La Sputacchina, oltre che vettore di malattie e batteri come la Xylella fastidiosa che ha decimato gli uliveti di Puglia, è l’insetto che mangia più tipi di piante al mondo (è polifago). La bestiolina attacca ben 1.311 specie di vegetali appartenenti a 117 famiglie diverse, più del doppio di qualsiasi altro insetto. Lo sostiene uno studio da poco pubblicata su «Plos One», la rivista scientifica edita dalla Public Library of Science di San Francisco. Lo firmano l’entomologo Vinton Thompson (ricercatore associato del Museo americano di Storia naturale), e l’ecologa Claire Harkin con Alan JA Stewart dell’Università del Sussex. Le sputacchine hanno «brillantemente» risolto il problema dei cambiamenti climatici: le larve non temono il caldo perché stanno rannicchiate in una schiumetta protettiva a base di quella che potremmo chiamare la loro urina. Inoltre, mangiano il “sangue” delle piante (lo xilema) che è simile in molte specie diverse e, secondo gli scienziati, anche questo è uno dei punti di forza dell’animaletto, poiché ha una “dispensa” praticamente infinita a disposizione, al contrario degli altri insetti che si nutrono di un tipo di “sangue” più raffinato, il floema.
Ecco perché il batterio che trasportano non ha devastato soltanto gli uliveti pugliesi ma anche le viti in California, gli agrumi in Sud America, i mandorli in Spagna. Questa arma di distruzione del verde, a giudizio degli esperti può prosperare in molti climi geografici diversi, dalle Hawaii (dove seminò distruzione negli anni Quaranta) fino appena a sud del circolo polare artico. E, come detto, mangia praticamente ogni vegetale, ad eccezione di ciò che cresce sott’acqua. Le Asteraceae (222 piantine tra cui la margherite e calendula) e le Rosaceae (110) insieme rappresentano il 25% di tutte le specie ospiti. Le Fabaceae o leguminose (76) e le Poaceae o graminacee (73), sono quasi a pari merito al terzo e quarto posto e queste quattro famiglie, insieme alle erbe odorose Lamiaceae (62), alla famiglia delle Apiaceae cui appartengono finocchio, prezzemolo, sedano, salvia (50), alla famiglia delle Brassicaceae cui appartengono broccoli e cavoli (43) e Caprifoliaceae (34), comprendono circa la metà di tutte le specie ospiti. La loro dieta preferita è rappresentata da piantine da fiore (dicotiledoni erbacee) ma sono di bocca buona e non disdegnano felci, erbe, arbusti e, come ben sanno i pugliesi, alberi.
Molti dei dati di questo studio provengono dal britannico Brigit, un consorzio di 12 organizzazioni che si occupano di entomologia, patologia vegetale, ecologia, epidemiologia, genomica, biologia molecolare e scienze sociali. C’è da dire che la Sputacchina nel Regno Unito non si è ancora diffusa e ne hanno, con buona ragione, molta paura. Ecco perché Brigit ha deciso di proteggere l’Isola chiedendo a tutti i cittadini di sua Maestà di segnalare non soltanto ogni eventuale avvistamento di schiumetta, ma anche l’avvizzimento inspiegato di piante.
Martedì, commentando questa ricerca sulla rivista «Science», Claudia Castro, patologa vegetale presso il Plant Gene Expression Center del Servizio di ricerca agricola degli Stati Uniti, ha detto: «Ci insegna che la diffusione della Xylella in tutta Europa potrebbe avvenire più velocemente di quanto inizialmente creduto». E, a dieci anni esatti dalla scoperta del contagio in Puglia, non è proprio una buona notizia.