È iniziata la tornata elettorale. Oggi, domenica 8 giugno e domani, lunedì 9 giugno, si vota al turno di ballottaggio delle elezioni amministrative. Sono chiamate alle urne tutte le città con più di 15mila abitanti in cui, al primo turno del 25 e 26 maggio, nessun candidato ha raggiunto la soglia del 50%+1 dei voti necessari a essere eletto sindaco. Le urne saranno aperte dalle 7 alle 23 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì. Il voto si terrà insieme alla consultazione referendaria, che coinvolge invece tutta Italia, sui temi del lavoro e della cittadinanza. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Alle ore 12.00, l'affluenza per il referendum in Puglia è ferma al 6,20%. In Italia al 7%. Di contro, il primo vero weekend d'estate registra già il tutto esaurito sulle spiagge pugliesi.
Il ballottaggio a Taranto
L’altro capoluogo di provincia chiamato al voto nel ballottaggio dell’8 e 9 giugno è Taranto. La sfida sarà tra Piero Bitetti, espressione del movimento civico Con di Michele Emiliano e sostenuto dagli altri partiti di centrosinistra, e Francesco Tacente (26,14%) che ha guidato una coalizione formata da movimenti civici, alcuni con candidati vicini all'ex sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, e sostenuto anche da Udc e Lega (senza il proprio simbolo ma che ha presentato la lista 'Prima Taranto'). Bitetti al primo turno ha ottenuto il 37,39% senza poter contare sul sostegno del Movimento Cinque Stelle che ha candidato come sindaco la giornalista Annagrazia Angolano e che ha raggiunto il 10,9%.
Il ballottaggio a Matera
Il primo dei due capoluoghi di provincia dove gli elettori sono chiamati a votare al ballottaggio dell’8 e 9 giugno è Matera. Il candidato di centrosinistra Roberto Cifarelli ha infatti raccolto il 43,5% dei voti al primo turno, mentre in seconda posizione si è classificato lo sfidante di centrodestra Antonio Nicoletti che ha ottenuto il 37% dei consensi. In ogni caso le liste a sostegno di Cifarelli hanno ottenuto il 52,4% dei voti, che garantisce la maggioranza dei seggi nel Consiglio comunale anche in caso di vittoria di Nicoletti. Nel caso a prevalere fosse quest’ultimo, dunque, si profilerebbe una situazione da ‘anatra zoppa’, con il sindaco di una fazione diversa dalla maggioranza del Consiglio.
Gli altri comuni al voto
Al primo turno erano in totale 32 i comuni al voto con più di 15mila abitanti. Tredici di questi sono chiamati al ballottaggio dell’8 e 9 giugno. Di questi alcuni hanno oltre 30mila abitanti: oltre ai capoluoghi di provincia Matera e Taranto, si tornerà a votare anche a Cernusco sul Naviglio, Saronno, Lamezia Terme e Massafra. Curioso infine il caso del piccolo comune di Bisegna, in provincia de L’Aquila: con soli 216 abitanti e ben 25 liste, si va al ballottaggio perché due candidati hanno ottenuto lo stesso numero di voti. Tra i comuni pugliesi al ballottaggio anche Orta Nova e Triggiano.
Come si vota per il ballottaggio
Per il ballottaggio ogni elettore riceverà una scheda con il nome e il cognome dei due candidati alla carica di sindaco e, sotto, i simboli delle liste collegate. Le liste che supportano i candidati possono essere di più rispetto a quelle del primo turno, dipende dagli eventuali apparentamenti formali con le liste rimaste fuori dal ballottaggio. Per esprimere il proprio voto basta tracciare un segno sul rettangolo in cui c’è scritto il nome del candidato prescelto oppure sul simbolo di una lista a cui è collegato. Non è previsto il voto disgiunto: la scelta, infatti, è solo tra i due candidati sindaco e non sulle liste come al primo turno. Se si barra il nome di un candidato sindaco e la lista che sostiene lo sfidante, il voto è nullo.
INFO UTILI SUL REFERENDUM
L’ordinamento giuridico italiano prevede tre principali tipologie di referendum: abrogativo, confermativo e consultivo. Ognuna di queste ha caratteristiche specifiche in termini di procedura, ambito di applicazione e effetti giuridici. L’articolo 75 della Costituzione disciplina l’istituto referendario abrogativo.
Dal 1946 ad oggi gli italiani sono stati chiamati a votare per questo tipo di referendum 67 volte. Nel quesito si chiede l’abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto, come un decreto legge o un decreto legislativo. Per essere indetto è necessaria la raccolta di almeno 500.000 firme o la richiesta di cinque consigli regionali. Perché sia valido, deve partecipare alla votazione almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto (quorum) e la proposta deve essere approvata dalla maggioranza dei voti validi espressi. Non è ammesso per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Dal 1974 al 2022 il quorum è stato raggiunto in 39 occasioni, mentre in 28 non è stata superato.
Il referendum confermativo, invece, è previsto per le leggi di revisione costituzionale approvate dal Parlamento con una maggioranza inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna Camera. In questo caso, un quinto dei membri di una Camera, 500.000 elettori o cinque consigli regionali possono richiedere il referendum. A differenza del referendum abrogativo, non è previsto un quorum: la legge è approvata se la maggioranza dei voti validi espressi è favorevole. Questo tipo di referendum è stato utilizzato, ad esempio, per confermare la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 e per respingere la riforma costituzionale proposta nel 2006. Infine,il referendum di tipo consultivo. A differenza degli altri due tipi, il risultato di un referendum consultivo non è vincolante. In Italia è stato indetto, ad oggi, in una sola occasione: nel 1989 il corpo elettorale venne chiamato ad esprimere un voto sul conferimento o meno di un ipotetico mandato costituente al Parlamento europeo, i cui rappresentanti italiani venivano eletti contestualmente. Il Sì vinse con l’88,3%.