ROMA - Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito democratico: stravince con oltre il 70.01 per cento (con 1.283.389 voti). Ben distanziato, c’è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che si attesta al 19.50 per cento (357.526 voti). Mentre il governatore della Puglia Michele Emiliano, al 10.49 per cento (con 192219 voti).
«Grazie a tutte le amiche e gli amici che lavorano nel governo del Paese a iniziare da Gentiloni - ha detto subito dopo il segretario del Pd - a cui tutto il sentimento della nostra vicinanza e amicizia. Ci attendiamo molto da tutti voi che lavorate nel governo e lavoreremo al vostro fianco con molta convinzione. Nelle primarie del Pd c'è sangue vivo, storie in carne e ossa che lo rendono una comunità meravigliosa. E’ il rapporto con il popolo che segna la diversità del Pd rispetto a tutti gli altri. Tutti parlano di populismi, ma l’alternativa non è nel salotto, nei tweet, ma nel popolo: non avere paura della democrazia, dei voti, di fare le primarie. Non c'è alternativa alle persone».
Matteo Renzi torna leader del Pd, rilegittimato dopo la pesante sconfitta al referendum e le dimissioni da premier. L’Organizzazione del PD comunica, mentre è in corso l’acquisizione dei verbali e quindi la
certificazione del voto, che al momento si conferma il dato ufficioso di votanti 1.848.658 così suddiviso: Orlando 357.526
(19.50%) Emiliano 192219 (10.49%) Renzi 1.283.389 (70.01%). Inoltre si sono registrate 15.524 tra schede bianche e nulle.
Una sfida dall’esito scontato, secondo molti, ma che i renziani festeggiano come la ripartenza in vista delle elezioni politiche. «Una responsabilità straordinaria», ringrazia l’ex premier.
«Non sappiamo il giorno in cui voteremo ma dovremo arrivarci con un Pd più forte e radicato non solo sul web ma anche nella vita quotidiana: i 6000 circoli vanno spalancati, valorizzando di più le persone che sono sul territorio».
«Non ho mollato grazie a voi. In questi mesi ogni giorno ce n'era una, uno scandalo vero o falso, una polemica giusta o non giusta, un litigio, una difficoltà, un problema da affrontare: mi ha stupito positivamente e mi ha abbracciato, la forza di una rete straordinaria e la consapevolezza che siamo una grande comunità non fine a se stessa».
«Del Pd facciamo la patria di chi non vuole solo lamentarsi. Non lasciamo il Paese a chi dice solo di no, vive solo di paure e complotti, pensa che un vaccino faccia male a un bambino, vive di complotti e scie chimiche, quando abbiamo milioni di persone che ci dicono di essere concreti»
EMILIANO: HO CHIAMATO RENZI, SPERO ABBIA IMPARATO LA LEZIONE - Ieri sera il governatore pugliese, aveva chiamato Matteo Renzi per congratularsi con lui e offrirgli «collaborazione leale». «Renzi - aveva poi aggiunto Emiliano - ha detto che dobbiamo vederci presto. Nella sua voce ho sentito un pizzico emozione che mi fa sperare abbia imparato la lezione».
«Noi vogliamo ricostruire il Pd che è in macerie dovunque, dal nord al centro. Si sono dimezzati gli elettori alle primarie. Bisogna ricostruire il partito. La responsabilità principale spetta al segretario ma noi faremo quanto necessario per ricostruirlo assieme a lui. Anche facendogli opposizione, ma con lealtà, intelligenza e nel merito. Mai per principio».
«Si collabora anche dicendo a qualcuno che sta commettendo errori. Tutti sanno che noi studiamo, approfondiamo, diamo suggerimento. E poi speriamo di essere ascoltati». Così Emiliano, spiegando ai cronisti quale sarà il suo rapporto con il segretario del Pd, Matteo Renzi.
