Nell’anno che stiamo attraversando almeno un paio di antologie hanno offerto saggi di scritture in prosa e in versi di Puglia e Basilicata. Stampate in primavera, mi hanno fatto compagnia questa estate, mostrandomi il livello di creatività delle due regioni e il ventaglio di proposte che i nostri autori offrono.
Daniele Giancane cura una delle due, dedicandola a La poesia delle donne in Puglia, editore Tabula Fati di Chieti. È la prima volta che si prova un’operazione del genere, premette Giancane, ma dal momento che le voci liriche delle poetesse nate in una regione così popolosa sono tante, privilegerà undici di loro, militanti, ovvero nate e residenti nei confini regionali e dunque attente alla promozione culturale del territorio.
Vale la pena ricordare per completezza un’opera sostanziosa compilata nel 2008 da Patrizia Guida, riferita alle Scrittrici di Puglia, in cui si tratteggiavano i Percorsi storiografici femminili dal XVI al XX secolo. Edita da Mario Congedo, l’opera mostrava una conoscenza profonda del tessuto letterario femminile pugliese riferito agli anni che precedono la prima metà del Novecento ma una scarsa indagine sugli ultimi cinquant’anni. Tempi che hanno visto fiorire nugoli di poetesse e scrittrici tra cui Marilena Cataldini, Nadia Cavalera, Claudia Ruggieri, Santa Fizzarotti, Mariateresa Di Lascia e tante altre, qui assenti.
Il criterio di scelta delle poetesse nell’antologia di Giancane è una sorta di manifesto critico del curatore, poeta di lungo corso e intellettuale, ovvero alla capacità dell’uso del linguaggio da parte delle antologizzate, alla fluidità e dunque a una sorta di opposizione all’ermetismo e alla esposizione criptica e all’originalità letteraria.
Una operazione coraggiosa in quanto espone il curatore al facile linciaggio e ne smaschera il crivello critico che da sempre ha accompagnato la sua stessa produzione. Dai tempi lontani del gruppo Interventi Culturali, al più recente aggregato letterario de La Vallisa.
Direi che a fine lettura mi è rimasta la voglia di saperne di più sul tema, nel senso che bisognerebbe a questo punto condurre un lavoro di ricerca tale che crei la mappa più o meno completa delle presenze, ciò che avviò nel 1976 Pasquale Sorrenti nel Repertorio bibliografico degli scrittori pugliesi contemporanei, fermo però ai soli dati anagrafici e bibliografici e che Ettore Catalano provò a far sistemare per linee di appartenenza territoriale e per forme espressive in un convegno sulla letteratura pugliese promosso in anni più recenti a Lecce. Un lavoro che proprio Giancane potrebbe condurre, se ne avesse voglia, o magari con l’aiuto dei suoi collaboratori, dal momento che l’antologia mostra in introduzione un ricco corredo di conoscenze dovuto alla militanza del poeta.
Le donne ospitate in antologia, apparse in larga parte sulla rivista La Vallisa, sono Maria Pia Latorre, forse la più giovane e Grazia Stella Elia, la più anziana. Tra loro si collocano Elena Diomede, Rosalba Fantastico, Teodora Mastrototaro, Monica Messa, Marta Mizzi, Giulia Notarangelo, Giulia Poli Disanto e Mara Venuto. I livelli sono vari come vari i temi cantati, ma con prevalenza di attenzione all’amore e alla malinconia.
Non diversi i temi narrati nell’antologia Amati, misteriosi, maledetti racconti di luoghi, edita da Hermaion di Potenza e curata da Biagio Russo. Poeta e già direttore della Fondazione Sinisgalli di Montemurro, Russo ha progettato questa antologia che pesca nel mondo dei poeti e dei narratori lucani, legando i sentimenti di ognuno a un diverso luogo di una stessa regione , la Basilicata, e dove si registrano non sappiamo perché le assenze inspiegabili di Giuseppe Lupo, Gaetano Cappelli e Mariolina Venezia. Il panorama è di diciassette narratori provenienti da mondi variegati, dall’associazionismo, come la docente Antonella Marinelli, dalla poesia tout court, come Mario Trufelli, decano del giornalismo e maestro della scrittura in versi, già amico di Scotellaro e di Sinisgalli, lo stesso Russo, con Anna Maria Basso, già curatrice del catalogo: Voci di donne lucane, Lorenza Colicigno, che si è accostata alla cultura antropologica lucana con la passione di chi nata lontano da qui (a Pesaro) si è trovata a vivere nel capoluogo potentino e l’attore Antonio Petrocelli, del quale abbiamo presentato in questa rubrica i versi maturi di Peraspina, Perapoma. Formatisi in ambito antropologico e oggi docenti universitari, sono invece Angelo Lucano Larotonda, autore di un corposo dizionario biografico lucano e Giuseppe Melillo, mentre una base filosofica che si riverbera nella sua narrativa ha Antonio Califano. Dalla prosa di genere proviene invece la bravissima Piera Carlomagno, autrice del thriller Nero Lucano e approdata in questi giorni in libreria col romanzo Il taglio freddo della luna edito da Solferino.
Mentre Gianrocco Garramone è narratore e giornalista freelance, Mimmo Sammartino, già presidente dell’Ordine dei giornalisti regionali è uno scrittore poetico e fantasioso che affonda le mani nella cultura magica delle Dolomiti lucane.
Un’antologia bella e variegata nelle tematiche, orchestrata «sul confine tra lo spazio interiore e quello esterno- spiega il curatore in apertura di libro – suggestioni : dolci, amare, dannate». Aggiungerei un libro in cui protagonista è la Basilicata, non solo per gli autori invitati, ma per i luoghi che ognuno tratteggia, descrive, ricorda con affetto.