BARI - È dal 1997 che si parla di separazione delle carriere nell’ambito della riforma della giustizia, per scindere la figura del magistrato da quella del giudice e, negli anni a seguire, molte altre riforme sono state proposte «ma mai nessuna ha varcato la soglia delle nostre Camere» ha spiegato Marilena Colamussi, docente di Diritto processuale penale, introducendo i lavori del convegno «Riforma della Giustizia: la separazione delle carriere e l’imparzialità del giudice» tenuto ieri nell’Università di Bari.
In apertura, il direttore del dipartimento di Giurisprudenza Andrea Lovato ha sottolineato l’importanza del ruolo del giudice come autorità imparziale che deve dirimere le controversie, mentre Guglielmo Starace, consigliere dell’Ordine degli Avvocati, ha definito il convegno «un’iniziativa per parlare dei diritti dei cittadini». A moderare, Domenico Costantino, docente di Diritto di famiglia, che ha ribadito come il tema dell’imparzialità del giudice «tocchi tutti da vicino».
Il dibattito, organizzato dall’associazione «Studenti per Giurisprudenza», è stato animato dalle analisi del viceministro alla Giustizia, il senatore Francesco Paolo Sisto, e dal segretario generale dell’Associazione nazionale Magistrati, Salvatore Casciaro. «Non un ring – ha spiegato Casciaro – ma un dialogo sulla giurisdizione, perché qualsiasi riforma è frutto del dialogo». I magistrati, da tempo, hanno infatti assunto una posizione critica nei confronti della separazione delle carriere. Casciaro ha ribadito la necessità di abbattere i tempi della giustizia, considerata una vera e propria emergenza tanto che, nell’ambito del Pnrr, è arrivata addirittura una esplicita richiesta dall’Europa per un piano di riforme in questo senso che preveda, entro il 2026, la riduzione dei processi arretrati nel settore civile del 90% e un abbattimento complessivo della durata dei processi del 40% «e, in questo senso – ha aggiunto – nel penale siamo ben avviati». Un tema, quello della separazione delle carriere, di estrema attualità, che anche Casciaro ha ricordato essere in discussione da più di vent’anni «perché, nella nostra Costituzione – ha rilevato – noi abbiamo l’unicità delle carriere».
Le conclusioni sono state affidate al viceministro Sisto che ha spiegato come «il giudice debba essere terzo e imparziale, è scritto nella Costituzione». «Tutti gli altri magistrati – ha aggiunto – sono autonomi e indipendenti. La separazione è già nella Carta costituzionale. Noi abbiamo l’obbligo, perché abbiamo assunto un impegno con gli elettori, di portare a termine questa riforma. Ci vorrà tempo perché è completa, complessa e articolata, ma noi siamo molto determinati e riteniamo che sia il presupposto per poter consentire al cittadino di avere una giustizia più giusta».
Rispondendo a Casciaro ovvero all’opposizione dei magistrati alla separazione delle carriere, Sisto ha ricordato che «non tutti i magistrati sono contrari, ci sono delle resistenze, dovute più che altro a un’abitudine vintage a un certo contesto operativo, però il cittadino vale più di tutti noi. Le riforme non si scrivono per i sacerdoti ma per i fedeli, il cittadino ha diritto di percepire una giustizia in cui il giudice, terzo e imparziale, ha la stessa distanza fra il pubblico ministero e l’avvocato». Per Sisto «questo è un principio che va tutelato nell’interesse di quello che il cittadino deve riacquistare ovvero la fiducia nella giustizia».
Sisto ha poi ribadito che «la riforma sul premierato ovviamente va di pari passo con quella della separazione delle carriere, è chiaro che non si può proporre un solo referendum con due quesiti diversi, perché confonderebbe i cittadini, vanno proposti due referendum a distanza, ma questo non significa e non deve significare che la riforma delle separazione delle carriere non si farà, si farà quasi contestualmente a quella sul premierato ma sarà ovviamente un referendum diverso e sfalsato nel tempo».