«Fronte democratico è nuova area del Pd analoga per dimensioni a quella che era di Enrico Letta. La mozione si costituirà formalmente nei prossimi giorni (ora esistiamo e Renzi ci ha riconosciuto) e abbiamo obbligo di non smobilitare, di non mollare». «Spero che Renzi - ha aggiunto - abbia imparato la lezione del popolo italiano che il 4 dicembre ha detto che quel modo di governare l'Italia non gli è piaciuto, quindi - ha concluso - se impareremno dagli errori commessi, saremo pronti ad assicurare il nostro contributo alla discussione nel Pd e una volta trovato la soluzione comune la sosterremo».
EMILIANO: NON HO MOTIVO DI FARE PASSI INDIETRO - «Non ho motivo di fare passi indietro su nulla, perché ci siamo sempre comportati con grande dirittura morale e lucidità politica. Tant'è che in pochi mesi abbiamo messo un risultato che si avvicina a quello di un uomo politico esperto, particolarmente capace di gestire le relazioni di potere come Andrea Orlando. Noi eravamo veramente quattro ragazzi al bar che, però, con la passione, la gratuità del nostro impegno, sono riusciti a mettere insieme qualcosa che non esisteva».
Quanto ai compagni di viaggio di Fronte democratico, Emiliano ha spiegato che saranno «innanzitutto i militanti del Pd che hanno passione. Non persone che fanno politica perché non hanno un lavoro». «Noi - ha aggiunto - vorremmo costruire un Pd accogliente, che consenta a tutti gli italiani che hanno passione politica, e sono tanti, di poter svolgere questa attività in sicurezza». «Senza paura - ha concluso - di essere buttati in mezzo a situazioni difficili, qualche volta anche violente».
EMILIANO: RESTO NEL PD A FARE LA GUERRA - «Sia chiaro: si può dimenticare che facciamo quello che dice lui. Utilizzeremo la voce delle decine di migliaia di persone che ci hanno votato per impedirgli che ricommetta gli stessi errori evitando di condividere le scelte. Se dovesse rifare questo gioco, lo scontro sarà frontale».
EMILIANO: NON ESCO DAL PD - Nessuna intenzione di uscire dal Pd: «Non scherziamo. Abbiamo affrontato questo scontro a mani nude proprio per stare nel Pd, perché questo è il nostro partito. E per fortuna: se io e Andrea Orlando non ci fossimo candidati, cosa sarebbe rimasto? Tutto sarebbe stato renziano e la gente si sarebbe allontanata ancora di più dal partito. Abbiamo già ottenuto il nostro risultato principale: ora esistiamo». «Io di Renzi non mi fido. Non mi aspetto nulla da lui ma voglio capire cosa ha in testa. Noi ci siamo dati appuntamento il 6 maggio quando nascerà Fronte democratico». Una nuova corrente «composta da uomini liberi e forti. L’obiettivo è tenere vivo il partito. E il segretario dovrà garantirne la pluralità».
EMILIANO: ORA LE AMMINISTRATIVE - I fuoriusciti dalemiani, «come i 5 Stelle, temo stiano festeggiando. La vittoria di Renzi è la migliore cosa potesse capitargli. Il Pd oggi è un animale ferito che alle prossime elezioni rischia di stramazzare. Dobbiamo avere paura già delle amministrative». Quanto alle politiche «si andrà a votare alla scadenza naturale, non prima. Il Pd non è in condizioni di andare alle urne, si deve organizzare. E soprattutto non possiamo fischiettare davanti al monito del presidente della Repubblica che per la seconda volta è intervenuto chiedendo la legge elettorale». Sulla legge elettorale Di Maio ha aperto al Pd: «Una bella mossa», commenta Emiliano. «Le intese istituzionali vanno prima di tutto valutate con i 5 Stelle, che l'opposizione la fanno certo meglio di noi».
EMILIANO: USCIRE DALLA LOGICA DEL PD MAGGIORITARIO - «Dobbiamo uscire - ha detto Emiliano - dalla logica del Pd maggioritario, capisco il punto di vista di Renzi che, dopo l'esperienza di Prodi, tenta di avere un sostegno di governo senza quelle problematiche. Ma deve lavorare ad un programma di governo costruito su base condivisa». «Se Pisaia pensa di diventare l’unico interlocutore del centrosinistra e del Pd - ha aggiunto - sta anticipando i tempi, la sinistra è ben più ampia e non condivido la fatwa emanata nei confronti di Mdp. E’ nostro dovere tentare di ricostruire l'unità con i compagni che si sono allontanati».
