POTENZA - In Basilicata operano «19 Centri per l’Impiego (nove in provincia di Potenza e sei in provincia di Matera), 147 addetti (98% a tempo indeterminato), di cui il 70% in possesso di diploma, il 19% di licenza media, 11% di laurea; 34.592 dichiarazioni di disponibilità immediata al lavoro presentate, di cui 43,5% da donne e il 21% da under 25anni. Inoltre circa 19 mila gli iscritti a Garanzia Giovani di cui l’85% presi in carico dai Cpi».
E’ la «foto» sulla rete regionale di politiche attive» della Uil di Basilicata, che ha chiesto «innanzitutto un finanziamento aggiuntivo, da ritagliare tra la minor spesa per ammortizzatori sociali, di almeno circa 200 milioni di euro l’anno, sia per stabilizzare i precari dei centri per l’impiego (43 milioni di euro), sia per assumerne almeno altri 1.600, come da tempo promesso dal Governo (67 milioni di euro) sia, inoltre, per stabilizzare i lavoratori e lavoratrici di Anpal Servizi ed Inapp (ex Isfol) (50 milioni di euro). Un investimento compatibile con la condizione finanziaria del Paese, anche graduabile nel tempo ma con la caratterista della strutturalità legata ad un costante monitoraggio della necessaria programmazione».
Il segretario regionale della Basilicata della Uil, Carmine Vaccaro, ha detto che il sindacato «metterà in campo tutti gli strumenti necessari per contribuire al raggiungimento di un obiettivo chiaro: il consolidamento, duraturo nel tempo, della rete. Lo faremo a partire dalla leva direttamente in mano al Sindacato: la contrattazione. Lo faremo anche con il dialogo sociale e il confronto con Governo regionale e nazionale, nelle sedi di confronto come i comitati di sorveglianza dei Piani operativi nazionali e nel consiglio di vigilanza dell’Anpal. Un impegno a tutto campo proprio perché - ha concluso Vaccaro - senza politiche attive non c'è nuovo lavoro. Politiche attive che non possono dare i risultati attesi se non vengono adeguatamente finanziate, se il processo di riforma non viene alimentato dall’innesto di nuove figure, da nuove specializzazioni ed in particolare da un nuovo sistema informativo che permetta la piena interoperabilità di tutte le piattaforme informatiche sia nazionali che territoriali (Regioni e Cpi)».