Domenica 07 Settembre 2025 | 09:34

«Vino, liquori e birra non sono paragonabili al fumo»

 
Marisa Ingrosso

Reporter:

Marisa Ingrosso

vino

Produttori apulo-lucani contro l’etichetta irlandese che associa il consumo a malattie e tumori

Venerdì 13 Gennaio 2023, 12:53

«Il consumo di alcol provoca malattie del fegato» oppure «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati» o «l’alcol uccide»; il fatto che avvertenze sanitarie simili a queste, cioè simili a quelle che campeggiano sui pacchetti di sigarette, potrebbero comparire sulle bottiglie di vini, liquori e birre in vendita in Irlanda e, potenzialmente, in tutti i Paesi europei, sta levando il sonno agli operatori di Italia, Spagna e Francia e ai migliori produttori di Puglia e Basilicata.
SCIENZA, ECCESSI E INGHIPPI - Tutto nasce per un triplice “incastro”. In punta di scienza il problema è questo: siamo andati sulla Luna, pensiamo di trasferirci su Marte, consumiamo alcolici da millenni ma pare che ancora nessuno riesca a stabilire quanti brindisi fanno bene e quanti fanno male. Come spiega Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto superiore di sanità: «Non è possibile definire una quantità “sicura” di alcol rispetto ad eventuali danni alla salute».
Poi c’è il problema dell’alcolismo che è tema serissimo in ogni dove ma che, specie in Paesi del Nord Europa, ha caratteristiche di piaga sociale. E - si fa notare - guarda caso sono proprio Paesi in cui alcune produzioni, come quelle di vini, sfiorano lo zero, mentre nel nostro Paese il settore è una “fabbrica diffusa” che vale 14 miliardi all’anno e dà lavoro a 1,3 milioni di persone e la Puglia è uno dei maggiori produttori: dopo la disgrazia pandemica, le esportazioni di vini pugliesi nei primi sei mesi del 2022 valevano 178,9 milioni di euro (dati Ismea).
Oltre a tutto ciò c’è l’inghippo normativo che ha “casa” a Bruxelles. È lì, infatti, che è stata notificata da Dublino la nuova legge irlandese. Era giugno e il periodo di moratoria è scaduto a fine dicembre 2022 senza che la Commissione europea battesse un colpo. Un silenzio assenso che ha sdoganato la possibilità per le autorità nazionali di adottare questa etichettatura.

«DISINFORMAZIONE E ALLARMISMO» - «Siamo amareggiati da queste avvertenze di disinformazione e allarmismo», dice Novella Pastorelli, presidente Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria che aggiunge: «Ci siamo sempre battuti con fermezza nel sostenere che vi è una differenza sostanziale tra uso ed abuso di alcol e quindi tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche. Non è dunque il consumo in sé a costituire fattore di rischio per il cancro ma è l’abuso dello stesso, cosi come l’abuso di qualsiasi altro alimento, che provoca conseguenze altamente nocive per l’organismo».
Adriano Sicuro, direttore commerciale estero di Cantine due Palme, spiega che la loro «attività sul mercato irlandese si è sviluppata in parallelo con quella in Gran Bretagna sin dagli anni Novanta» e che «è un mercato abbastanza dinamico». Nonostante si stia parlando della «prima cantina pugliese per fatturato», anche il loro business si sta ancora riprendendo dagli effetti di Sars-Cov2. «All’estero - spiega Sicuro - siamo presenti quasi prevalentemente come Horeca (hotellerie-restaurant-café e/o catering; ndr) mentre in Italia siamo anche nella Gdo (grande distribuzione organizzata; ndr). La pandemia ha cambiato le dinamiche di mercato, con un aumento ponderale della vendita Gdo e con un 50-55% del fatturato che ora sviluppiamo in Italia e il 40-45 all’estero. La situazione sta, gradualmente, rientrando ma si consideri, per esempio, cosa è accaduto in Cina. Con la ristorazione che è stata chiusa da febbraio scorso ad agosto e con i lockdown severi che hanno avuto, molte strutture hanno chiuso. È un commercio che si sta riprendendo adesso».
E ora arriva questa novità dell’etichetta che può associare il vino al cancro. «Capisco che in questi Paesi del Nord Europa possano voler incidere sul problema del consumo smodato - dice Sicuro - ma non sono queste iniziative che dissuadono il consumatore dagli eccessi. Noi siamo contrari all’applicazione di questa normativa, non è una soluzione giusta a una problematica sociale».
Francesco Vena, ceo di Lucano 1894, fa proprio il comunicato di Federvini in cui si parla di «un sistema unilaterale che spacca il mercato unico europeo, una modalità discriminatoria perché non distingue tra abuso e consumo e criminalizza prodotti della nostra civiltà mediterranea senza apportare misurabili ed effettivi benefici nella lotta contro il consumo irresponsabile». «È un attacco diretto alle produzioni alcoliche italiane. È qualcosa di assurdo perché l’Irlanda vuole celare questo attacco sotto l’aspetto salutistico ma, di fatto, poi può essere l’inizio di un effetto domino che può vedere aggregarsi altri Paesi», commenta Maurizio Zecca, patron di Birrasalento. Dalle sue parole stillano l’orgoglio e la consapevolezza dei mastri birrai locali che, soprattutto negli ultimi 10 anni, hanno prodotto birre eccelse, anche da meditazione, che stanno avendo successo anche nei Paesi tradizionalmente produttori come il Belgio e la stessa Irlanda. Anzi, chissà, avanza Zecca, forse stanno avendo “troppo” successo ed ecco che arriva questa etichetta che diventa «un colpo nei denti del consumatore».

POLITICA IN CAMPO - Tutti auspicano che la Politica si attivi per evitare il peggio. Ieri ha garantito il proprio impegno il deputato barese della Lega Davide Bellomo che ha anche ricordato come il settore sa «un autentico motore dell’economia del territorio, da valorizzare e promuovere anche attraverso iniziative come quelle “strade del vino” previste da una mia proposta legislativa, approvata pochi mesi fa all’unanimità nel Consiglio regionale pugliese».
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha bollato come «assurda» la decisione irlandese «di introdurre un’etichetta per tutte le bevande alcoliche, incluso il vino italiano. Nonostante la contrarietà del Pe» e annuncia via Twitter che chiederà «l’intervento della Commissione Ue sul Wto». Sempre ieri è intervenuto anche il ministro Francesco Lollobrigida che, a capo del dicastero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare nel governo Meloni, ha detto che la decisione di consentire l’etichetta sul vino all’Irlanda è «gravissima». «Crediamo - ha aggiunto - che dietro questa scelta un’altra volta si miri non a garantire la salute ma a condizionare i mercati e che la spinta in questo senso viene da nazioni che non producono vino e dove si abusa di superalcolici. Si vuole equiparare il vino ai superalcolici» ma il vino «utilizzato in modo moderato è alimento sano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)