Cosa hanno in comune i pittoreschi centri pugliesi di Alberobello, Alberona, Bovino, Cisternino, Locorotondo, Maruggio, Monte Sant’Angelo, Otranto, Pietramontecorvino, Presicce, Roseto Valfortore, San Michele di Bari, Specchia, Vico del Gargano e quelli lucani di Acerenza, Castelmezzano, Guardia Perticara, Irsina, Miglionico, Pietrapertosa, Venosa e Viggianello?
Tutti e 22 fanno parte dei 345 «borghi più belli d'Italia», una lunga schiera di piccoli centri abitati certificati dalla Soprintendenza delle Belle Arti come patrimonio architettonico e naturale e caratterizzati da panorami mozzafiato, vetuste tradizioni rimaste intatte, prodotti enogastronomici e produzioni a km zero, ambienti naturali incontaminati, ritmi di vita meno stressanti.
Dal Gargano sino al basso Salento così come in tutto il territorio lucano, rappresentano una delle cose più richieste dagli stranieri quando arrivano in Italia: i borghi, scrigni di bellezza e natura, storia e cultura. Unici anche per la diversità territoriale, a pochi chilometri di distanza uno dall’altro. Unici anche per le possibilità che offrono per andarci a vivere, con ottimi incentivi per sostenere il loro ripopolamento. E non è un caso che a marzo del 2001 nasceva l’associazione de «I Borghi più belli d’Italia» (su impulso della Consulta del turismo dell’Associazione nazionale dei comuni italiani), presieduta da Fiorello Primi. Un’associazione sorta dall’esigenza di valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti.
Sono infatti centinaia i piccoli «borghi d’Italia» che rischiano lo spopolamento ed il conseguente degrado a causa di una situazione di marginalità rispetto agli interessi economici che gravitano intorno al movimento turistico e commerciale.
«Per questo la nostra Associazione - spiega il presidente Primi - che non è stata creata per effettuare una mera operazione di promozione turistica integrata, si prefigge di garantire attraverso la tutela, il recupero e la valorizzazione, il mantenimento di un patrimonio di monumenti e di memorie che altrimenti andrebbe irrimediabilmente perduto».
«Non proponiamo dei “paradisi in Terra” - aggiunge ma vogliamo che le sempre più numerose persone che ritornano a vivere nei piccoli centri storici ed i visitatori che sono interessati a conoscerli possano trovare quelle atmosfere, quegli odori e quei sapori che fanno diventare “la tipicità” un modello di vita che vale la pena di “gustare” con tutti i sensi».
L’associazione ha fatto passi da gigante nel miglioramento della qualità della vita dei residenti, nei sistemi di ospitalità e accoglienza, valorizzando aree interne e territori che altrimenti avrebbero avuto difficoltà a promuoversi e farsi conoscere.
E, proprio per rivalutare ulteriormente questi piccoli «paradisi» italici, viene organizzato anche un concorso «Borgo dei Borghi», programma di Rai3 condotto da Camila Raznovich che guida il pubblico alla scoperta delle piccole perle del nostro Paese. Quest’anno è Ronciglione, in provincia di Viterbo, il vincitore della decima edizione ma, al quarto posto c’è anche la splendida Castro nel Leccese.
Per essere ammesso all’associazione de «I Borghi Più Belli d’Italia» e utilizzare il marchio di cui questo è proprietario, ogni Comune deve soddisfare alcuni criteri indicati come requisiti essenziali nella «Carta di Qualità» e nel «Regolamento»: per esempio ogni Comune deve avere una popolazione che, nel borgo antico del Comune o nella frazione indicata, non superi i duemila abitanti. Nel Comune, inoltre, non si possono superare i 15mila abitanti. Il «borgo» deve anche possedere un patrimonio architettonico o naturale certificato da documenti in possesso del Comune dalla Sovrintendenza delle Belle Arti. Gli edifici storici devono prevalere sull'insieme della massa costruita e dar luogo ad un complesso esteticamente omogeneo. E, come se non bastasse, ogni aspirante «borgo più bello d’Italia» deve manifestare, attraverso fatti concreti, una volontà e una politica di valorizzazione, sviluppo, promozione e animazione del proprio patrimonio.
Oltre che strizzare l’occhio ai turisti stranieri sempre più attratti da questi pittoreschi scorci della nostra Italia, «I borghi più belli d’Italia» guardano ora anche all’Europa e ripartono dai territori. È questa la sfida dei prossimi anni sul tavolo di Regioni e Comuni che avranno a disposizione svariati miliardi di euro per Investimenti Territoriali Integrati (Iti), mirati su cultura, turismo, sostenibilità, trasformazione energetica e digitalizzazione. L’obiettivo è un’Europa 4.0 intelligente, sostenibile e inclusiva.
«La sfida per i piccoli borghi - spiega Natale Di Giovanna, direttore commerciale di “Municipia”, società del gruppo Engineering che si occupa di affiancare le città in questo percorso - è intercettare i fondi per realizzare progetti che costruiscano valore per i territori, superando la logica del campanile».