Sabato 06 Settembre 2025 | 06:31

«L'uccisione di Mussolini fu legale»

 
«L'uccisione di Mussolini fu legale»

Venerdì 11 Aprile 2008, 18:31

31 Ottobre 2024, 17:57

ROMA - Non ci sarà un processo sull'uccisione di Benito Mussolini, l'uomo che per più di vent'anni tenne l'Italia sotto la dittatura fascista: lo ha deciso la Cassazione che non ha accolto la richiesta di Guido, uno dei nipoti del duce, di riaprire l'inchiesta sugli ultimi momenti di vita del nonno.
Con la decisione della Suprema Corte - Prima sezione penale - è stata scartata l'ipotesi che la morte di Mussolini sia stata commissionata dagli inglesi ai partigiani di Luigi Longo. E che, dunque, si sia trattato dell'omicidio di un Capo di Stato deciso da una nazione straniera e sul quale la prescrizione non è maturata. Anche la Procura di Piazza Cavour, rappresentata da Alfredo Montagna, aveva chiesto che il reclamo del figlio di Vittorio Mussolini fosse dichiarato «inammissibile» e che venisse confermata l'ordinanza di archiviazione del caso disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Como, competente territorialmente, il 1° ottobre del 2007.
Nel Comasco, infatti, furono uccisi il 28 aprile 1945 - dopo essere stati catturati dai partigiani - il duce e la sua amante Claretta Petacci. Ma il tentativo di riapertura delle indagini è stato fatto dal discendente del "capo" del fascismo solo per quanto riguarda la sorte del nonno. A sostenere la necessità di andare avanti con l'inchiesta sono stati gli avvocati Carlo Morganti e Luciano Randazzo.
Nonostante l'udienza si sia svolta a porte chiuse senza la partecipazione diretta dei difensori e del Pg che hanno parlato solo con gli atti scritti - come sempre avviene quando la trattazione riguarda solo aspetti procedurali - l'avvocato Morganti (un garbatissimo e mite ma lucido ottantenne) è venuto stamani in Cassazione indossando la toga, come se dovesse parlare innanzi ai supremi giudici. Già prima della decisione, Morganti ha tenuto a dire che anche in caso di "sconfitta" davanti agli "ermellin" «in un futuro, qualora emergessero prove nuove, potremo sempre tornare a chiedere un supplemento di indagini».
Adesso i supremi giudici hanno trenta giorni di tempo per depositare le motivazioni del verdetto che pone fine al tentativo di riscrivere la storia e di portare sul banco degli imputati i partigiani ancora in vita e coinvolti nella fine di Mussolini. Si dilegua così anche il rischio che rogatorie - della magistratura italiana dirette a Downing Street - creino crisi diplomatiche.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)