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I muretti a secco di Salento e Valle d'Itria
candidati a Patrimonio dell'Unesco

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

I muretti a secco di Salento e Valle d'Itria candidati a Patrimonio dell'Unesco

Lunedì 27 Marzo 2017, 20:29

28 Marzo 2017, 15:20

ROMA - Dai 'diamanti dei boschì, i tartufi, al rito solenne della Perdonanza Celestiana, lo spettacolare evento storico-religioso che si tiene annualmente all’Aquila, fino alla tecnica dei muretti a secco, simbolo della viticoltura eroica dalle Cinque Terre al Salento e terrazze naturali per i limoni di Amalfi. Tra gastronomia, tradizione rurale e cultura, l'Italia candida i suoi tesori all’ingresso nella lista del patrimonio immateriale Unesco e con queste candidature, votate oggi all’unanimità dalla Commissione italiana per l’Unesco, porta a Parigi dossier importanti per l’Italia agricola da Nord a Sud, e per i territori del Centro Italia danneggiati dal terremoto. Non a caso la comunità di Norcia, nel cuore dell’Umbria, si è fatta promotrice della candidatura della "cultura del tartufo». Candidatura che, ha commentato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, «valorizza un prodotto tradizionale per tante aree rurali del nostro Paese, a partire dalla comunità di Norcia e delle zone del terremoto di Umbria, Lazio e Marche.

Nel mondo il tartufo è uno dei simboli più forti della qualità del Made in Italy agroalimentare e per questo sosteniamo con forza questa esperienza come patrimonio dell’umanità. Aggiungiamo così un nuovo tassello di promozione del nostro modello agricolo che si caratterizza per la distintività e l'unicità del nostro saper fare, della nostra cultura, dei nostri prodotti».
Il tartufo, stima la Coldiretti, sviluppa nei territori vocati un business di oltre mezzo miliardo di euro. Da qui il sostegno alla candidatura, la cui valutazione prenderà il via nel 2018 per concludersi nel 2019, dalle 54 «Città del tartufo», di 14 regioni italiane, insieme alle associazioni a tema. Plauso anche dal viceministro alle Politiche Andrea Olivero per il "riconoscimento non solo un prodotto della terra, ma un simbolo di una civiltà agricola e di una cultura capace di sviluppare uno straordinario rapporto tra l’uomo e l’ambiente naturale. L'Italia dimostra così attenzione alle aree interne: Alba, Acqualagna, Norcia e molte altre terre, al Nord come al Centro e al Sud, hanno sviluppato nei secoli un patrimonio culturale che oggi è doveroso custodire e tramandare».

Da oggi guardano all’Unesco anche territori del Sud e isole dove gli appezzamenti di terreno sono contenuti da muretti a secco, la tecnica in agricoltura oggetto di una candidatura multinazionale che verrà valutata entro il 2018. Capofila è Cipro che in questo caso trova come partner la Grecia, insieme all’Italia appunto, Spagna, Francia e Svizzera. Aree emblematiche interessate: la Costiera Amalfitana, Pantelleria, le Cinque Terre ed in Puglia il Salento e la Valle d’Itria.

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