Bari - «Amo la maglia biancorossa da sempre. Ci sta che un tifoso soffra, fa parte del gioco. Ma le umiliazioni non posso accettarle. Dico basta, basta davvero».
Totò Lopez, da calciatore, era il classico uomo d’ordine. Gli passavi il pallone e sapeva lui come gestire. Con la calma dei grandi centrocampisti. Oggi, invece, è tutto diverso. Quando gli parli del Bari sembra quasi sfilarsi la «giacca». Il tono della voce si alza. La rabbia quasi lo acceca. La sua non è solo un’analisi, accorata e di «pancia». Firma una sentenza, senza appello.
Lopez, è finita peggio di come si potesse immaginare qualche mese fa.
«Stagione indegna. Inutile avventurarsi in giri di parole. Non salvo nulla, sbagliate tutte le scelte. Epilogo annunciato, purtroppo».
Da dove cominciamo?
«Dall’allenatore. Non giudico il lavoro in campo. Dico solo che sul piano del gioco non s’è visto un granché. Ma fin qui ci può stare, il calcio è materia complessa».
C’è un ma, giusto?
«Grande come una casa. Qui a Bari non possiamo accettare interviste come quelle rilasciate da Auteri. Ha detto che l’eliminazione è ingiusta. Forse dimentica che nel match di andata il Feralpi Salò avrebbe potuto segnare tre gol, non solo uno. Io al suo posto avrei chiesto scusa alla città, altro che contestare il verdetto del campo».
La classifica dice quarto posto, in effetti.
«Inaccettabile. Va bene, la Ternana ha fatto un campionato eccezionale. Ma le altre? Avellino e Catanzaro come possono trovarsi più in alto? Ma stiamo scherzando? Io sono incazzato, altro che Auteri».
Ne ha fatto le spese anche Massimo Carrera.
«Poverino, è stato lasciato letteralmente da solo. A Terni, lasciando fuori Antenucci, ha dimostrato personalità. Forse il ragazzo s’è offeso, da quel momento l’ho visto poco determinante. Ma è proprio in questi momenti che una società deve stare vigile, sempre al fianco dell’allenatore».
Un uomo esperto come Guido Angelozzi dice sempre che il lavoro più importante di un direttore sportivo è la gestione del gruppo.
«Una verità sacrosanta. E chi c’era a difendere Carrera? Nessuno. Un’altra cosa inaccettabile per Bari. Si licenzia un direttore sportivo senza sostituirlo. Queste sono cose da dilettanti».
Come ne esce la famiglia De Laurentiis?
«Malissimo. Quest’anno non ne hanno imbroccata una. Poi posso dirle una cosa?».
Certo, Totò Lopez non le ha mai mandate a dire.
«Io, dal di fuori evidentemente, ho la sensazione che il Bari non abbia una società indipendente. Una struttura col marchio Bari. E questo un tifoso non può accettarlo. Noi siamo una grande piazza che merita indipendenza».
I calciatori, dulcis in fundo.
«Un disastro. Temo che qualcuno voglia far abituare i baresi alla mediocrità. Una normalizzazione di ciò che normnale non può mai essere. Si accetta tutto».
Squadra senza personalità.
«Quando giochi nel Bari servono calciatori di un certo tipo. Gente che sappia gestire uno spogliatoio. Io avevo da un lato i baresi, con qualche personalità particolare, e dall’altra ragazzi di diversa cultura. Il mio compito era mediare. E le cose andavano bene. Quest’anno chi si è occupato di appendere al muro chi faveva gruppetti? Con Angelozzi o Perinetti, per esempio, non sarebbe mai accaduto. Spero vadano via tutti. Cominciando dai presunti leader come Antenucci e Di Cesare».