BARI - Non è sufficiente che due carabinieri abbiano riconosciuto «senza ombra di dubbio» colui che tentò di investirli ad un posto di controllo per emettere sentenza di condanna. Secondo il Tribunale di Bari, i militari avrebbero dovuto almeno spiegare a che distanza lo avevano visto e fornire "qualsivoglia indicazione sulla quale basare la conoscenza pregressa dell’imputato». Per questo il giudice ha assolto «per non aver commesso il fatto» un 27enne rumeno accusato di resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione. Il fatto risale al 6 giugno 2015.
I due carabinieri in servizio di pattuglia a Toritto (Bari) notarono una moto di grossa cilindrata - poi risultata rubata - con a bordo un uomo con casco integrale nero e visiera alzata. Gli intimarono con la paletta di fermarsi ma il centauro, per sottrarsi al controllo, prima tentò di investirli, poi fuggì per le vie del centro storico riuscendo a far perdere le proprie tracce. I due militari dichiararono di averlo riconosciuto "senza ombra di dubbio», ma «la mera dichiarazione degli operanti - si legge nella sentenza - preclude senz'altro al giudice di valutare se la individuazione compiuta possa considerarsi attendibile» ritenendolo un «riconoscimento su base percettiva».