Roma, 2 ott. (Adnkronos Salute) - "Ci sono lavori scientifici consolidati che dimostrano un minor effetto in termini di assunzione di sostanze quando si usano i prodotti a tabacco riscaldato rispetto alla sigarette. In campo cardiovascolare e pneumologico i dati sono incoraggiati, con effetti a medio termine sull'apparato cardiocircolatorio. C'è un lavoro coreano del 2024 che ha esaminano dei pazienti dopo l'angioplastica, e tra chi è passato dalla sigaretta tradizionale ai dispositivi a rischio ridotto si sono registrati meno eventi cardiovascolari rispetto a chi non l'ha fatto. Come Istituto nazionale per le ricerche cardiovascolari (Inrc) stiamo portando avanti uno studio sul carico vascolare dell'arteriopatia degli arti inferiori, i soggetti che hanno poi un problema di claudicazione, per vedere gli effetti del fumo tradizionale rispetto a coloro che passano a prodotti senza combustione". Lo spiega all'Adnkronos Salute Francesco Fedele, professore emerito di Cardiologia all'università Sapienza di Roma e presidente dell'Inrc, tra i relatori dell'ottavo 'Summit Tobacco Harm Recuction' di Atene promosso da Scohre, un'associazione indipendente che si batte per rinnovare le strategia di riduzione del danno da fumo.
"Servono studi a lungo periodo e immagino arriveranno, ma serve anche lavorare sulla formazione dei medici e sull'interazione sempre più stretta con le istituzioni", sottolinea. "Il progetto italiano di Consensus Delphi nel campo della ricerca sulle migliori strategie per ridurre il danno da fumo, a cui ho partecipato, vuole allargare sempre di più il campo di esperti e specialisti coinvolti su quest temi. Dobbiamo rompere le posizioni ideologiche che ancora permangono sui prodotti a tabacco riscaldato come utile strategia di riduzione del rischio", è l'invito del cardiologo. "Io ripeto spesso che non devono essere un metodo per smettere di fumare, ma un'alternativa per ridurre il rischio. Sono raccomandati per chi è ad alto rischio e non è riuscito con altre strategie a smettere con il fumo, anzi continua. Vedo tantissimi pazienti con problemi al cuore che continuano a fumare", rimarca.
C'è un Piano europeo per la salute cardiovascolare, "le malattie cardio-cerebrovascolari restano la prima causa di mortalità nel mondo. Come Inrc abbiamo lanciato pochi giorni fa a Roma 'Il tuo cuore nelle tue mani', che nasce per incoraggiare ogni cittadino a prendersi cura della propria salute cardiovascolare informandosi, sottoponendosi a controlli di base e adottando comportamenti di prevenzione. All'evento ha partecipato anche il ministro della Salute Schillaci, quindi ci poniamo come interlocutori delle istituzioni italiane, ma anche in Ue. In Italia il 23% della popolazione fuma e questo dato non si abbassa: vuol dire che le politiche per ridurre il rischio non stano funzionando - conclude Fedele - e dobbiamo lavorare tutti insieme per migliorarle".