Le sanzioni contro la Russia passano anche dagli Atenei (pugliesi): il ministro dell’Università Maria Cristina Messa ha dato indicazione di mappare e sospendere le collaborazioni con enti di ricerca della Federazione guidata da Vladimir Putin. La visione è spiegata con chiarezza dalla Messa che invita i rettori «a sospendere ogni attività volta all’attivazione di nuovi programmi di doppio titolo o titolo congiunto», e poi spiega l’obiettivo del provvedimento: dovranno essere sospesi «quei progetti di ricerca in corso con istituzioni della Russia e della Bielorussia che comportino trasferimenti di beni o tecnologie dual use o siano altrimenti compiti dalle sanzioni Ue». Nessuna censura allo studio di Fedor Dostoevskij, dunque, ma un congelamento preciso del trasferimento di conoscenze tecnologiche verso Mosca, anche per il possibile utilizzo in altri ambiti di alcune informazioni, a partire dal settore militare.
Spiega Stefano Bronzini, rettore dell’Università di Bari: «Per la sicurezza si blocca la mobilità studentesca. La formazione degli studenti non è in discussione: in un contesto così emergenziale si preferisce favorire la didattica a distanza, per gli italiani che dovevano essere in Russia e viceversa per i russi nel nostro paese». «Non si possono attivare nuove collaborazioni e bisogna congelare le attuali, soprattutto quelle riguardanti il trasferimento tecnologico. In attesa di tempi più sereni», aggiunge. L’ultima considerazione del rettore barese: «Abbiamo cinquanta studenti tra russi e ucraini. È stata mia premura rassicurarli: sono cittadini del mondo e le scelte dei governi non devono generare barriere nel mondo della formazione. Noi lavoreremo sempre per accrescere la conoscenza e i valori della pace tra le nuove generazioni».
Il rettore della Lum «Giuseppe De Gennaro» di Bari, Antonello Garzoni, riflette sulla nuova guerra fredda che divide ora anche la scienza: «L’Università non rimane neutrale e, con grande coraggio, adotta una posizione forte di sostegno alla comunità ucraina, in primo luogo, e di presa di distanze dalla Russia». «In un contesto - prosegue Garzoni - dove c’è l’assedio di Kiev e la comunità accademica italiana - prosegue il rettore Garzoni - partecipa all’accerchiamento “virtuale” di Mosca, che porta all’isolamento culturale e scientifico come arma della nuova Guerra Fredda». Poi si sofferma sul punto dolente: «Se è pienamente legittima la presa di distanza istituzionale, la cultura e la scienza sono da sempre inclusive. Appare così singolare la decisione dell’Università di Trento di bloccare tutte le collaborazioni in atto con studiosi legati ad istituzioni russe. Molte delle collaborazioni non hanno, nei fatti, obiettivo di trasferire o irrobustire tecnologie civili e militari, ma rappresentano ponti di cooperazione che, già negli anni della prima Guerra Fredda, hanno consentito a centinaia di scienziati russi di aprirsi al mondo, crescere culturalmente al di fuori di ideologie e apportare grande beneficio alla stabilizzazione economica mondiale». Il prof. Garzoni chiude così il suo ragionamento: «Sarebbe bello poter immaginare una salvaguardia anche per scienziati e ricercatori russi, laddove decisi a prendere le distanze in modo netto dalla posizione politica di Putin».
Francesco Cupertino, rettore del Politecnico di Bari: «Avevamo già deciso di congelare le collaborazioni attive con la Russia fin dall’inizio del conflitto. Abbiamo anche previsto di interrompere tutti gli accordi in via di definizione ma manteniamo gli scambi di studenti e docenti. Se vogliamo trovare la strada del dialogo, dobbiamo lasciare aperti i canali di comunicazione». «I nostri progetti internazionali di ambito ingegneristico potrebbero avere spesso ricadute di tipo militare. In questo momento il risultato scientifico va in secondo piano rispetto alla solidarietà che riserviamo agli ucraini in difficoltà». Fabio Pollice, rettore di UniSalento: «La circolare del Miur non ha effetti sulla nostra attività: prevediamo un insegnamento di lingua russa, ma non abbiamo collaborazioni attive con la Russia». Differente il riscontro solidarista: «Sosteniamo i nostri studenti ucraini, molto provati dal conflitto: li abbiamo coinvolti in progetti di aiuti umanitari, già arrivati a destinazione. Gli stessi - annuncia - stanno organizzando l’accoglienza di colleghi che vorrebbero venire in Salento a proseguire gli studi».