EMILIANO: ORA SCUOLA, POVERTA' E AMBIENTE - - Seno tre le questioni che Michele Emiliano, all’indomani delle primarie, intende porre come prioritarie per il dibattito dentro il Pd. «Primo, riaprire il dialogo con il mondo della scuola per riscrivere la riforma, secondo discutere dei metodi per il contrasto alla povertà, e terzo, centralità della tutela dell’ambiente». Per Emiliano, "bisogna trovare il modo per riportare il Pd ad essere non il partito dell’industria, ma della tutela dell’ambiente».
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EMILIANO PREVALE IN PUGLIA COL 54.88% - «Questo è merito della nostra mozione, l'unica che ha portato il Mezzogiorno nel ruolo in cui merita». Lo ha detto Michele Emiliano. Il governatore in Puglia prevale col 54.88%, Renzi ottiene il 34.91% e Orlando il 10.19%. Emiliano raggiunge risultati straordinari a Bari e nella provincia con 61.7%, Renzi il 32.35%, Orlando il 5.45%. Nella provincia Bat Emiliano raggiunge il 62.24, Renzi 28.03; Orlando 9.72. Emiliano è primo anche in tutte le altre province della Puglia.
Ecco i dettagli: PUGLIA totale 148038 voti validi
Renzi: 51690 34,91%
Orlando: 15096 10,19 %
Emiliano: 81252 54,88%
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BRINDISI - 12092
Renzi 4840 40,02%
Orlando 1997 16,51%
Emiliano 5255 43,45%
LECCE - 27215
Renzi: 11588 - 42,57%
Orlando: 3300 - 12,12%
Emiliano: 12327 - 45,29%
TARANTO - 11779
Renzi: 5353 - 45,44%
Orlando: 614 - 5,21%
Emiliano: 5812 - 49,34%
FOGGIA - totale 26848
Renzi: 8162 - 30,39%
Orlando: 4197 - 16,63%
Emiliano: 14489 - 53,95 %
BAT - totale 21565
Renzi: 6045 - 28,03%
Orlando: 2098 - 9,72%
Emiliano: 13422 - 62,24%
BARI - totale 48536
Renzi: 15702 - 32,35. %
Orlando: 2890 - 5,45%
Emiliano: 29947 - 61,7%
COSI' I RISULTATI IN BASILICATA - Matteo Renzi ha vinto le primarie del Pd in Basilicata ottenendo 24.753 voti, pari al 61,82 per cento: è il dato definitivo reso noto poco fa nella sede regionale del partito, a Potenza.
Alle spalle di Renzi è giunto Michele Emiliano (9.725 voti, pari al 24,29 per cento); terzo Andrea Orlando (5.357 voti, pari al 13,38 per cento). In totale, in Basilicata i votanti sono stati 41.054, in aumento rispetto alle primario dell’8 dicembre 2013, quando furono 32.777.
EMILIANO A ROMA SI ATTESTA TRA L'8 E IL 10 - A Roma la Mozione Emiliano registra un dato inaspettato attestandosi tra l’8 e il 10%, e conquistando consensi nelle periferie con punte del 12%, come a Centocelle. Un risultato importante che mette in luce la voglia di partecipazione di quelle zone di Roma che nelle ultime elezioni hanno visto prevalere un sentimento di antipolitica. Da quei quartieri bisogna ripartire per ricostruire il PD a Roma dove il totale dei votanti alle primarie registra un calo più evidente rispetto la media nazionale. Lo dichiara in una nota il deputato PD Umberto Marroni, coordinatore romano della Mozione Emiliano
IL PREMIER GENTILONI SI CONGRATULA CON RENZI - Intanto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha sentito al telefono Matteo Renzi. Con lui il premier, che è in Kuwait dove domani incontrerà il contingente italiano, si è congratulato - a quanto si apprende - per il risultato delle primarie Pd. «Primarie Pd: Una bella giornata». Lo dice il premier Paolo Gentiloni su twitter.
