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Finale Champions, a Torino
sale a 1.527 numero dei feriti

 
Franco Giuliano

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Franco Giuliano

Finale Champions, a Torino sale a 1.527 numero dei feriti

Domenica 04 Giugno 2017, 01:52

21:37

TORINO - Si aggrava a Torino il bilancio dei feriti causati dal panico tra i tifosi che assistevano alla finale Champions dal maxi schermo allestito in piazza San Carlo. E intanto la procura ha avviato un’indagine per far luce sulle cause e sulle responsabilità di quanto accaduto, ipotizzando il procurato allarme. Il caso viene seguito con attenzione anche dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che oggi ha chiamato la sindaca di Torino Chiara Appendino e il ministro dell’Interno Marco Minniti.

I feriti sono diventati 1.527, otto dei quali ricoverati in codice rosso. La maggior parte sono già stati medicati e dimessi, mentre restano stabili le condizioni di alcuni dei feriti più gravi. Come il bambino, che nella calca che si è scatenata ieri dopo l’esplosione di un petardo e un probabile falso allarme, ha riportato un trauma cranico e toracico. E’ stato necessario intubarlo ed è ricoverato in rianimazione all’ospedale Regina Margherita. Stabili, secondo fonti sanitarie, anche le condizioni della ragazza, di cui non sono ancora note le generalità, che è in prognosi riservata all’ospedale Molinette. Mentre al San Giovanni Bosco è in rianimazione una donna di 38 anni, andata in arresto cardiaco probabilmente per schiacciamento, ed è ricoverato anche un uomo di 66 anni con trauma toracico e ematoma lacero contusivo frontale.

Stamattina piazza San Carlo, dove c'è stato il fuggi fuggi generale, è stata ripulita dalla marea di rifiuti e oggetti rimasti a terra. Resta invece transennata la zona del passaggio al parcheggio sotterraneo, dove ci sarebbe stato il maggior numero di feriti gravi. E in prefettura è in corso un vertice con i responsabili delle forze dell’ordine e la sindaca.

Intanto su quanto accaduto monta la polemica politica. «Appendino venga a riferire in Aula», chiede il capogruppo del Pd in Consiglio comunale Stefano Lo Russo, che parla di errori "marchiani» , di vie di fuga «ostruite» e di controlli «elusi», vista la presenza di migliaia di bottiglie di vetro. Un punto questo su cui insiste anche l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta, secondo il quale proprio per questo si sarebbero potuti evitare «moltissimi feriti».

TORINO COME HEYSEL - Torino come Bruxelles, piazza San Carlo come lo stadio Heysel. Sembra un paragone azzardato, ma davanti al maxi schermo che ieri sera trasmetteva la finale di Champions League c'è stato anche chi è tornato indietro con la memoria a quel 29 maggio di 32 anni fa, quando la competizione si chiamava ancora Coppa dei Campioni. In campo sempre la Juventus, che in quel caso batté il Liverpool 1-0. Una vittoria mai festeggiata per quelle 39 persone morte tra la calca e il panico scatenato da un tentativo di invasione dei temibili hooligans nel settore dei tifosi bianconeri.

«Sono sconvolto, sembrava l’Heysel» è il ricordo amaro di un tifoso della Juventus dai capelli grigi. «Non importa come mi chiamo, scrivetelo: io là c'ero e in piazza San Carlo ho rivissuto lo stesso incubo», il panico che scoppia non si sa ancora bene per quale motivo e il fuggi fuggi generale che travolge qualunque ostacolo. Non importa se di fronte c'è un muro di esseri umani, persone in lacrime che implorano di non essere schiacciate.

L’anziano tifoso ha il volto rigato dalle lacrime. Al suo fianco una donna, forse la moglie, le gambe e le braccia coperte di sangue. «Speriamo non sia nulla di grave, dove sono i soccorritori?», chiede l’uomo che la sorregge, lo sguardo verso i lampeggianti delle ambulanze. «Devo andare, ma scrivetelo - insiste -: sembrava l’Heysel». E poco importa che cosa abbia causato il panico e tutta quella paura.

