potenza L’ospedale San Carlo di Potenza ha la nuova sala ibrida cardiovascolare, una struttura altamente innovativa, in cui le caratteristiche di una sala operatoria tradizionale si integrano con apparecchiature radiologiche di ultima generazione. Ciò consente di eseguire nello stesso ambiente sia interventi chirurgici tradizionali, sia procedure endovascolari e interventistiche, garantendo diagnosi, trattamento e chirurgia senza necessità di spostare il paziente. In questo modo si ottimizzano i tempi, si riducono i rischi e si mette a disposizione dei pazienti la massima sicurezza e qualità delle cure. La nuova sala è stata inaugurata alla presenza del direttore generale dell’ospedale, Giuseppe Spera e dell’assessore alla salute, Cosimo Latronico.
«Come promesso, i lavori si sono conclusi e possiamo inaugurare la nuova sala ibrida cardiovascolare – ha spiegato Spera - Si tratta di un investimento strategico che consentirà al nostro dipartimento Toraco-Cardiovascolare di unire in un’unica sala cardiochirurgia ed emodinamica, aprendo a nuove possibilità terapeutiche con procedure sempre più mini-invasive e ad alta tecnologia. È un ulteriore tassello nel percorso di completa innovazione tecnologica e di potenziamento dei nostri ospedali».
La struttura - realizzata in poco più di un anno per un costo di circa tre milioni di euro - è unica per l’intera regione ed è una delle poche presenti nel Sud Italia che «ci pone – ha aggiunto Spera - all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, oltre che delle competenze». Nello stesso ambiente potranno essere effettuati sia interventi chirurgici tradizionali, sia procedure endovascolari e interventistiche, garantendo diagnosi, trattamento e chirurgia senza necessità di spostare il paziente.
Un sistema radiologico digitale - angiografo - di elevato livello tecnologico, e un notevole grado di integrazione tecnologica e clinica mette gli operatori nelle condizioni di affrontare i casi più complessi potendo sviluppare procedure innovative mininvasive, con la finalità della maggior efficacia clinica e del minor impatto sul paziente, in termini di riduzione delle complicanze e dei tempi di recupero postoperatorio. La sala ibrida permette di realizzare procedure complesse in pazienti ad alto rischio, ad esempio nei casi di emergenza dei traumi, utilizzando tecniche “ibride” di diagnosi e terapia chirurgica, favorendo il lavoro d’équipe dei diversi specialisti - cardiochirurghi, emodinamisti, chirurghi vascolari, endoscopisti, radiologi e anestesisti - riducendo i rischi per il paziente che non deve essere trasportato in ambienti diversi per effettuare gli accertamenti necessari, con indubbi vantaggi soprattutto per i casi più critici. Soddisfazione è stata espressa dai due primari dei reparti di Cardiochirurgia e di Chirurgia Vascolare, Gabriele Giunti e Andrea Esposito: «È l’occasione - ha detto Giunti - di poter lavorare con un monitoraggio più avanzato, potendo fornire al paziente nel trattamento chirurgico tradizionale anche la possibilità di fare una diagnosi in diretta, che ci dà dritte sulla strategia chirurgica, che altrimenti dovrebbe essere pianificata prima dell’intervento, e di verificare il risultato del trattamento in tempo reale». I vantaggi della camera ibrida sono stati spiegati da Esposito: «Convergiamo tutte le competenze in un unico ambiente e proseguire quel discorso che facciamo in fase preoperatoria di pianificazione e ci consentirà di affrontare patologie più complesse con minore invasività e risultati migliori anche grazie all’altissima tecnologia presente».