Sabato 06 Settembre 2025 | 19:10

Corruzione all'ex Amica
il pm chiede tre condanne

 
Corruzione all'ex Amicail pm chiede tre condanne

Prima parte requisitoria L'accusa: regali all'ex presidente per favorire una cooperativa

Mercoledì 12 Aprile 2017, 10:30

Chieste tre condanne per corruzione a complessivi 7 anni e 8 mesi di reclusione nei confronti dell’ex presidente dell’«Amica» e di due gestori di una cooperativa che lavorava per conto dell’ex azienda per la raccolta dei rifiuti poi fallita, nella prima parte della requisitoria del pm nel processo «Piazza pulita» a 5 imputati. La requisitoria (la prima parte è stata affidata al procuratore aggiunto di Foggia Antonio Laronga , la seconda vedrà in aula il collega della Direzione distrettuale antimafia di Bari Giuseppe Gatti) proseguirà nei prossimi giorni e riguarderà la posizione di altri tre imputati accusati di estorsione e tentata estorsione aggravate dalla mafiosità. Di scena la prossima udienza dopo le richieste di condanna e/o assoluzione della Dda, ci saranno anche gli avvocati di parte civile Andrea D’Amelio per la curatela fallimentare dell’«Amica», l’ex azienda per la raccolta rifiuti fallita qualche anno fa; e il collega Domenico Dragonetti per conto del Comune che figurano come parti lese nel processo.

Nove arresti, processo sdoppiato L’inchiesta «Piazza pulita di Procura foggiana, Direzione distrettuale antimafia barese, squadra mobile e sezione di pg della Polizia presso il tribunale sfociò nel blitz del 6 aprile 2012 con l’emissione da parte del gip di Bari di 9 ordinanze cautelari (5 in carcere, 2 ai domiciliari, mentre per altri 2 foggiani fu disposto il piantonamento in ospedale dove vennero trasferiti per le precarie condizioni di salute). L’operazione della Polizia coinvolse anche presunti esponenti della mafia foggiana: il boss Federico Trisciuoglio ed il figlio Giuseppe poi condannati in primo e secondo grado per estorsione ; i fratelli Mario e Alessandro Lanza ritenuti vicini al clan Sinesi/Francavilla assolti in appello dall’accusa di estorsione; Ciro Imperio e l’amico Ernesto Gatta considerati contigui al clan Moretti/Pellegrino sotto processo a Foggia. I 9 imputati dell’inchiesta «Piazza pulita» rispondono a vario titolo di estorsioni, tentativi di estorsione, corruzione con l’aggravante della mafiosità. Il processo si è sdoppiato tra 4 malavitosi che optarono per il rito abbreviato (dopo i processi d’appello 2 condanne per i Trisciuoglio e 2 assoluzioni dei Lanza per estorsioni collegate alle assunzioni presso Amica), ed i 5 foggiani per i quali si sta celebrando il giudizio di primo grado a Foggia dal novembre del 2002.

Le richieste di pena Il pm Laronga ha concluso la requisitoria davanti ai giudici del Tribunale di Foggia chiedendo 2 anni e 6 mesi di reclusione per Elio Aimola, 62 anni, foggiano che fu presidente di «Amica» dal giugno 2007 al febbraio 2010; e 2 anni e 7 mesi a testa per i fratelli Giacomo e Gaetano Iammarino, rispettivamente di 49 e 52 anni, ritenuti gestori di fatto della «coop Fiore». L’accusa sostiene che Aimola nel 2009-2010 favorì la cooperativa «nell’affidamento dei servizi ambientali di raccolta e spazzamento strade mediante un sistema abusivo di ripetuti contratti di cottimo fiduciario del valore complessivo di 498mila euro, a fronte del quale però» recita il capo d’imputazione «l’Amica pagò 689mila euro». In questo modo - sostiene l’accusa in requisitoria - fu violata la disciplina dei contratti pubblici di rilevanza comunitaria che impongono agli enti di rispettare la libera concorrenza e la parità di trattamento. Perché Aimola avrebbe dovuto favorire i fratelli Iammarino e la coop Fiore? Per una serie di regali, nell’ottica accusatoria: gli sarebbero state pagate le spese del funerale del padre; riparate gratuitamente un paio d’auto e uno scooter; e un dipendente della coop gli avrebbe imbiancato casa. Inizialmente la Dda contestava ai tre imputati l’aggravante della mafiosità perché sarebbe stato agevolato il clan Moretti/Pellegrino cui sarebbe collegato Gaetano Iammarino, ma già il gip che 5 anni fa firmò le ordinanze cautelari ne escluse la sussistenza.

«Ma quali corruzioni» La difesa replica e replicherà nelle arringhe in programma a maggio che non ci fu alcun favoritismo né corruzione: era del tutto lecito l’affidamento dei lavori alla «coop Fiore» che peraltro ricalcava analoghi contratti stipulati negli anni precedenti. Quanto poi alle molto presunte regalie a favore di Aimola rientravano - è la tesi difensiva - innanzitutto in un rapporto di amicizia con Iammarino ed erano peraltro successive alle dimissioni del manager dall’Amica, avvenute nel febbraio del 2010.

Il ricatto tentato al sindaco La seconda parte della requisitoria, come accennato, è in programma nei prossimi giorni quando il pm della Dda Gatti esaminerà le posizioni di Ciro Imperio, 50 anni; Ernesto Gatta, 42 anni; ed ancora di Gaetano Iammarino, imputati di due distinti estorsioni. Gaetano Iammarino nel processo «Piazza pulita» risponde, oltre che di corruzione dell’ex presidente Amica, anche di tentata estorsione ai danni di Comune e Amica per «cercare di costringerli a prorogare il rapporto contrattuale di cottimo fiduciario con la coop Fiore». Le minacce - dice l’accusa - sarebbero consistite nel prospettare tra il febbraio e l’aprile 2010 ai vertici aziendali di Amica (all’epoca era amministrata dal prefetto Michele Di Bari) ed al sindaco Gianni Mongelli , ritorsioni se il contratto non fosse stato prorogato alla cooperativa. Ritorsioni che effettivamente - prosegue l’accusa - ci furono sotto forma proteste di soci della cooperativa nell’aprile 2010 che protestando davanti alla sede dell’azienda in corso del Mezzogiorno e piazzando cassonetti dei rifiuti impedirono l’uscita dei mezzi e bloccarono la raccolta rifiuti per 36 ore, sin quando i manifestanti furono allontanati dalla Polizia. Gaetano Iammarino si dice innocente e la difesa sosterrà che per le proteste davanti all’«Amica» l’imputato è stato già processato e assolto in un altro processo.

Gli uomini del clan Quanto a Imperio e Gatta, ritenuti elementi di spicco del clan Moretti/Pellegrino, rispondono di estorsione aggravata dalla mafiosità ai danni del presidente della cooperativa «Centesimus annus» che gestiva il servizio parcheggi. Sarebbe stato costretto a consegnare «ai due imputati ed al loro gruppo d’appartenenza la maggior parte degli incassi mensili versati nelle casse della coop dal gennaio 2007 al marzo 2008», in quanto la parte offesa fu avvisata che «i guadagni erano cosa loro e se voleva rimanere tranquillo non doveva creare problemi e farsi i fatti suoi», dice la Dda. I due imputati respingono le accuse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)