CLIMA TERRORE E' MICCIA PANICO -  Cresce il rischio di crisi di panico, a farle innescare può essere certamente un pericolo reale ma in un clima esasperato dal «Terrore», è più probabile che quanto accaduto a Piazza San Carlo a Torino possa verificarsi più facilmente. A dirlo è Bernardo Carpiniello, Ordinario di Psichiatria e Direttore della Clinica Psichiatrica dell’Università di Cagliari, Presidente della Società Italiana di Psichiatria.

«E' visibile il clima generale di aumentato timore e sospetto. Le persone sono entrate inconsapevolmente in una condizione di maggiore allarme. E’ percepibile il sentimento diffuso di doversi autoproteggere, e così cresce anche anche la diffidenza».
E secondo lo psichiatra sono le immagini dei tanti attacchi terroristici ad avere amplificano questa reazione di panico che evoca il ricordo di quanto accaduto in Belgio nello stadio di Heysel dove il 29 maggio 1985, poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool, morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600.
«Un conto è leggere una notizia di un attentato, un conto è vedere la morte in diretta. La reattività aumenta in una situazione di potenziale pericolo».

Del resto, ricorda Carpiniello, nelle situazione collettive la paura è contagiosa. «La fuga e l’attacco sono le principali azioni di difesa - spiega analizzando quanto accaduto a Torino - istintivamente si mettono in modo i meccanismi di autoprotezione, primitivi e difensivi».

Difficile dire come fare a proteggersi. «Le reazioni di panico sono la massima espressione della paura, ed è difficile che le persone possano mantenere la calma. Sono pochi quelli in grado di gestire il panico, come le forze di sicurezza altamente specializzate».

E’ auspicabile quindi che con equilibrio si prendano alcune precauzioni. «E' corretto il tentativo di limitare momenti come questi, dove migliaia di persone sono concentrate nella stessa zona. Ma se da un lato c'è la consapevolezza del rischio, dall’altro bisogna evitare di imporre troppi limiti per non mandare implicitamente, al contrario, un segnale di continuo pericolo». Insomma un equilibrismo da «tempi di guerra» per continuare a salvaguardare la vita normale e garantire la protezione collettiva.

SPUNTA IL VIDEO DI UN RAGAZZO - Un ragazzo a torso nudo, con lo zainetto sulle spalle, fermo nel caos di piazza San Carlo, le braccia aperte: c'è questa immagine in un filmato dei concitati momenti di ieri sera nel centro di Torino. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, anche se secondo quanto appreso non si tratterebbe di quella più accreditata, c'è quella che a scatenare il panico potrebbe essere stato proprio questo giovane, al momento non identificato.

CINQUANTA FERITI RICOVERATI: 4 ANCORA GRAVI - Sono ancora una cinquantina, quattro dei quali in gravi condizioni, i pazienti ricoverati negli ospedali di Torino per le ferite riportate ieri sera nella calca di piazza San Carlo. Ma nelle prossime ore altre persone dovrebbero essere dimesse e il numero, quindi, è destinato a diminuire ancora. Lo si apprende da fonti sanitarie.
I più gravi sono Kelvin, il bambino di 7 anni di origini cinesi ricoverato in Rianimazione al Regina Margherita di Torino, e due donne di 26 e 64 anni intubate alle Molinette. Gravi anche le condizioni di una 38enne ricoverata al San Giovanni Bosco in prognosi riservata dopo essere andata in arresto cardiaco probabilmente per schiacciamento.
Al San Giovanni Bosco è ricoverato anche un 66enne con trauma toracico ed ematoma contusivo frontale.
Meno gravi, invece, tutti gli altri: uno si trova al Martini, due al Mauriziano, una ventina al Cto e altrettanti al Maria Vittoria. 

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