Adolfo Urso, presidente del Copasir, il conflitto ucraino-russo crea allarme per gli effetti economici e politici. A differenza delle guerre asiatiche più recenti, come quella ventennale in Afghanistan, ci potrebbero essere conseguenze dirette sulle tasche degli italiani. Che soluzioni si possono adottare per intervenire su questo dossier?
«Il mio primo pensiero è alla popolazione ucraina che resiste, alle famiglie rifugiate nei bunker o nelle metropolitane, alle donne che realizzano nei parchi le bombe molotov, ai giovani che imbracciano i fucili senza mai aver fatto i militari, a chi scava trincee nel cuore d’Europa per difendere la propria libertà e indipendenza. Stanno combattendo anche per noi. Dobbiamo rispondere alle loro richieste d’aiuto, insieme, senza se e senza ma. Questo significa anche e non solo applicare un regime di sanzioni quali mai si è visto, per costringere Putin a fermare le armi. Sanzioni mirate a bloccare il sistema di potere economico e finanziario della Russia, cercando ovviamente di ridurne l’impatto negativo sul nostro sistema economico e produttivo, per esempio con un uso selettivo dello Swift».
Le sanzioni avranno effetti anche sull’Italia?
«Occorre attivare subito misure compensatrici internazionali, europee e nazionali per i Paesi ed i settori maggiormente colpiti, così da redistribuire il costo di queste misure in modo equo. Sappiamo però che un prezzo alto dovremo pagarlo anche noi. Soprattutto per quanto riguarda l’energia, su cui il Ministero ha già attivato lo stato di pre-allarme, poi sul fronte dell’export, quindi anche sul settore agroalimentare, per il quale servono misure immediate».
L’Italia si approvvigiona di gas solo da Paesi dal basso tasso di democrazia, dall’Algeria alla Turchia passando per la Libia. È diventato rovente il tema della centralità delle politiche di approvvigionamento energetico?
«Proprio per questo il Copasir ha fatto nei mesi scorsi una indagine conoscitiva sulla sicurezza energetica, con quindici audizioni segretate e la raccolta di informazioni e analisi che ci hanno consentito di realizzare una Relazione al Parlamento in cui, ancor prima della impennata dei prezzi, avevamo già previsto quel che sarebbe avvenuto e indicato delle soluzioni per affrancare il nostro Paese dalla dipendenza estera, tanto più da Paesi critici o da chi, come la Russia, utilizza l’energia come arma di potenza. Nelle conclusioni invitavamo governo e Parlamento a predisporre al più presto un piano di sicurezza energetica nazionale nel quadro geopolitico europeo e atlantico, con l’obiettivo di giungere alla autonomia produttiva e tecnologica nella fase di transizione ecologica. Alcune delle misure annunciate in queste ore erano già illustrate in quella relazione, in alcuni casi si può procedere subito con l’aumento della produzione nazionale di gas e delle forniture da Algeria, Libia, Azerbajian o Qatar, così con la riapertura delle centrali a carbone; in altri casi, occorre più tempo per migliorare le produzioni idroelettriche dagli attuali bacini, sbloccare le procedure per realizzare impianti solari o eolici attraverso il potere sostitutivo dello Stato, con la prospettiva futura del nucleare di fusione sul quale aziende come Eni sono all’avanguardia nella ricerca. Spero che quanto sta accadendo possa far capire al Paese come sia assolutamente necessario garantire la sovranità energetica del Paese e che si superi uno stantio dibattito ideologico che non tiene conto della realtà e che ha rischiato persino di bloccare il Tap».
Sale la tensione non solo nell’Est Europa ma anche nello spazio web. Come ci si attrezza contro le cyber incursioni?
«Avevano già segnalato come la Russia sia il Paese più attrezzato alla guerra cibernetica, anche per questo la Nato ha recentemente inserito lo spazio cyber come quinto dominio bellico, accanto a terra, mare, cielo e spazio. Ciò significa che anche un attacco hacker se effettuato da una entità statuale può attivare l’art. 5 della Alleanza Atlantica. L’Italia può finalmente disporre di una Agenzia nazionale per la cybersecurity, istituita appena 6 mesi fa, mentre altri Paesi come la Germania e Francia l’hanno fatto dieci anni prima. Ora dobbiamo procedere in fretta con la gara per il cloud nazionale, dove porre al riparo la PA, e al completamento della banda larga, meglio se attraverso una rete unica a controllo pubblico. L’altro giorno la Agenzia ha predisposto indicazioni cautelative per porre a riparo il sistema a fronte di possibili attacchi hacker anche in conseguenza della conflitto in Ucraina».
Il Copasir audirà a breve il ministro della Difesa Guerini.
«Stiamo contribuendo a rafforzare il dispositivo Nato nei Paesi limitrofi, come Lettonia e Romania dove eravamo già presenti. Facciano parte di una Alleanza e sappiamo quali sono i nostri diritti e i nostri doveri. Ora è il momento di manifestare la massima unità. Poi dovremo sicuramente affrontare l’annosa questione della Difesa europea che presuppone una politica estera comune».
La sua fondazione Fare Futuro, da sempre è un osservatorio geopolitico. Negli ultimi vent’anni l’Europa ha perso una occasione per consolidare i rapporti con la Russia, che ora guarda alla Cina. Quali gli errori da parte russa o europea?
«Si sono commessi certo gravi errori da ogni parte nel non coltivare lo spirito di Pratica di mare quando sembrava che la Nato potesse comprendere anche la Russia, e forse anche successivamente nelle modalità con cui sono state gestiti le fasi che portarono l’Ucraina a scegliere tra aderire all’Unione doganale con Mosca o all’Unione Europea. In questo momento però dobbiamo concentrare gli sforzi su quanto si possa fare per fermare l’aggressione russa all’Ucraina. Peraltro tra pochi giorni abbiamo in programma a Roma un meeting internazionale in collaborazione con il prestigioso think tank americano Iri e con il Comitato Atlantico su ruolo della Nato nel Mediterraneo allargato, ovviamente ideato quando nessuno immaginava che si potesse giungere ad una guerra al confine della nostra Europa».
La posizione di Fdi sulla guerra è netta.
«Non credo vi sia alcun dubbio su quale sia la nostra posizione: siamo patrioti italiani, quindi europei e occidentali. Giorgia Meloni è stata come sempre chiara e determinata».