Roma, 16 ott. (Adnkronos Salute) - "Mentre le Regioni sono impegnate nella realizzazione del Pnrr, nell’attuazione del Dm 77 del 2022, che definisce la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale, e nella spesa delle risorse stanziate, l’assistenza ai cittadini vede un peggioramento invece che un miglioramento. Si tratta di un dato allarmante. Secondo il monitoraggio Lea, cinque Regioni sono inadempienti rispetto all'assistenza sanitaria territoriale e molte altre regioni, anche le cosiddette virtuose, vedono un peggioramento delle performance in tema di presa in carico di cronicità". Così Tonino Aceti, presidente di Salutequità, in occasione dell’incontro promosso da Salutequità che ha riunito oggi a Roma un Equity Group Cronicità, realizzato con il contributo non condizionato di Sanofi e Ucb Pharma, per confrontarsi con rappresentanti di istituzioni nazionali e regionali, associazioni pazienti, manager e professionisti sanitari sulle principali questioni. Al centro del dibattito i dati Istat, secondo i quali circa il 40,5% della popolazione, 24 milioni di persone, soffre di una patologia cronica, 12,2 milioni di questi ne hanno almeno due; in una nazione che invecchia progressivamente, la prevalenza aumenta con l’età.
Il presidente di Salutequità si è detto molto preoccupato "perché aumentano le risorse su quest’area di assistenza, ma peggiorano i servizi ai cittadini. Sono pochissime, ad esempio, le Regioni che inseriscono nel Fascicolo sanitario elettronico la cartella clinica, c'è uno scarso livello di aderenza alle terapie - ha sottolineato Aceti - e c’è un Piano nazionale della cronicità in fase di aggiornamento che ha sempre fatto fatica a funzionare perché mancano un finanziamento specifico e un cronoprogramma". "La cronicità è una priorità sia per la salute pubblica sia per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, alla quale non corrispondono risposte concrete da parte delle istituzioni sanitarie nazionali e regionali che su questo arrancano" ha concluso Aceti.