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«Mazzette» in Marina, coinvolti
un poliziotto e due ufficiali

«Mazzette» in Marina, coinvolti
un poliziotto e due ufficiali

 

Altro giro di soldi e di favori ma anche rivelazioni a Di Guardo

Lunedì 06 Marzo 2017, 10:37

13:10

di Francesco Casula

TARANTO - Si allarga ancora l’inchiesta sulla tangentopoli nella Marina Militare di Taranto. Sono le tre, infatti, le nuove iscrizioni nel registro degli indagati: si tratta di un poliziotto, Fabio Giunta, e due ufficiali della forza armata, i capitani di vascello Gerardo Grisi e Massimo Conversano. Nei giorni scorsi i tre hanno ricevuto l’avviso di garanzia e l’invito a comparire dinanzi al pm Maurizio Carbone che sta coordinando l’indagine dei finanzieri della Sezione Tutela dell’economia del nucleo di Polizia tributaria.

Nei confronti di Giunta, difeso dall’avvocato Fausto Soggia, l’accusa è di aver rivelato notizie coperte dal segreto. Secondo il pm Carbone, infatti, l’ex direttore di Maricommi Giovanni Di Guardo, tramite il suo faccendiere Marcello Martire, avrebbe chiesto una serie di informazioni su un’auto che stava facendo fotografie a poca distanza dalla sua villa, ricevendo da Giunta, attraverso il controllo della targa, la notizia che si trattava di un’auto dei finanzieri e che questi erano impegnati in un’indagine sul suo conto. Giunta, però, durante il suo interrogatorio avrebbe fornito una serie di informazioni per spiegare il suo operato. Nuovi elementi che ora il pm dovrà esaminare per decidere sulla posizione nel procedimento penale del poliziotto.

Diverse, invece, le accuse per Grisi e Conversano. Il primo è accusato di aver ricevuto una mazzetta da 10mila euro dall’imprenditore Vincenzo Pastore per il suo interessamento nella «sistemazione» dell’appalto da 11 milioni di euro per i servizi di pulizia nelle basi di Taranto e Napoli a favore della ditta Teoma di Pastore. Un’accusa giunta dalle intercettazioni captate dai finanzieri grazie al telefonino di Di Guardo, ma poi supportate anche da alcune dichiarazioni che avrebbe reso proprio Pastore. Comparso dinanzi al magistrato insieme al suo difensore Luca Perrone, Grisi ha ammesso di conoscere Pastore, ma di non aver mai intascato tangenti. Per la stessa vicenda, l’appalto milionario che a settembre portò in carcere Pastore Di Guardo e anche la tenente di vascello Francesca Mola, è finito nel mirino degli inquirenti anche Conversano. Quest’ultimo, come Grisi, era in servizio al comando logistico di Napoli della Marina: non è accusato di aver ricevuto denaro, ma solo una promessa una volta che l’affare sarebbe stato concluso, per il supporto evidentemente offerto per portare a buon fine l’operazione. Al pm Carbone, però, Conversano ha fornito la sua versione dei fatti spiegando che, al di là del denaro di cui non vi è traccia neppure nel capo d’accusa, in realtà il suo ruolo nel comando napoletano era completamente fuori rispetto all’appalto che riguardava Pastore e in alcun modo egli avrebbe potuto intervenire per favorire la ditta Teoma. Anche questi nuovi elementi dovranno ora essere studiati dagli investigatori per decidere se archiviare le accuse o meno.

Ciò che appare chiaro, ancora una volta, è che l’inchiesta sulla tangentopoli in divisa sembra riservare continuamente colpi di scena.

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