifuoco, da spostare alle 24

Domenica 16 Maggio 2021, 12:12

Lecce - Vorrebbero togliere di mezzo il coprifuoco o, almeno, spostarlo dalle 22 a mezzanotte. Si intravede all’orizzonte un po’ di ottimismo. E anche qualche tavolino finalmente occupato da clienti desiderosi di riprendersi la libertà. Ripartono o stanno per farlo, senza dimenticare le macerie economiche del 2020. Uno di loro, di questa ripartenza ha detto: «È il nostro anno zero». È l’umore dei titolari di alcuni pub, ristoranti e bar del cuore di Lecce nel primo weekend pugliese colorato di giallo. «Chiudere alle 22 è problematico - spiega Antonio Torre, ristoratore - perché nella cultura leccese non si esce prima delle 20,30. Lavoriamo con un po’ di affanno perché i clienti arrivano tutti insieme e vanno via tutti insieme. Facciamo massimo 35 coperti e perciò quello in atto è un sistema anche antieconomico. Ma questo, mi creda, è il male minore. Speriamo che presto, con i prossimi decreti, tutto si razionalizzi. Io nella mia attività, indipendentemente dall’emergenza Covid, sono solito spegnere i fuochi alle 23,30 ma comprendo le difficoltà di strutture tipo bar o pub che lavorano fino a tardi. Già spostare le chiusure alle 24 sarebbe bellissimo».

Marco Povero dell’omonima enogastronomia, sempre nel centro storico, si definisce «moderatamente ottimista» e dichiara: «Abbiamo ripreso a lavorare ma non basteranno mesi e mesi di riaperture per riacquistare quello che abbiamo perso. Tuttavia c’è moderato ottimismo, la gente sta tornando anche se ancora non si notano turisti, i quali forse cominceranno ad arrivare alla fine del mese». Sulle chiusure imposte dal governo alle 22 Povero non usa giri di parole: «Le ritengo una fesseria. Con la bella stagione si passeggia fino a tarda sera. Spero che venga rivisto presto questo limite orario. Anzi, già tra una settimana potrebbero spostarlo almeno alle 23 visto che tra l’altro le vaccinazioni procedono piuttosto spedite».

C’è poi chi, pur passando dalla zona arancione alla zona gialla, ha deciso comunque di non riaprire in questo momento. È il caso di Danilo Stendardo di un noto pub a pochi passi da Porta San Biagio: «Aprire la sera per poi chiudere alle 22 sarebbe deleterio per noi: rischieremmo di andare in passività! Poi va considerato che le nostre prenotazioni cominciano attorno alle 21. Se invece posticipassero le chiusure di almeno due ore o magari le abolissero definitivamente, cosa che mi auguro, sarebbe molto meglio. Perciò al momento non riapriamo nonostante l’aver vissuto, tra il primo lockdown e i successivi, altri dieci mesi di chiusura. I ristori ricevuti sono banalità rispetto ai costi che sosteniamo e abbiamo dovuto mettere mano ai nostri risparmi privati per andare avanti. Adesso aspettiamo la ripartenza, il nostro anno zero. Dobbiamo ricominciare e reinventarci tutto - prosegue Stendardo, che è anche presidente del Coordinamento provinciale locali serali di Confcommercio Lecce - sperando che non accada nulla nel mondo sul piano sanitario. Abbiamo ampliato la location per lavorare bene e coi dovuti distanziamenti. Aspettiamo solo che tolgano di mezzo il coprifuoco, visto che abbiamo attività serali». Chi invece tra colazioni e aperitivi subisce un po’ meno dei colleghi le attuali chiusure serali è Antonio Catamo dello storico caffè di piazza Sant’Oronzo: «La zona gialla ci ha dato un po’ di respiro, potrebbe andare meglio ma non ci lamentiamo. Si ha voglia di uscire e riprendersi la libertà. In questi giorni la nostra attività si concentra grossomodo nella fascia oraria 17-21. Notiamo, e ne siamo contenti, che la gente è pronta a vivere il proprio tempo libero con le dovute cautele e misure di sicurezza. Nel primo sabato di zona gialla se non ci fossero stati cielo grigio e pioggia si sarebbe scatenato il “finimondo”. Ci auguriamo che il coprifuoco venga presto abolito e si possa inoltre tornare a festeggiare le cerimonie per come le conoscevamo (battesimi, cresime, eccetera). Anche questo sarebbe un passo avanti».

Christian Macchia è invece titolare di un ristorante bistrot che ha riaperto i battenti nella prima settimana di zona gialla: «Pur con orario ristretto stiamo lavorando abbastanza bene. Per scelta la mia attività - precisa - chiudeva già a mezzanotte, anche prima dell’emergenza sanitaria. La fascia oraria della movida la saltavo per principio. Tuttavia il coprifuoco ci danneggia comunque: la cena è anticipata alle 19 ma saltiamo un turno. Dovendo quantificare, direi che un 35-40 per cento lo abbiamo perso a causa delle chiusure alle 22, senza considerare poi il fatto di non poter utilizzare i posti all’interno, che ad esempio ci avrebbero fatto lavorare in giornate piovose. L’estate la affronteremo bene se saremo uniti». «In questo momento mi trovo in Grecia - conclude - e qui ci sono più o meno le stesse prescrizioni che abbiamo in Italia ma stanno già vaccinando gli under35».

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