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Cascella ricorda Napolitano: «Vi racconto il mio maestro di vita e di politica»

 
Giuseppe Dimiccoli

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Giuseppe Dimiccoli

Cascella ricorda Napolitano: «Vi racconto il mio maestro di vita e di politica»

Dal ministero dell’Interno al Quirinale, l’ex sindaco di Barletta è stato la sua ombra

Domenica 24 Settembre 2023, 12:47

BARLETTA - «È stato un maestro di politica e di abnegazione nei confronti delle istituzioni, ma soprattutto di umanità». Pasquale Cascella è provato. È intimamente sofferente nel ricordare il «suo» Giorgio Napolitano. Del resto, per molti anni è stato la sua ombra. Alla Camera, al Ministero degli Interni e poi alla Presidenza della Repubblica, dove è stato consigliere per la Comunicazione e direttore dell'Ufficio Stampa del Quirinale. L'ex sindaco di Barletta (dal 2013 al 2018) ci affida i suoi ricordi.

Un servitore dello Stato, innanzitutto.

«Senza ombra di dubbio. Sempre vicino al mondo del lavoro. Era in visita a Bari e stravolgendo il protocollo venne a Barletta a fare visita ai familiari delle cinque lavoratrici morte nel crollo di via Roma, nel l 2011. Precisò che sebbene non si fosse trattato di un incidente sul lavoro ma durante il lavoro la sua vicinanza era d'obbligo, alla luce del fatto che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro».

Cosa l’ha colpita di più nell’esercizio dei suoi numerosi incarichi istituzionali?

«Il suo rigore personale. In tutto e per tutto. Lo richiedeva a se stesso e a noi in ogni circostanza. Capiva, molto bene, anche i momenti difficili che vivevamo. Era molto empatico».

Lo ha seguito ovunque: un ricordo su tutti?

«Accompagnarlo è stato un privilegio. Era attentissimo alle socialdemocrazie nordiche, ad esempio. Citerei anche il rapporto che aveva instaurato con Henry Kissinger. Prima gli fu negato il visto ma poi, grazie al suo valore, fu definito da Kissinger come il “comunista preferito”».

Capitolo Ministro degli Interni.

«Il presidente si misurò con il fenomeno dell'immigrazione di massa. La sua azione fu di forte contrasto contro gli scafisti e mai contro gli immigrati, come ha anche ricordato Livia Turco».

Come prese la sua candidatusa a sindaco?

«Sebbene avessi dato la mia disponibilità alla candidatura, mentre stava per diventare Presidente per la seconda volta mi disse di fare quello che ritenevo più importante per la collettività. Mantenni la parola con i barlettani. Aprimmo le celebrazioni del 70esimo anniversario della Resistenza al Quirinale con una delegazione comunale. Credeva fermamente nei valori della resistenza e dell'antifascismo».

Con uno sguardo all’Unione europea.

«Aveva sulla sua scrivania la fotografia di Altiero Spinelli. La sua prima visita da presidente la volle fare proprio sull'isola di Ventotene per rilanciare i valori europei. Al parlamento europeo da presidente della commissione affari costituzionali profuse un impegno incredibile. Spinelli e Amendola erano i suoi punti di riferimento».

Che rapporto aveva con i giornalisti?

«Gli piaceva spiegare le cose e credeva nella funzione del giornalismo. Durante un discorso di fine anno avemmo un problema con le luci che risolvemmo. Scriveva tutto a penna e cronometravamo i tempi per non sforare».

E con la moglie?

«Vivevano praticamente  in simbiosi. Una delle poche volte in cui lo vidi davvero preoccupato fu quando la signora Clio ebbe un incidente attraversando la strada sulle strisce pedonali nei pressi del Quirinale».

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