Sabato 06 Settembre 2025 | 21:46

Ilva, Uilm: così futuro incerto
Marcegaglia: sono ottimista

 
Nicola PEPE

Reporter:

Nicola PEPE

Venerdì 10 Novembre 2017, 13:26

TARANTO - «C'è una cosa molto pesante venuta fuori, ovvero l’Antitrust. Loro l’hanno in qualche modo annacquata dicendo che siamo nella fase numero due e fino al 23 marzo 2018 non possono prendere in fitto gli stabilimenti perchè ci sarà un’ulteriore verifica. Ma il fatto di aver preso ulteriore tempo ci fa capire che ci sono delle difficoltà vere per poter dichiarare che non ci sono problemi di concorrenza». Lo ha sottolineato il segretario nazionale della Uilm, Rocco Palombella, parlando della questione Ilva e della riunione di ieri al Mise con i rappresentanti dell’acquirente Am Investco durante l’attivo territoriale del sindacato a Taranto. «La Commissione - ha spiegato Palombella - ha chiesto a Mittal un bilanciamento produttivo. E’ vero che loro hanno detto che non sarà interessata la produzione di Taranto, ma la Commissione vorrà sapere dove loro chiudono parte della produzione di acciai piani. Quindi, noi discutiamo sapendo che sia il piano ambientale che la trattativa sindacale sono legate a un terzo, che è un terzo importante e che dovrà alla fine pronunciarsi. Se si pronuncerà positivamente l’accordo sindacale avrà un suo valore, altrimenti c'è il rischio che tutto venga congelato».

Chiedere la chiusura dello stabilimento senza avere un’alternativa produttiva che non sia la bonifica sarebbe un ulteriore disastro e rappresenterebbe un danno per la città e per il Paese» ha proseguito Palombella. «Ho sempre giudicato questa posizione - ha osservato Palombella - dannosa per la città di Taranto. Si può anche chiedere la chiusura dello stabilimento ma non ci saranno mai risorse necessarie occorrenti per fare la bonifica. Noi avremmo lo stabilimento chiuso e una bomba ecologica attaccata alla città».

La bonifica, secondo Palombella, «aveva una funzione a Bagnoli perchè tutti i lavoratori erano anziani, per cui si è chiuso lo stabilimento e sono andati tutti in pensione. Non hanno avuto il ricambio generazionale come qui. Ma c'è stato il vero risanamento ambientale? Se uno va a guardare cosa è successo a Bagnoli si rende conto che non si è verificato». «Io dico - ha concluso - che chiedere la chiusura dello stabilimento dal punto di vista del consenso di fronte a una città segnata da un problema sanitario e di vite spezzate può avere anche il suo appeal. Ma chiedere il fermo della fabbrica - ha concluso Palombella - significa consegnare la città inesorabilmente a un degrado dal punto di vista economico ma soprattutto condanniamo la città a un danno sanitario vero perchè quello stabilimento continuerà a rimanere lì con tutta la sua carica inquinante. Utilizziamo invece il miliardo e cento milioni sequestrato ai Riva per rendere il sito compatibile, la tecnologia c'è».

Emma Marcegaglia, vicepresidente dell’omonimo gruppo siderurgico, è «fiduciosa» sull'esito della trattativa con i sindacati per il futuro dell’Ilva. L'industriale mantovana, che partecipa al 15% della cordata con Arcelormittal (Am Invesco) ha parlato a margine della presentazione del Luiss Hub di Milano spiegando che «come tutte le trattative ha vari momenti e a me pare che sia chiaro che Arcelormittal insieme a noi ha intenzioni di fare cose molto serie a Taranto e a Genova Cornigliano». «La trattativa prosegue - ha aggiunto - e come tutte le trattative avrà i suoi vari momenti, ma insomma c'è una volontà seria di andare avanti e andare avanti in modo costruttivo».

«C'è un piano industriale industriale molto forte - ha spiegato - c'è la volontà di investire 5 miliardi di euro che è una cifra enorme, bisogna fare tutto avendo ovviamente presente gli interessi dei lavoratori e dell’ambiente, ma bisogna anche rifare di Ilva un’azienda competitiva che sa stare sul mercato». A suo avviso, «se non si fa questo non c'è futuro per Ilva, quindi bisogna trovare un equilibrio tra le varie cose, ma io sono ottimista sul fatto che si riuscirà». «L'azienda - ha concluso - è stata commissariata da anni e viene da una difficoltà economica molto forte, c'è una grande ristrutturazione da fare per ritornare ad avere un’azienda che fa utili, quindi bisognerà che tutte le parti utilizzano una volontà costruttiva per arrivare a una conclusione per la quale sono ottimista».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)