Sarebbero costati all’erario (cioè ai brindisini) 250.000 euro, per la precisione 83.000 euro ciascuno, i tre “scatoloni” posizionati lungo il marciapiedi di via Amerigo Vespucci, già destinati ad altrettanti gestori.
Ad ogni modo, in discussione non è soltanto il costo del singolo chiosco (però si potrebbe discutere); a far saltare la mosca al naso - e far impazzare la polemica sul web e sui social network - il mancato rispetto della città, di un angolo che s’affaccia sul porto interno e che avrebbe avuto bisogno di un minimo di riguardo per la sua salvaguardia.
Via Amerigo Vespucci è fra gli affacci più belli sul mare e, pertanto, per la sua maggiore valorizzazione necessitava di opere da considerare «arredo urbano». Ma ciò è un illustre sconosciuto a coloro che hanno autorizzato i manufatti e che hanno posto il loro visto sul «progettucolo» senza valutare nemmeno per un attimo quale infelice impatto avrebbe avuto in quanti hanno accusato un violento “knock out” alla vista dei «container» che offendono il buon gusto.
In altre realtà, poichè era in preventivo di rifare il sedime stradale della via in questione e di ridarle dignità, sottraendola all’improvvisazione di venditori occasionali, si sarebbe dato il via ad un bando per la realizzazione di tre chioschi artistici da allocare lungo una strada molto frequentata. Solo così avrebbe avuto senso far effettuare i lavori avendo a monte l'intento di abbellire e arredare la strada con tre chioschi artistici, rendendoli funzionali rispetto a quelle che sono le esigenze di tanti giovani che frequentano l’area.
Suvvia! Era proprio impensabile far realizzare chioschi secondo quelle che sono le caratteristiche estetiche dei chioschi dell’800 consentendo di dare un tocco in più a quest’angolo della città, permettendo anche di arredare al meglio un’area urbana che necessitava di un buon intervento e di un ottimo adeguamento. È il caso di dire: al peggio non c’è mai limite. Vero?
















