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L’Italia ricicla bene ma inquina di più

 
Nicola Pepe

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Nicola Pepe

L’Italia ricicla bene ma inquina di più

Recupero rifiuti, la più alta media Ue. Ma aumentano i consumi energetici e le rinnovabili vanno «lente»

Venerdì 18 Novembre 2022, 12:01

L'Italia ricicla bene, è sul podio in Europa, ma ridurre ed efficientare il consumo di risorse va ben oltre la cruciale questione della gestione dei rifiuti e della riduzioni delle emissioni inquinanti. Sono cose strettamente correlate ma non sono la stessa cosa.

Cominciamo dalle emissioni. Il 2021 è stato un anno di ripresa delle attività economiche dopo la forte recessione del 2020 causata dalla pandemia. Parallelamente sono di nuovo aumentate le emissioni di gas serra, dopo il consistente calo del 2020, tornando quasi ai livelli pre Covid. Le prime stime globali per il 2021 - come è emerso nel corso degli Stati generale della Green economy a Rimini - segnalano una ripresa delle emissioni da usi energetici (che rappresentano oltre il 60% delle emissioni complessive) di 2,1 miliardi di tonnellate di CO2, un valore persino superiore al calo di 1,9 miliardi tCO2 del 2020. Questo significa che probabilmente il 2021 segnerà un nuovo record mondiale di gas serra. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Ispra, il 2021 il nostro Paese è stato caratterizzato da una minore piovosità rispetto alla media, con molte aree colpite da gravi e prolungate siccità, e da una serie di ondate di calore, con la temperatura record a livello europeo di 48,4°C toccata a Siracusa ad agosto.

Per quanto riguarda il riciclo e l’economia circolare, l’Italia conferma buone performance rispetto all’Ue dove nel 2020, in media in Europa, per ogni kg di risorse consumate sono stati generati 2,1 euro di Pil. L’Italia, invece, per ogni kg di risorsa consumata, ha generato 3,5 euro di Pil (il 60% in più rispetto alla media Ue).

Nell’Ue nel 2020, ultimo anno disponibile, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo è stato pari al 12,8%. In Italia il valore ha raggiunto il 21,6%, secondo solamente a quello della Francia e di circa nove punti percentuali superiore a quello della Germania. Seguono la Spagna e ultima la Polonia. Interessante osservare come per questo specifico indicatore l’Italia si attesti in quarta posizione nel confronto con tutti i 27 Paesi Ue, dietro soltanto a quelli storicamente virtuosi come i Paesi Bassi (30,9%) e il Belgio (23%), oltre che alla Francia. Su 180 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti in Italia, 30 milioni rappresentano quelli «urbani». Di questi, 10,5 milioni di imballaggi sono avviati a riciclo (42,5% carta, 20,7% vetro, 20,8% legno, 12% plastica, 3,7% acciaio e 0,5% alluminio) e 1,5 milioni a recupero energetico.

Tuttavia, come detto, quello energetico resta uno dei nodi principali, visto che lo scorso anno sono cresciuti i livelli finali di energia assorbendo non solo il calo avvenuto in pandemia, ma raggiungendo il livello più alto dal 2012: 114 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio). L’aumento dei consumi ha riguardato tutti i settori, dai trasporti al terziario all’industria e all’agricoltura.

Un tema che spinge sulle fonti rinnovabili che, nel 2021, hanno registrato un consumo di 22,6 milioni di «tep». Dati a conferma di una dinamica del settore del tutto insufficiente, alla luce degli obiettivi da raggiungere al 2030 per rispettare gli impegni climatici: in otto anni la produzione di energie rinnovabili dovrà più che raddoppiare rispetto a oggi.

L’uso termico si conferma la prima tipologia di consumi da fonti rinnovabili, attestandosi nel 2021 a 10,9 Mtep. Nel complesso le «rinnovabili» coprono poco meno del 20% del fabbisogno di calore in Italia. Le bioenergie, trainate dalla biomassa solida che rimane la prima fonte rinnovabile in assoluto nel nostro Paese. Da qui la necessità di non sprecare nulla e colmare quei gap «impiantistici» che ancora oggi differenziano diverse aree del Paese.

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