ROMA - Fino a circa un anno e mezzo fa era un semplice parroco a Roma: poi era stato papa Francesco a nominarlo vescovo ausiliare il 14 settembre 2015 e a consacrarlo personalmente, cosa del tutto inusuale, il 9 novembre successivo nella basilica di San Giovanni in Laterano. E ora mons. Angelo De Donatis, 63 anni, pugliese di Casarano (Lecce), diventa vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, oltre che arciprete della basilica lateranense, salendo così alla dignità di arcivescovo. Per ora non c'è la porpora, domani chissà.
L’annuncio della nomina - che ha smentito alcuni pronostici dell’ultim'ora ma non la considerazione da tempo concentratasi sulla figura dell’ausiliare, cui il Papa aveva affidato la cura pastorale dei sacerdoti e dei seminaristi della diocesi - è stato dato oggi a mezzogiorno, in contemporanea, dal bollettino della Sala stampa vaticana e, in Laterano, in presenza del clero della diocesi, dal vicario uscente, il cardinale Agostino Vallini, 77 anni lo scorso 17 aprile, di cui Francesco ha accettato la rinuncia dopo due anni e un mese di 'prorogatiò.
«Accolgo questa chiamata del Signore e della Chiesa con umiltà profonda e sincera, consapevole dei miei peccati e dei miei limiti, e mi metto nelle sue mani - ha detto De Donatis nel suo discorso di saluto e ringraziamento -. Solo il suo amore fedele e il suo perdono, sempre generoso, sono il motivo per cui si può dire di sì e conservare la fiducia, nonostante tutto, nonostante sé stessi». «So che mi è chiesto (ancora di più) di essere padre - ha continuato -. Chiedo a Dio il dono di esserlo sempre, di esserlo con tutti. Il mio servizio sarà annunciare la Misericordia di Dio, con la parola e con la vita».
Il nuovo vicario, che entrerà in carica il prossimo 29 giugno, solennità dei santi patroni Pietro e Paolo, ha posto l'accento sulla «comunione ecclesiale». «il frutto più bello della misericordia», sottolineando come la guida «del nostro vescovo papa Francesco» «ci inviterà ancora una volta a prendere il largo, a farci vicini, amici e solidali con tutti gli abitanti di questa città di Roma». De Donatis ha scherzato sull'affermazione di Bergoglio che «solo se si hanno seri problemi psichiatrici si può aspirare a diventare Papa». «Ecco - ha detto - riguardo al diventare vicario di Roma, vi assicuro che io non ho mai avuto di questi problemi psichiatrici!».
«Venerdì scorso - ha quindi aggiunto - il Papa ci ha detto alla Cei che noi vescovi siamo tutti un pò bravi e un pò stupidi!. Chiedo fin da adesso perdono per la mia stupidità». Ha poi concluso invitando a recitare una preghiera mariana scritta da don Andrea Santoro, prete romano ucciso nel 2006 in Turchia.
Diventato sacerdote nella diocesi di Nardò-Gallipoli nel 1980, De Donatis, trasferitosi tre anni dopo a Roma, è stato dal 2003 parroco in San Marco Evangelista in Campidoglio. La sua conoscenza con Bergoglio risale al 28 marzo 2013, due settimane dopo la nomina del Papa argentino, quando parteciparono insieme al pranzo organizzato per il Pontefice in occasione del Giovedì Santo in casa di mons. Angelo Becciu, in Vaticano, con sette preti romani impegnati nella carità e nel servizio pastorale.
De Donatis, già direttore dell’Ufficio Clero del Vicariato e direttore spirituale del Seminario Maggiore, era allora guida spirituale di tanti sacerdoti romani. Nacque subito una profonda stima da parte del Papa, che pochi mesi dopo, in ottobre, chiamò De Donatis a predicare i successivi esercizi di Quaresima del 2014 della Curia Romana, che per la prima volta si sarebbero svolti fuori dal Vaticano, alla Casa del Divin Maestro ad Ariccia. Poi, l’anno seguente ancora, la nomina a vescovo ausiliare per il clero e l’ordinazione ricevuta dalle mani stesse del Pontefice. Tutti segnali che facevano pensare a quanto Bergoglio avesse messo gli occhi sul sessantenne prete pugliese per la successione di Vallini al Vicariato, carica che fu in passato di altri porporati di rango come Poletti e Ruini.
A colpi di nomine ravvicinate - solo due giorni fa quella del card. Gualtiero Bassetti alla presidenza Cei, un’altra che più 'bergoglianà non si potrebbe - Francesco continua a ridisegnare a sua misura il panorama della Chiesa italiana. Prossima tappa, la successione del card. Angelo Scola a Milano.