GIANFRANCO LATTANTE
GALLIPOLI - Il giro di vite contro lo spaccio e lo sballo è cominciato. Dall’altro ieri le pattuglie della polizia, ma anche di carabinieri e Guardia di Finanza, sono impegnate a Gallipoli nell’operazione «Periferie sicure». Un intervento voluto e sollecitato dal questore Leopoldo Laricchia e che arriva dopo il reportage della «Gazzetta» sulle notti di spaccio e di sballo a Gallipoli, l’altra faccia del turismo che consegna un’immagine stropicciata della «Città bella».
PERIFERIE - I controlli sono stati pianificati con un’ordinanza del Questore. Si tratta di servizi interforze che coinvolgono anche carabinieri e finanzieri. Un’azione a largo raggio contro lo spaccio di droghe, l’abusivismo commerciale e la contraffazione.
L’operazione è iniziata ieri e andrà avanti fino a domenica. Si comincia dalle zone intorno al centro. Chiamiamole pure periferie. Ma d’estate a Gallipoli, anche le zone più marginali diventano centri di aggregazione, dove si concentrano giovani in cerca di divertimento. Baia Verde, ad esempio, è una delle zone interessate dai controlli. È la zona di Gallipoli in cui si concentrano lidi e discoteche e in cui si riversano i giovani turisti, alcuni dei quali di lasciano trascinare nella spirale dello sballo da droga e alcol.
CONTROLLI ANTIDROGA - L’operazione «Periferie sicure» è finalizzata proprio a prevenire e combattere lo spaccio di stupefacenti. I recenti arresti, eseguiti a Gallipoli vicino alle discoteche, hanno confermato la diffusione del fenomeno dello spaccio. Droghe di ogni tipo: dalle sostanze tradizionali a quelle sintetiche assunte con le tecniche più disparate tra cui quella dell’inalazione della ketamina (un allucinogeno) con uno spray nasale, motivo per cui un ragazzo di 16 anni è finito giorni fa in Rianimazione al «Fazzi» di Lecce. Un business che richiama gli appetiti delle organizzazioni criminali non solo locali.
GLI EXTRACOMUNITARI - Una fetta del mercato degli stupefacenti, infatti, è gestita da extracomunitari. D’estate la loro presenza a Gallipoli è massiccia. Alcuni arrivano dal Cara (centri di accoglienza per richiedenti asilo) di Bari, altri da Napoli, Milano, Torino. Sono di varia nazionalità: provengono dalla Sierra Leone, dal Gambia, dal Corno d’Africa, dal Senegal, dalla Costa d’Avorio. Se ne incrociano a decine sulla litoranea che dal Lido San Giovanni porta alla Baia Verde. Il loro arrivo coincide con l’apertura degli stabilimenti. E sino alla fine di settembre, a sentire gli investigatori, fanno affari con lo spaccio di droga e con i furti. Anche loro riescono ormai a differenziare l’offerta: non solo hashish e marijuana, ma anche droghe pesanti.
LA TECNICA - Gli spacciatori extracomunitari hanno elaborato un metodo di spaccio «parcellizzato». Incontrano i clienti, raccolgono l’ordinazione e, poi, vanno a prendere la dose da cedere nascosta chissà dove, magari dietro le dune. L’accorgimento è strategico per evitare le manette. Quando, infatti, uno di loro viene fermato e controllato, difficilmente è in possesso di dosi di droga sufficienti per far scattare un provvedimento di arresto. In passato, poi, non sono mancate frizioni, anzi veri e propri scontri fisici, con esponenti della criminalità locale. Le cronache hanno raccontato di violente liti e di regolamenti con armi improprie (bottiglie rotte, coltelli e mazze) a ridosso di parcheggi gestiti in maniera abusiva.