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La Xylella infesta Carovigno
Scoperta grazie agli agricoltori

La Xylella infesta Carovigno
Scoperta grazie agli agricoltori

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

ulivi colpiti da xylella

E a Oria, dopo i ricorsi, dalle 47 piante malate censite nel 2015 si è passati ora ai 144 alberi colpiti

Sabato 15 Aprile 2017, 12:00

TONIO TONDO

Il batterio che partito dal Salento sta bruciando gli olivi avanza verso il cuore della Puglia e gli agricoltori, per la prima volta in modo attivo, collaborano con gli ispettori fitosanitari. A segnalare i sintomi di disseccamento su alcune piante di contrada Colacavallo a Carovigno è stato un gruppo di coltivatori. Purtroppo non si sono sbagliati. Tre piante con bruciature di chioma sottoposte ai test di patogenicità, tutte e tre positive. Adesso i test dovranno essere estesi. Il focolaio di Carovigno è una brutta notizia che unita agli altri dati del lavoro dei tecnici nella zona di contenimento del Brindisino e Tarantino (Manduria, Francavilla Fontana, San Vito dei Normanni e Latiano) rafforza la convinzione di una diffusione sempre più rapida e minacciosa. Il sito dei ricercatori pugliesi Infoxylella ha pubblicato le cifre aggiornate: altre 290 piante risultate infette e siamo a 523 in totale nella zona di contenimento. Ma è solo la punta dell’iceberg. Gli ispettori stanno procedendo con i prelievi su piante entro i cento metri dagli alberi già segnati in rosso: si temono nuove evidenze del galoppo dell’epidemia.

Gli agricoltori di Carovigno, con il loro comportamento proattivo, hanno dato una lezione civica di grande impatto. Non più ricorsi come a Oria. Non più opposizioni plateali come a Trepuzzi. Non tutti, in realtà, si sono opposti. C’è stato anche chi ha collaborato. Ma a Carovigno hanno «segnalato» le piante, cioè hanno guidato i tecnici rendendo più agevole e tempestivo l’intervento. Il comportamento passivo dei «negazionisti» non ha favorito il contenimento dell’aggressività del batterio Xylella fastidiosa. A Oria i numeri registrano una crescita esponenziale delle piante infette. Delle 47 risultate malate nel 2015 solo sette sono state sradicate. Si è poi passati a 144 alberi colpiti, ma il batterio si è allargato a macchia d’olio anche a zone prima immuni. La vicenda di Oria è emblematica delle incertezze e del vero e proprio disorientamento dei poteri amministrativi nella lotta contro l’epidemia.

Nella vasta area infetta del Salento i numeri del disseccamento sono impietosi. Su 600 alberi censiti e sottoposti a esami di laboratorio in 12 zone (da Ugento salendo verso Nord fino a Copertino) tra le più colpite 594 sono risultati invasi dal batterio, per gli altri quattro l’esame dovrà essere ripetuto. Il batterio è diventato padrone assoluto del territorio e non c’è idea di come sradicarlo o almeno contrastarlo.

Eppure, molti giovani imprenditori non intendono gettare la spugna. Sono proprio i più giovani pronti a riprendere i progetti di una nuova olivicoltura, più moderna e produttiva. Attendono con impazienza le decisioni politiche e osservano con scetticismo i movimenti all’interno delle istituzioni. Lo studio dei ricercatori del Cnr e dell’università di Bari sulla tolleranza del Leccino e della Fs17, una cultivar frutto di incroci tra Frantoio, ha messo in moto progetti di reimpianto. L’agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha esaminato le pubblicazioni – quella del Leccino su una rivista internazionale, la seconda sulla Fs17 sull’Informatore agrario -, ha espresso il suo parere positivo sui procedimenti seguiti per giungere alle evidenze scientifiche («sono studi pionieristici») e ha inoltrato un report alla Commissione dell’Ue. Adesso la politica deve fare la sua parte. Il presidente della regione Michele Emiliano ha incontrato il commissario Ue per l’agricoltura. Dovrebbe cadere il divieto di reimpianto del 2015. La speranza è che la decisione arrivi entro la fine di aprile.

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