Il tema

«Siamo nell’era della flessibilità»: Emanuela Megli e il blog sul sito della «Gazzetta» su lavoro e famiglia

Enrica Simonetti

Le nostre angosce quotidiane e i consigli per superarle

Un grande e acuto uomo di teatro e letteratura come George Bernard Shaw disse un giorno che il miglior servizio sociale che un individuo può rendere al Paese è quello di formarsi una famiglia. Con tutte le amenità e con tutti i sacrifici che questo comporta. Lo sa bene chi in questi tempi non facili è alle prese con le relazioni, l'educazione, la crescita, il lavoro e i tanti muri quotidiani da scavalcare con destrezza. Da un po’ di tempo, Emanuela Megli - imprenditrice e scrittrice, esperta di percorsi formativi e familiari, oltre che fondatrice di «M74Solution srl», una società di consulenza manageriale che si occupa di innovazione ma anche di welfare aziendale – sta scrivendo articoli sul nostro sito nel suo blog dal titolo Agil@mente, dedicato al saper vivere.

Il riscontro è importante e questo spiega quanto sia diffusa nel nostro mondo la necessità dell'ascolto, del dialogo sereno, della voglia di sapersi muovere in ambiti fondamentali come la famiglia, la scuola, il lavoro. Noi, sempre più sull'orlo di una crisi di nervi, ondeggianti tra folla e solitudini, tra eccitazione e angosce, tra lavoro smart o assente o totalizzante. «Ricevo tante richieste di consigli e questa sfida della scrittura online mi mette in comunicazione con persone di ogni età che spesso hanno tanta voglia di disvelarsi», dice Emanuela Megli, che tra l'altro ha recentemente scritto un libro dal titolo Suoni familiari, edito da Giuseppe Laterza, in cui percorre storie di relazioni affettive, alla ricerca della bellezza nella vita di coppia e non solo. Il volume sarà presentato a Bari mercoledì 25 gennaio in un incontro promosso dall’Ande (ore 17, Casa delle Donne del Mediterraneo, piazzetta S. Antonio 5, introduce Donatella Campagna).

La scrittura online e la sua professione: come considera l'approccio al blog?

«La nostra personalità influenza le sfere della nostra vita e i nostri ruoli, come tra vasi comunicanti e per questo il mio lavoro di imprenditrice, formatrice e coach certificata influenza i contenuti trasmessi nel blog sulle relazioni affettive e professionali, il modo in cui comunichiamo con noi stessi e con gli altri, l’equilibrio di vita tra famiglia e lavoro, il cambiamento del lavoro e delle competenze professionali necessarie. Peraltro, molta diffusione di contenuti avviene attraverso i miei libri definiti saggi-romanzi, in cui condenso e semplifico in storie, spesso reali, le radici che sono alla base del “vivere bene” e del ben-essere”».

Sta ricevendo riscontri, domande, curiosità?

«Sì, molti riscontri positivi. Per me il confine tra amicizia, followers e clienti è molto sottile e per questo sono in tanti a seguirmi e a sostenermi, o con un like o un cuoricino sui vari social, o con la richiesta di consigli e che possono trasformarsi in corsi o incontri one to one per professionisti e imprenditori o insegnanti e studenti alla ricerca di quel “trucco” personale che li sprona a fare meglio e a disvelare sé stessi al mondo, con un particolare contributo. Oggi nessuno ha più tempo e per questo leggere una frase o un’immagine tratta dal blog è un modo veloce per fermarsi e formarsi con pillole “agili”, recuperare entusiasmo e aprire la mente su domande complesse».

«Saper vivere» è lo slogan del suo blog. Secondo lei cosa manca per il buon vivere?

«Oggi ci vengono proposte tante possibilità per essere felici, eppure spesso non lo siamo davvero perché tali promesse non sono reali ma sottoprodotti della società del consumo. Questo accade perché esiste un bene per ciascuno di noi che ha a che fare con il comprendere cosa ci fa bene e ci fa stare bene e di conseguenza saper costruire relazioni positive con gli altri in ogni aspetto della vita. Non solo, dunque, vivere da protagonisti attivi e responsabili del proprio tempo di vita ma anche del proprio ben-essere, sapendo gestire bene la propria libertà di “essere e fare” in armonia tra i bisogni, i desideri, i valori e le attività quotidiane. Questo dà un senso profondo all’esistenza e orienta ciascuno verso l’evoluzione personale e collettiva. Una crescita fuori dai banchi di scuola».

Le sfide del lavoro e quelle genitoriali sono i campi in cui s'incontrano maggiori difficoltà?

«Gli ostacoli maggiori sono rappresentati dalla difficoltà di comprendere i cambiamenti sociali e culturali, anche detti paradigmi, come quello, ad esempio, delle relazioni e della comunicazione che attraversa una profonda trasformazione in tutti gli aspetti della vita, pubblico professionale e privato famigliare: dall’approccio autoritario e patriarcale a quello autorevole e partecipativo, orientato alla condivisione, in cui accogliere, comprendere e dialogare tra diversità di vedute, di pensiero e approcci. Poiché siamo passati dall’era della stabilità a quella della flessibilità e questa complessità va compresa e gestita con degli strumenti interpretativi e di comportamento. In questa prospettiva, la distanza tra generazioni va riletta come ricchezza, in un mondo che evolve».

Come giudica l'influsso social sulle nostre vite?

«È segno di un bisogno crescente di comunicare e di creare relazioni, che uniscono. Lo scopo dello strumento è buono, nella pratica è necessario saper analizzare gli effetti, che se non conosciuti e gestiti adeguatamente, rischiano di distruggere l’amicizia, la profondità dei rapporti, trasformandoli in una vetrina che serve ad ottenere riconoscimenti e approvazioni, in una spirale senza fine che alimenta l’ego e spegne la purezza e l’autenticità delle persone».

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