I RISULTATI IN TOSCANA - In Toscana Matteo Renzi ha ottenuto il 79,12% dei voti, pari a 165.862, alle primarie del Pd per la scelta del segretario del partito. Andrea Orlando ha raccolto il 17% dei voti (35.647), Michele Emiliano il 3,88 (8.135). In totale i votanti sono stati 210.867. Lo rende noto il Pd toscano.
Renzi ha vinto in tutti e 13 i collegi, superando l’80% in 7, col risultato migliore, 84,48, in quello dell’Empolese. Percentuale più bassa nella sua Toscana per l’ex premier, pari al 68,73%, nel collegio di Massa Carrara dove invece ha ottenuto il suo miglior risultato in regione Andrea Orlando con il 28,4 % dei voti. Nel collegio di Lucca invece il risultato migliore per Emiliano: 5,52. Riguardo al voto nel capoluogo toscano, diviso in tre collegi, Renzi ha ottenuto a Firenze città il 79,19%, a Firenze Nord l’80,96, a Firenze sud 81,33.
LA SCISSIONE - La scissione di Bersani e D’Alema, consumatasi dopo il 4 dicembre, aveva fatto temere un crollo dei votanti ai gazebo rispetto ai 2,8 milioni delle precedenti primarie. Ed invece, soprattutto nelle città, il calo è stato contenuto e in alcuni momenti si sono create file ai seggi che hanno allungato l'orario di chiusura. Così come non sono mancate denunce e accuse incrociate tra le mozioni rivali: annullati i voti di Nardò, Gela e Cariati mentre a Napoli, dove il deputato renziano Ernesto Carbone era stato mandato come "osservatore" in Campania, pare evitato il caos brogli del passato.
«Smentito chi aveva già fatto il funerale delle primarie», commenta il vicesegretario Lorenzo Guerini ribattendo a Beppe Grillo ma avvisando anche chi, dentro il Pd, considera i gazebo uno strumento superato. C'è, invece, ancora chi crede nella scelta del leader attraverso le primarie: nel savonese ha addirittura votato una nonna di 102 anni. E sembrano crederci ancora anche i leader del passato: Walter Veltroni ha votato nel circolo Berlinguer a Buenos Aires, Enrico Letta, che ha votato per Orlando, a Parigi. E Romano Prodi, facendo la sua scelta a Bologna e ricordando che alle sue primarie in 3,7 milioni andarono ai gazebo, ha auspicato che «la partecipazione non sia solo il giorno delle primarie, impegno per il dopo». E in coda per votare si è messo anche il premier Paolo Gentiloni che ha votato a Roma prima di partire per una missione in Kuwait, salvo poi congratularsi in serata con il suo predecessore per vittoria.
Ma le primarie non risolvono tutti i problemi del Pd, a partire dall’unità del partito. Solo Matteo Renzi, dopo aver votato in mattinata a Pontassieve insieme alla moglie e alla figlia, ha raggiunto in serata il Nazareno, dove ha festeggiato con i sostenitori della sua mozione. Orlando è rimasto nel suo comitato a Roma ed Emiliano ha preferito restare nella sua Bari. Entrambi escludono nuove scissioni ma le distanze con il vincitore sono profonde, a partire dalle alleanze del Pd in vista delle prossime elezioni. «Chi ha vinto da domani deve essere il segretario di tutto il Pd», chiede Gianni Cuperlo riconoscendo il risultato.
Gli sfidanti di Renzi si preparano ora a dare battaglia dentro il partito sia nella linea politica sia nella definizione della legge elettorale. «Noi saremo sempre leali ma non obbedienti», chiarisce Francesco Boccia. E farà discutere il nodo delle alleanze.
