Inizia una settimana decisiva per completare la squadra di governo con la nomina dei sottosegretari, passaggio che si sovrappone alla delicata scelta dei presidenti delle Commissioni parlamentari (Vigilanza Rai e Copasir andranno alle opposizioni). Domani potrebbe già esserci la fiducia per l’esecutivo a guida Meloni a Montecitorio, dopodomani il passaggio a Palazzo Madama: la linea della premier è quella di chiedere «unità alla Nazione per affrontare la crisi».
Fratelli d’Italia, partito leader della maggioranza, dovrà intanto sostituire i due capigruppo Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani che sono entrati nel governo, mentre per il senatore (eletto in Puglia) Giovanbattista Fazzolari, si profila o la nomina a sottosegretario all’Attuazione del programma o l’incarico con delega ai Servizi segreti.
Quanti saranno nel complesso i posti di sottogoverno? Dovrebbero essere 31, tra sottosegretari e viceministri. La Puglia è già rappresentata da Alfredo Mantovano, magistrato e raffinato intellettuale conservatore, che ricoprirà (è stato nominato ieri) il delicato incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. La coalizione di centrodestra dovrebbe dividere le posizioni così: una decina alla Lega, idem a Fi, il resto a Fdi, con tre poltrone ai centristi (una, quella dell’Economia, dovrebbe andare ad Alessandro Colucci, eletto in un uninominale del Salento). Tra i sottosegretari della Fiamma ci sarà spazio per alcuni esponenti della Generazione Tolkien: Andrea Delmastro potrebbe andare alla Giustizia, il barese Marcello Gemmato al ministero della Salute (in alternativa potrebbe presiedere la Commissione Sanità), andando a riequilibrare la rappresentanza territoriale della destra pugliese nel governo, per ora tutta a «trazione salentina».
Sul fronte Lega ci saranno Freni (Mef), Rixi (Infrastrutture), Durigon (Lavoro), Molteni (Interni), Marrone (Giustizia), Gava (Mite), Borgonzoni (Cultura) e Morelli (Mise), oltre i veneti Bitonci e Ostellari, che compenserebbero lo squilibrio dei ministri, tutti lombardi. Per la Puglia possibile un incarico per il coordinatore regionale del Carroccio Roberto Marti (al Turismo?), mentre il sottosegretario uscente potrebbe essere valorizzato con un incarico in commissione cultura e istruzione.
Il confronto-scontro tra le anime di Forza Italia si misurerà anche con le nuove nomine, divise tra chi è vicino a Licia Ronzulli e chi ad Antonio Tajani. In quota Berlusconi, invece, dovrebbe tornare al ministero della Giustizia (come viceministro) Francesco Paolo Sisto, ma altre indiscrezioni lo vedrebbero invece candidato «forte» per la vicepresidenza del Csm. I forzisti potrebbero indicare Barelli all’Interno, e il pugliese Mauro D’Attis alle Infrastrutture, mentre Battistoni verrà confermato al ministero dell’Agricoltura. Per l’editoria c’è l’opzione dell’uscente, il lucano Giuseppe Moles o del senatore Alberto Barachini. Il senatore barlettano Dario Damiani potrebbe ottenere una presidenza di commissione «pesante» (come la «Bilancio»).
Sullo sfondo c’è, infine, da tenere in conto la necessità di «blindare» la maggioranza parlamentare al Senato: gli eletti a Palazzo Madama nel sottogoverno saranno contingentati per avere sempre i numeri necessari in aula.