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Ignazio e Tatarella, l’antico sodalizio tra politica e armonia

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Ignazio e Tatarella, l’antico sodalizio tra politica e armonia

L’amicizia Tatarella-La Russa quanto è antica? «Ignazio lo conosco da cinquant’anni. La prima volta siamo stati ospiti del padre, il senatore missino Nino La Russa, a Taormina. Allora capimmo che la vera personalità politica era proprio il patriarca. Eravamo giovani e belli»

Venerdì 14 Ottobre 2022, 15:08

«Non rimanere abbarbicato a idee immutabili, ma svilupparle senza tradirle è stato l'impegno non solo mio, ma della mia parte politica in maniera larga. Un insegnamento che a livello personale ho appreso da mio padre, che è stato senatore di questa Repubblica, e a livello politico ho ricevuto da più persone, ma in particolare da un uomo che ha insegnato a me e non solo a me, il valore del dialogo e dell'armonia. Non a caso veniva chiamato “ministro dell'armonia”, il non dimenticato onorevole Pinuccio Tatarella. (Applausi). Non applaudite troppo che Pinuccio si arrabbia»: il resoconto stenografico del discorso di Ignazio La Russa, neopresidente del Senato, non rende in pieno l’emozione con cui il politico siciliano ha omaggiato Giuseppe Tatarella, ideologo della destra di governo, già vicepremier nel 1994, definito da Le Monde «le renard» per il suo intuito creativo. Poco prima aveva porto con riverenza un mazzo di rose alla senatrice a vita Liliana Segre, presidente pro tempore dell’aula, di cui aveva conosciuto il marito Alfredo Paci Belli, candidato nel Msi su posizioni conservatrici.

La Russa è stato amico di Pinuccio, sodale e naturale interprete del tatarellismo, inteso come una visione inclusiva della tradizione del Msi-An nel gioco democratico, costruendo ponti e percorsi per legittimarne lo status di forza governista. La distanza tra Milano, dove viveva La Russa e la Bari di Tatarella, passando per gli incroci parlamentari romani è sempre stata ridottissima, grazie ad una frequentazione che era fondata sulla condivisione di un approccio umano generoso e sulla elaborazione di strategie per «scongelare» i voti missini.

«Ignazio era di casa in Puglia come nella villa di Rosa Marina», ricorda Angiola Filipponio Tatarella, moglie dell’ex vicepremier. «La Russa - spiega - è una bella persona, assolutamente adatta al ruolo prestigioso che ricoprirà, per intelligenza, esperienza e cultura». Poi aggiunge una ulteriore considerazione: «Guidare il Senato richiede una sterminata conoscenza delle Camere e delle liturgie politiche. E dei regolamenti che non sono semplici. Tutti questi elementi il neopresidente li possiede in pieno».

L’amicizia Tatarella-La Russa quanto è antica? «Ignazio lo conosco da cinquant’anni. La prima volta siamo stati ospiti del padre, il senatore missino Nino La Russa, a Taormina. Allora capimmo che la vera personalità politica era proprio il patriarca. Eravamo giovani e belli».

Ai tempi del Msi era frequente, in orari impensabili, incrociare Pinuccio, Ignazio, Maurizio Gasparri e Italo Bocchino in Via Putignani, nel centro murattiano, tra la segreteria politica del leader pugliese e il ristorante «Refugium peccatorum», dove si discuteva di politica e delle riviste della destra (da «Repubblica presidenziale» a «Millennium») degustando una imperdibile «tiella» di patate, riso e cozze.

La connessione sentimentale di La Russa con la Puglia è fortissima: in prima fila al funerale di Tatarella nel 1999 con la bara salutata dalle note festose in jazz del maestro Paolo Lepore, è sempre stato presente nelle campagne elettorali del fratello Salvatore e di Angiola, chiamata affettuosamente «Angioletta» (entrambi sono stati eletti alla Camera). Nel 2013, nel complesso frangente della fuoriuscita dal Pdl con la fondazione di Fdi, La Russa fu eletto alla Camera nel proporzionale proprio in Puglia. Ovvero nella terra del suo maestro, che ora ha commemorato nelle vesti di primo esponente postmissino a ricoprire la seconda carica dello Stato.

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