Massimo Cacciari, uno dei più autorevoli filosofi del nostro tempo, ha dedicato, in questi giorni, un bellissimo libretto alla Vergine Maria, la protagonista indiscussa del Natale. L’ha fatto a partire da un meraviglioso dipinto di Piero della Francesca, Madonna del Parto, dove al centro compare una Donna assorta in sé, che custodisce il grembo gravido. Non è una figura “passiva”, anzi… Questa Donna, per dirla con Goethe, è un manifesto enigma, privo di ogni fissità e simbolo stesso della generatività. Maria, anche nell’arte, è la rivelazione non astrattamente spiritualizzata. “Io sono” – afferma – e in quest’espressione rivela il suo essere, rivela il diventare carne della Donna che precede la manifestazione del Figlio. «Maria – scrive Cacciari – perfetta Misericordia non può che partecipare, nell’intimo delle sue stesse viscere, alle sofferenze di coloro che ascolta e accoglie».
Piero della Francesca ha colto esattamente la dimensione viva della Donna, che non dissimula e non nasconde. Il volto è quello della madre dolorosa, che diviene, nell’Occidente cristiano, ancora più potente del Salvatore sofferente, in una linea artistica
di continuità che va da Piero a Michelangelo. Maria è la donna che ha gridato nelle sofferenze del parto, come ogni altra madre, ed è la donna che, abbracciata al legno, ha partorito una seconda volta quel Figlio destinato alla salvezza. Sul grido di Maria, i Vangeli sembrano tacere, ma, in questo libretto, viene mirabilmente ricordato Ignazio di Antiochia, il quale menziona le urla di Maria nel parto, paragonandole a quello del Figlio, un giorno messo in croce. C’è un potente nesso in queste grida: il dolore inquieto degli inizi e lo strazio della fine, così come ben raffigurata da Pontormo nella sua Deposizione.
Il volumetto di Cacciari, poi, ci riporta alla Crocifissione di Masaccio, dove il grido di Maria è strozzato in gola, ma lascia il posto al grido di Maddalena, guardata da Gesù in croce, perché in lei scorge il dolore di tutta l’umanità, penetrata e sconvolta dall’ora nona. Guardiamo questa Donna, attraverso le sue più importanti raffigurazioni: che età ha al momento del parto e nel momento della fine? Le età, in lei, come suggerisce l’autore, si congiungono: la Donna dell’Annunciazione è forse solo poco più che una bimba, ma diviene matura dinanzi all’angelo, accogliendo l’unica fanciullezza possibile, quella del Figlio. Maria ha deciso di essere “colei che obbedisce”, l’antitesi perfetta al progetto o alla decisione di Dio. La sua essenza è umile, lei ha scelto di diventare colei che “partorisce il senso”, la sola vera interprete delle Scritture, colei che è la creatrice di un nuovo destino, del taglio effettuato nella Storia (quasi simboleggiato da un’opera di Lucio Fontana del ’65, dedicata al “concetto”).