«L'intesa con Berlusconi non esiste», taglia corto Matteo Richetti alla vigilia dello sprint che il neosegretario si prepara a fare. Ma per molti legge elettorale fa rima con elezioni politiche. Fuori e dentro il Pd sospettano che ora Renzi, davanti ad una vittoria così schiacciante, metterà il piede sull'acceleratore della legislatura, magari dopo aver fatto piccoli ritocchi per rendere omogenee la legge elettorale. Uno show down ai danni di Paolo Gentiloni che sia Dario Franceschini sia Maurizio Martina, in ticket con Renzi al congresso, escludono. «Siamo protagonisti di questo sforzo di governo», assicura Martina - e con lui Franceschini - facendo però capire che il Pd vuole avere voce in capitolo nelle scelte di governo, dal crac Alitalia alla manovra di ottobre. Ma a prescindere da quando si voterà il neoleader ha già scelto il suo principale avversario: Beppe Grillo che oggi ha accusato il Pd di «una visione anti-storica, rivolta al passato» esaltando la democrazia dei gazebo su quella dei clic. Ma è soprattutto sui social che da domani Renzi intende ripartire.
LE PRECEDENTI PRIMARIE - Le precedenti primarie hanno registrare un numero maggiore di elettori, anche se i dati sono disomogenei, trattandosi in due casi di primarie di coalizione per eleggere il candidato premier e in tre per scegliere il segretario del Pd. Il 16 ottobre 2005 ai gazebo si recarono a votare 4.311.149 di cittadini che incoronarono Romano Prodi candidato premier per le elezioni politiche dell’anno successivo: il Professore si impose con il 74,17% su Fausto Bertinotti, Clemente Mastella, Antonio Di Pietro e Alfonso Pecoraro Scanio.
Dopo due anni, il 14 ottobre 2007, le primarie furono l’atto di nascita del Pd, coronato da una affluenza di 3.554.169 persone. Il primo segretario Dem fu Walter Veltroni che, con il 75,82%, si impose su Rosy Bindi ed Enrico Letta. Ma Veltroni si dimise dopo solo un anno e mezzo, logorato dall’opposizione interna di Massimo D’Alema. Dopo la reggenza di Dario Franceschini, furono convocate nuove primarie, il 25 ottobre 2009. I votanti scesero a 3.102.700, con Pier Luigi Bersani eletto nuovo segretario grazie al 55,1%, davanti a Dario Franceschini e Ignazio Marino.
Primarie di coalizione, per scegliere il candidato premier, furono convocate il 25 novembre 2012, alla vigilia delle elezioni politiche. I 3.110.210 votanti non risolsero la partita perché nessuno dei candidati (Bersani, Matteo Renzi, Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci) superò il 50%. Al secondo turno, svoltosi il 2 dicembre, ai gazebo si presentarono in 2.802.382 che sancirono la vittoria di Bersani (60,9%) su Renzi (39,1%). Ma la «non vittoria» di Bersani alle elezioni del 25 febbraio 2013 e il fallimento della nascita di un governo a sua guida, provocarono le dimissioni. L’8 dicembre successivo i votanti furono 2.814.881 - quindi stabili - con il trionfo di Renzi: per lui il 67,55%, contro il 18,21% di Gianni Cuperlo e il 14,24$ di Pippo Civati.
Questa volta però le regole erano cambiate e prima delle primarie, a novembre c'erano stati i congressi di circolo tra i soli iscritti (296.645). Qui i risultati erano stati diversi: Renzi si era fermato al 45,34%, seguito da Gianni Cuperlo col 39,44%, Civati col 9,43% e Gianni Pittella col 5,80%. Insomma la differenza di consenso per Renzi tra il voto tra i soli iscritti e quello di tutti i simpatizzanti era enorme, a suo vantaggio.
Quest’anno, invece, Renzi come abbiamo detto ha trionfato anche nei circoli: tra i 266.054 iscritti che hanno votato, Renzi ha incassato il 66,73%, Andrea Orlando il 25,25% e Michele Emiliano l’8,02%. Secondo le prime proiezioni Renzi avrebbe attorno al 70% con un gradimento quindi analogo tra gli iscritti e il popolo dei gazebo.
