Lunedì 08 Settembre 2025 | 19:18

Scienza, «ecco l’antitumorale con brevetto lucano»

 
Marisa Ingrosso

Reporter:

Marisa Ingrosso

Scienza, «ecco l’antitumorale con brevetto lucano»

L’ing. Larocca: otteniamo Torularodina senza solventi e residui. La tecnica usata per estrarre la caffeina dal caffè è stata applicata a una ricetta segreta di lieviti 

Giovedì 04 Aprile 2024, 12:10

La tecnica usata per estrarre la caffeina dal caffè, applicata a una ricetta segreta di lieviti, ha permesso a un gruppo di ricerca a trazione meridionale di estrarre un prezioso antitumorale, la Torularodina, apprezzato dalle case farmaceutiche ma anche dall’industria nutraceutica e cosmetica. Il potenziale commerciale è tale che l’Enea-Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile ha deciso di proteggere l’invenzione e brevettare il processo. «Da un’indagine di letteratura – dice alla Gazzetta l’ing.Vincenzo Larocca del Centro Ricerche Enea di Trisaia (a Rotondella, in provincia di Matera) - si è visto che chi aveva effettuato questa indagine estrattiva di Torularodina prima di noi, non era riuscito. Noi, quindi, abbiamo usato la tecnologia presente in letteratura, ma migliorandola e ci siamo riusciti. Abbiamo usato l’anidride carbonica o, meglio, la CO2 in condizione supercritica. Infatti, la CO2 è una sostanza particolare che, a determinati valori di pressione e temperatura, acquista il meglio di un gas e di un liquido».

Il rotondellese Larocca è l’inventore del brevetto insieme al suo compaesano Mario Trupo (perito chimico) e ai colleghi Alfredo Ambrico, Maria Martino, Rosaria Alessandra Magarelli, Roberto Balducchi e Anna Spagnoletta del Laboratorio Enea di Bioprodotti e bioprocessi.  E proprio la multidisciplinarietà dei laboratori lucani ha consentito di arrivare a questo brevetto. «La parte di laboratorio di fermentazione – afferma Larocca – è quella che ci ha permesso di produrre la biomassa, cioè il materiale su cui abbiamo agito. Nel caso specifico, la biomassa è stata prodotta utilizzando un substrato inventato qui in Trisaia. E poi c’è un’altra parte che si è occupata della CO2 che utilizza la tecnologia supercritica e che, attraverso l’esperienza pregressa, ci ha permesso di isolare solo la molecola di interesse. Per intenderci, è la stessa tecnologia che consente di togliere la caffeina dal caffè, quindi è collaudatissima. La CO2 non è tossica, non rilascia residui, mentre nelle tecniche tradizionali usano solventi che possono lasciare tracce che poi devono essere tolte con ulteriori trattamenti. Noi, invece, diamo un materiale esente da solvente. La Torularodina viene estratta con una percentuale uguale o superiore al 95% dei carotenoidi totali».

«Noi – puntualizza Mario Trufo - abbiamo usato un substrato sintetico (con glucosio, lievito di birra e sali minerali come tampone) per allevare il lievito, che è la sorgente della Torularodina. Ma stiamo anche portando avanti studi per usare solo materiale di scarto per allevare il lievito». «Infatti il nostro laboratorio – puntualizza Larocca - si occupa proprio di trattare matrici seconde, cioè gli scarti agro-alimentari odi origine biologica. Noi cerchiamo di dare una seconda vita agli scarti e abbiamo cercato di tirar fuori una molecola di interesse, la Torularodina, che è un carotenoide, cioè è della stessa famiglia cui appartiene la Vitamina C. Per capirci, è quella sostanza contenuta in tutti quei frutti e ortaggi di colore arancio/rosso come la carota, il pomodoro. E ha delle importanti proprietà biologiche: è un antinfiammatorio, un antiossidante e anche antitumorale ritenuto efficace per chi va incontro a malattie come cancro al seno, alla prostata. Inoltre migliora i casi di disfunzione della memoria, lo stress ossidativo e la neuroinfiammazione. Anziché produrla in laboratorio, artificialmente, è una molecola che ora si può estrarre». «Infine – conclude l’ingegnere – il collega Trufo e io ci teniamo a dire che è un onore per noi lavorare in un Centro di ricerca del Mezzogiorno. Noi siamo ricercatori meridionali, attaccati alla propria appartenenza, alla propria terra, e vogliosi di dimostrare alla comunità scientifica come, anche in un piccolo centro del Sud, siamo in grado di tirar fuori questa molecola innovativa nel modo che abbiamo spiegato. Noi amiamo la ricerca. Il nostro obiettivo è, un giorno, poter dire ai nostri figli: questo l’abbiamo fatto noi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)