Per comprendere la crisi tra Pd e mondo civico è necessario rileggerne la storia delle relazioni tra questi due mondi, quello anarchico-localista e quello partitico. Alfonso Pisicchio, già consigliere e assessore regionale, promotore della lista Senso civico, ha rappresentato ininterrottamente il civismo al fianco di Michele Emiliano dal 2004 ad oggi.
Pisicchio, che succede nel centrosinistra?
«Le racconto un aneddoto».
Prego.
«Sono un pioniere del civismo. Finita la Dc mi resi conto dello spaesamento di tanti eletti e del bisogno di difendere il territorio con strumenti diversi dai partiti. Nel 2000 fondai Rinnovamento Puglia, lista con cui sono entrato in Consiglio regionale. Poi sono stato promotore della lista civica nazionale con Riccardo Illy».
Con Michele Emiliano?
«Sono suo alleato dagli albori, da quando si candidò sindaco nel 2004 a Bari».
Ora civici e partiti della coalizione non vanno d’accordo.
«I partiti? C’è solo il Pd, perché il M5S non sappiamo come definirlo. E i grillini non hanno rapporti con i civici. Alcuni movimenti della “coalizione dei pugliesi” sono oggettivamente civici. E altri nascono strumentalmente, nella regione come altrove».
Perché la politica va fuori dai partiti?
«C’è una crescente voglia di autonomia rispetto ai partiti, perché non rappresentano tutto il corpo elettorale. Se i partiti si aprissero alla partecipazione, sarebbero più accoglienti dei movimenti civici a rischio personalismo. Ma al momento la partitocrazia non rappresenta né visioni né un luogo di confronto».
Su cosa si dividono Pd e civiche?
«A pochi mesi dalle politiche non vorrei nascesse una trattativa a danno dei civici, perché qualcuno vuole misurarsi in eventuali prospettive legate alle elezioni. Aggiungo che le civiche non possono essere strumento del Pd, ma alleate in una visione complessiva di centrosinistra, di coalizione. Non esistono civiche che appartengono o meno ad Emiliano, esistono civiche che vedono in Emiliano la sintesi di un progetto. Altrimenti sono sigle utili solo per operazioni elettorali».
Come si superano i contrasti?
«Ci vuole un tavolo non solo sulle amministrative: serve un confronto di idee sul futuro».
Francesco Boccia vorrebbe accordi con civiche in linea con i valori progressisti dei dem.
«Non esistono civiche progressiste. Esistono esponenti politici civici che hanno una storia progressista. Il nodo è avere un progetto di centrosinistra nel quale il mondo civico deve riconoscersi».
C’è la richiesta di espulsione dall’alleanza di Massimiliano Stellato, perché va con le destre a Taranto.
«Molte di queste liste emilianiste non vengono dal progressismo. I livelli locali sfuggono a logiche politiche, contano i rapporti personali. Il tema non è la cacciata di un consigliere regionale, ma cosa vogliamo fare del centrosinistra. Chi ne fa parte? Se l’alleanza vuole depurarsi, come dice Boccia, di alcune scorie, lo dicesse subito, indicando i paletti. E ci vuole l’accordo tra Boccia, Emiliano e il mondo civico. È indispensabile la chiarezza. Chi è il “proprietario” della coalizione? Il Pd non ha la capacità in autonomia di disegnare il perimetro del campo largo».
Tiriamo le somme.
«Il civismo ha fatto vincere a Emiliano tante competizioni. Ora i partiti hanno bisogno di un bagno di umiltà. Si è bloccato il livello della discussione. Inevitabile alla vigilia della tornata del 2023. Il progetto deve rinnovarsi e progredire».
Chi voterà alle politiche?
«Guarderò il sistema elettorale. Sono all’interno del centrosinistra, ma resto per il proporzionale. Guardo a una dimensione moderata. Calenda e Renzi? Mi auguro che vogliano mettersi insieme, oltre gli egoismi. Potrebbero creare una strada interessante da seguire».
Chiudiamo con una battuta?
«Ero nei giovani della Dc con Letta e Franceschini, quest’ultimo direttore della rivista “Nuova politica”. E quindi non avrei difficoltà ad avere un rapporto diretto col Pd. Ma voglio capire una cosa: il Pd cos’è?».