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PISICCHIO SI CONGRATULA CON RENZI - «Il partito che conta la più forte rappresentanza parlamentare, dunque, ha scelto con le procedure democratiche che gli sono proprie , il suo vertice. Nell’augurare a Matteo Renzi, vincitore indiscusso della kermesse congressuale, buon lavoro, esprimiamo la nostra convinzione che adesso, finalmente, con il segretario eletto si potrà avere l’interlocuzione necessaria per giungere alla definizione della nuova legge elettorale. E, insieme, una prospettiva di alleanza delle culture che hanno storicamente animato l’area del centro-sinistra». Lo afferma il presidente del gruppo Misto alla Camera Pino Pisicchio.
ACCUSE RECIPROCHE DI BROGLI - Accuse reciproche di brogli, seggi chiusi per irregolarità, con l’annullamento di tutti i voti espressi, e intervento delle forze dell’ordine. E’ caos, al sud, alle primarie del Pd. Mentre a Napoli, a «vigilare» sulla regolarità del voto il Pd nazionale ha inviato il deputato Ernesto Carbone, dalla Sicilia alla Puglia, passando per la Calabria, i rappresentanti delle mozioni dei tre candidati non si sono risparmiati accuse di irregolarità, violazioni delle norme e brogli. Accuse che alla fine hanno portato la Commissione nazionale per il congresso a chiudere tre seggi - a Cariati (Cosenza), Nardò (Lecce) e Gela (Caltanissetta) - e ad annullare i voti già espressi.
A Cosenza i Comitati per Renzi hanno denunciato irregolarità, lamentando la presenza al seggio di Quattromiglia di Rende dove c'è l’Università della Calabria, di studenti fuori sede «muniti di una falsa registrazione telematica», accusando la mozione Orlando di «brogli e tentativi di inquinare il voto democratico" e annunciando la richiesta di annullamento. Annullamento che è arrivato per il seggio di Cariati dopo che i sostenitori del ministro della Giustizia hanno segnalato che il seggio era stato collocato in un pub di un privato invece che al centro sociale come era stato deciso.
Lo scontro tra le diverse mozioni del Pd non è stato più tenero in Puglia. Ad essere chiuso è stato il seggio di Nardò, dove il sindaco di destra Pippi Mellone aveva annunciato il suo sostegno a Michele Emiliano. «Il sindaco ha portato a votare 1500 elettori, prevalentemente di destra», è stata l’accusa del Pd locale rilanciata dalla mozione Renzi. Ma la decisione della Commissione per il congresso, secondo il deputato dem Dario Ginefra, del comitato nazionale di Michele Emiliano, è stata presa sulla base di accuse «strumentali e grottesche». In Puglia polemiche anche sulle ricevute rilasciate ai votanti che, è stata l’accusa del sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro, sarebbero state raccolte fuori dai seggi per organizzare il rimborso. Quindi sospensione del rilascio delle ricevute.
Carabinieri in azione per evitare che dalle parole si passasse ai fatti, infine, a Gela - comune del governatore Rosario Crocetta che è stato sindaco della cittadina - a causa di un seggio «occulto». Uno scontro originato dalla decisione del presidente dell’unico seggio cittadino allestito in un gazebo, di aprire una quinta urna all’interno dell’adiacente sede Pd. I voti dell’urna aggiuntiva sono stati annullati, ma questo non ha evitato che la commissione nazionale annunciasse l'annullamento di tutti i voti, anche se la fila al gazebo è proseguita fino a sera. E la mozione Emiliano ha già annunciato ricorso contro la decisione della commissione.
EMILIANO VINCE AL RIONE TAMBURI DI TARANTO - Con 169 preferenze su 289 votanti, il governatore pugliese, Michele Emiliano, vince la sfida delle primarie Pd nel seggio del rione Tamburi, il quartiere di Taranto più a ridosso dello stabilimento Ilva. Nel rione, dove gli effetti dell’inquinamento industriale sono molto evidenti, gli altri due aspiranti segretari Pd, Matteo Renzi e Andrea Orlando, hanno incassato rispettivamente 108 e tre preferenze. Nulle sette schede, bianche due.
