MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - Le Ferrovie Sud-Est non stanno più pagando nemmeno il carburante per i treni. E da mercoledì potrebbero doversi cercare - se lo trovano - un nuovo fornitore. Quello attuale ha infatti lanciato un ultimatum: se entro cinque giorni non gli verranno saldati 858mila euro di arretrati, dal 1° marzo chiuderà i rubinetti del gasolio, come ha già fatto Eni per gli autobus.
È l’ennesima conferma di quanto sta accadendo dopo il passaggio della società dal ministero delle Infrastrutture al gruppo Fs, e la richiesta di concordato preventivo.
Anche i debiti al 13 gennaio nei confronti del fornitore del carburante per i treni, Albergo Petroli, sono infatti finiti nella massa concordataria. «Ma io non posso certo rischiare di far saltare la mia azienda», si sfoga l’amministratore, Francesco Albergo, che ieri ha mandato l’ultimatum alle Sud-Est ed ha scritto anche alla Regione e alle prefetture di Bari, Lecce e Taranto: «Spero che a questo punto almeno i prefetti, vista la delicatezza della situazione, vogliano convocarci».
La «Gazzetta» ne ha chiesto conto alle Sud-Est, che come al solito non hanno ritenuto di dover fornire spiegazioni. L’azienda ha invece chiamato Albergo: «Mi hanno detto che dopo la richiesta del concordato non possono pagare i debiti assunti in precedenza mentre per le forniture successive non c’è problema, e che se saranno costretti si rivolgeranno ad altri. Siamo disponibili a ragionare, ma vogliamo un segnale e delle garanzie perché il debito ormai per noi si è fatto insostenibile».
La vicenda del gasolio per i treni fa parte delle verifiche effettuate nell’ambito dell’inchiesta della Finanza sul saccheggio delle Sud-Est. Fino al 2015, la società ha utilizzato 4,7 milioni di litri di gasolio agevolato l’anno, pagato circa 1,19 euro al litro contro gli 0,81 euro al litro del prezzo ufficiale: il fornitore era la Svicat, riconducibile a un ex assessore regionale ai Trasporti, Fabrizio Camilli, cui erano dunque versati 188mila euro al mese in più rispetto al valore di mercato. L’allora commissario Andrea Viero bandì una gara d’appalto, vinta dalla Albergo in Ati con Svicat e Laterza Petroli per 0,71 euro al litro, lo stesso prezzo praticato da Albergo alle Fal («Con cui - dice l’imprenditore - abbiamo avuto rapporti di grande soddisfazione»). «Ci siamo fidati - dice Albergo - perché Sud-Est era del ministero, e quindi abbiamo fornito con la garanzia dello Stato. Oggi ci troviamo a dover temere, in un eventuale fallimento, di perdere tutto».
Il gasolio agevolato ha accise più basse rispetto a quello per autotrazione, e le accise sono un credito privilegiato essendo soldi dello Stato. Ma le regole del concordato impediscono all’azienda di pagare il debito dei fornitori. E dunque, così come Albergo, sono tante le aziende del territorio che si trovano loro malgrado a finanziare il gruppo Fs per il salvataggio delle Sud-Est, nonostante il ministero abbia ceduto l’azienda a costo zero proprio con l’impegno a risanarla. A oggi Fs ha erogato a Sud-Est un finanziamento ponte da 15 milioni ma ha sospeso ogni spesa ritenuta non strategica, compresa la messa a norma dei treni Atr: ne girano solo 14 su 27. Mentre per quanto riguarda il carburante, anche Eni ha chiuso i rubinetti alle Sud-Est: da questo mese il gigante petrolifero ha sospeso le carte di credito, per cui gli autisti dei bus devono pagare cash al rifornimento. Non tutto il male viene per nuocere: almeno possono chiedere i bollini delle raccolte-premio.
















