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Massimo Cacciari: «Comanda il Ministero della Verità»

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

Massimo Cacciari: «Comanda il Ministero della Verità»

Parla il filosofo: dal Covid alla guerra tutto si riduce a un assolutismo da dentro o fuori

Venerdì 18 Marzo 2022, 07:30

Professor Massimo Cacciari, filosofo e saggista, in questi giorni in libreria con «Paradiso e naufragio» (Einaudi, 2022), il dibattito sul Covid e quello sulla guerra in Ucraina hanno elementi in comune?

«Premetto che i due fatti non sono commensurabili da nessun punto di vista: umano, politico, tecnico. Non c’è alcun parallelo. E tuttavia sono due grandi crisi davanti alle quali l’opinione pubblica, e i media che la rappresentano, sono portati a radicali e irrazionali semplificazioni».

Abbiamo abolito la complessità?

«Tutto è ridotto a slogan, non c’è riflessione critica. Da una parte e dall’altra. Vale per i no vax e per i vaccinisti, per gli occidentali e per i russi. Il punto è che tutto questo va benissimo in un regime autoritario ma è in contraddizione con lo spirito della democrazia».

L’origine di questo scadimento dov’è?

«È nella paura. La salute è a rischio, le disuguaglianze aumentano e la guerra si avvicina. Non si tratta più del Vietnam, lontanissimo dalle nostre latitudini, o dell’epidemia cinese. È tutto in casa. E quando montano le crisi, la gente va sempre alla ricerca di verità a buon mercato soprattutto se non c’è nessuno a guidare e governare i processi, a cercare di discernere. Al contrario, la politica fa proprio quello che non dovrebbe, inseguendo emergenze e paure».

E siamo tornati al punto di partenza: che tipo di racconto viene fuori?

«Si stabiliscono dei “ministeri della verità”. Questa è la verità sul Covid, questa la verità sul conflitto. Chi non si schiera è fuori».

E allora varrebbe la pena chiedersi se siamo ancora in una democrazia....

«La forma della democrazia come procedura regge ma fino a quando se permane questa situazione geopolitica e si moltiplicano le disuguaglianze al nostro interno?».

L’Occidente continua a rappresentarsi regalando a se stesso una sorta di primato, almeno morale.

«Prendiamo la guerra in Ucraina. Premetto che si tratta di una sciagurata aggressione e che è necessario fare di tutto perché il disastro cessi, la Russia si ritiri e riconosca la sovranità dell’Ucraina...»

...è in arrivo un «ma»...

«...ma c’è un fatterello che i nostri media non ci raccontano e cioè fra i Paesi che non hanno condannato l’aggressione e non hanno imposto sanzioni, oltre a Cina e India, praticamente mezzo mondo, ci sono decine di Paesi africani e anche la Turchia che fa parte della Nato. Quindi è inutile che l’Occidente continui a rappresentarsi come il tutto».

D’accordo, ma i «nostri valori»? Quelli pesano ancora?

«Una identità ha un senso se si pone in maniera dialogica, se cresce nel confronto. Ma il dialogo diventa impossibile se uno ritiene di affermare una verità universale ieri, oggi e domani. Fa la fine delle femministe sceme o dei maschilisti scemi, nonché dei medici scientisti».

Uno dei frutti avvelenati delle pretese di verità occidentali è la «cancel culture», quella che abbatte statue e vuole censurare Dostoevskij. Una «moda» che dai campus americani è arrivata fin qui in Italia...

«È un fenomeno aberrante, la certificazione che la tragedia è diventata una farsa. La logica è appunto quella del ministero della verità: poiché Cristoforo Colombo non era anti-schiavista o non era femminista ne abbatto le statue. E lo stesso vale per Giulio Cesare, Socrate, Aristotele, Dostoevskij o chiunque altro. Niente contestualizzazioni, niente distinzioni. C’è la verità assoluta a prescindere da tempo e luogo».

Ma al netto delle follie, ha senso dire che il fronteggiarsi di Russia e Occidente ha il sapore, se non di una guerra di civiltà, almeno di uno scontro tra valori diversi?

«Mi pare che la Cina sia un regime autoritario anche peggio della Russia. Qui non si tratta di affrontare l’Impero russo, di disinnescare un’anomalia, qui si tratta di metà del globo in cui non esiste alcuna forma di democrazia come noi la intendiamo. È chiaro che questo è uno scontro di valori. Ma, anche qui, qualche cosa andrebbe detta».

Ad esempio?

«Ad esempio che i difensori dei nostri valori, qualche anno fa, hanno fatto una guerra in Iraq, invadendo uno stato sovrano e membro dell’Onu, in base a una pura menzogna. Puoi sbandierare i tuoi valori ma poi devi fare autocritica ogni volta che li tradisci. O ad esempio affermando che quelli dall’Ucraina sono veri profughi, magari perché hanno il mio stesso colore e la mia stessa cultura, mentre quelli che venivano con i barconi non lo erano. Siamo sempre lì. Manchiamo di umanità e di solidarietà. E questo dovrebbe farci rabbrividire».

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