Son i primi dati diffusi nella sala stampa del comitato Emiliano allestita in un hotel vicino all’aeroporto di Bari, dove stanno arrivando i dati sullo spoglio dei seggi nei comuni pugliesi. Tra questi ci sono Avetrana, in provincia di Taranto, dove Emiliano vince con 319 voti, Renzi ne ha 122 e Orlando 18 e e Zapponeta, in provincia di Foggia, dove il governatore pugliese è primo con 624 preferenze, Renzi secondo con 152 e Orlando terzo con 23.
LA GIORNATA DELLE PRIMARIE -
I SEGGI IN PUGLIA - In Puglia ci sono stati 450 i seggi aperti per accogliere il popolo dem che oggi è stato chiamato a votare per scegliere il segretario del partito tra l’ex premier Matteo Renzi, il guardasigilli Andrea Orlando e il governatore della Puglia, Michele Emiliano. I seggi sono stati allestiti prevalentemente nelle sedi di partito e in alcuni gazebo. Possono votare anche i non iscritti al Pd che sono però chiamati a versare un contributo minimo di due euro. In alcuni seggi - come in quello di Bari di via Zara, dove ha votato anche Michele Emiliano - sono state segnalate code tra gli elettori. In tutto sono state stampate in Puglia 220mila schede elettorali.
Emiliano e il suo entourage hanno atteso i risultati nell’hotel Parco dei Principi, dove era stata allestita anche una sala stampa. Decaro invece a casa. Come da tradizione, ma anche per scaramanzia, il sindaco e presidente Anci, ha seguito lo spoglio dal salotto della sua abitazione di Torre a Mare.
Per la prima volta senza carrozzina dopo l’operazione al tendine di Achille, il governatore pugliese Michele Emiliano, candidato alla segreteria Pd, ha votato a Bari per le primarie del suo partito. «Questo è il primo giorno nel quale faccio a meno della carrozzella - ha detto ai cronisti - quindi è di buon auspicio». Al seggio c'erano molti elettori in coda ed Emiliano ha commentato che "c'è un grande entusiasmo, soprattutto a Bari e in Puglia: sono commosso da questa reazione democratica», ha rilevato il governatore aggiungendo che «i pugliesi hanno capito che quando si fanno le cose per bene, anche nel resto d’Italia ti viene riconosciuto».
In mattinata il governatore, con un post su Facebook, aveva invitato «tutti i presidenti di seggio e i membri dei seggi elettorali a sorvegliare attentamente per evitare ogni forma di mercimonio intorno alle elezioni primarie. Come sempre succede mi arrivano segnalazioni in tal senso e vi ricordo che potete filmare con il telefonino qualunque scena sospetta sulla quale effettuare nuovi accertamenti. In questi casi - avverte - potete anche richiedere l’intervento delle forze dell’ordine se ritenete che siano state commesse irregolarità. Tutti i votanti devono pretendere, come da regolamento, il rilascio della ricevuta attestante l’effettuazione del voto e la consegna dei 2 euro al fine di evitare brogli sull'affluenza al voto ed eventuale appropriazione del denaro versato».
Il sindaco, Antonio Decaro, che ha votato al seggio allestito nell'hotel Majestic («Io voto Renzi come in passato», ha detto), ha denunciato (anche lui con un post su Fb) che «Arrivano segnalazioni della presenza di persone fuori da alcuni seggi che raccolgono le ricevute come prova di avvenuto voto. Questa pratica, che purtroppo era stata già riscontrata durante le primarie per il candidato sindaco del 2014, ci costrinse a sospendere il rilascio delle ricevute per interrompere qualsiasi possibile contaminazione del voto. Tutto questo - prosegue - non ha nulla a che vedere con la libera manifestazione del voto della stragrande maggioranza dei partecipanti alle primarie del Partito democratico, che in tutta Italia stanno affollando seggi e piazze. Il popolo del PD va avanti, certo che queste situazioni non ci faranno mai rinunciare a questa straordinario momento di partecipazione democratica».