ROMA - «Sono dell’idea che il presidente Mattarella abbia ragione: servono due sistemi elettorali omogenei. Il Parlamento deve legiferare, i sistemi, oggi, sono strabici». Così il governatore della Puglia, Michele Emiliano, lasciando la Conferenza delle Regioni.
«Bisogna varare una legge elettorale omogenea tra Camera e Senato, possibilmente maggioritaria sul modello del Mattarellum che consenta l'indicazione di una leadership e di una coalizione di governo», scrive poi su Facebook il presidente della Regione Puglia. Emiliano sottolinea che, invece, «secondo i sostenitori del segretario del Pd, si deve tornare indietro ai tempi della Prima Repubblica e andare subito a votare con una legge proporzionale alla Camera che renderà impossibile costruire maggioranze e leadership prima delle elezioni facendole scegliere agli elettori». «I grandi portatori di voti - evidenzia Emiliano - la faranno da padroni e ricatteranno i Partiti».
«Con la distruzione dell’Italicum da parte della Corte Costituzionale possiamo dire che dei 1000 giorni di governo del Pd non è rimasto nulla», scrive inoltre su Facebook Emiliano, rilevando che è «un gran peccato aver sprecato tante energie e creato tanti conflitti dentro il Paese e dentro il Pd ed il Centrosinistra per non ottenere nessun risultato».
«Generosità e altruismo significa aprire subito il congresso del Partito democratico e dar vita ad un tavolo della coalizione di centrosinistra per la scrittura del programma di governo per il futuro dell’Italia mediante un amplissimo processo partecipativo dal basso coinvolgendo tutto il Popolo italiano». «Abbiamo avuto tre anni per migliorare il Paese e abbiamo fatto un disastro nel vano tentativo di costruire un ventennio di governo coincidente con una sola persona».
«Chi ha la responsabilità di questo disastro - sottolinea - deve prenderne atto e smettere di fingere che tutto sia andato bene». «Deve smettere - conclude Emiliano - di anteporre la legittima questione del suo personale futuro politico alla questione ben più importante del futuro del Paese». «Cominciamo subito - esorta - chi ci sta si iscriva ai partiti, dia vita ad iniziative di programma, costruisca legami con gli italiani e partecipi». «Partecipi senza più lasciare ad un uomo solo al comando - conclude - la guida delle cose importanti della nostra vita. Ci abbiamo già provato e non ha funzionato».
FITTO - «Occorre leggere le motivazioni della Consulta. E occorre soprattutto una seria armonizzazione tra Camera e Senato. Altrimenti, se fotografiamo la situazione di ora, verrebbe fuori un pasticcio: cioè una Camera dove ci sarebbe una corsa (e listoni-ammucchiata) per prendere il premio, e invece un Senato di micro-liste spezzettate». Cosi Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e Riformisti, promotore della Convenzione Blu. «Ecco perché serve un intervento legislativo fatto bene, non un pasticcetto. Noi vogliamo una legge «decidente» e «aggregante». Decidente vuol dire che gli elettori devono loro poter decidere la coalizione di governo, non apprendere dopo il voto le scelte che faranno i partiti. Aggregante vuol dire che le coalizioni devono essere indotte a mettersi insieme, non a spezzettarsi. Per questo non ci piace il proporzionale, anticamera del nuovo Nazareno. La discussione sulla data del voto, invece, non mi appassiona. Spero si voti presto, ma vorrei anche evitare che dopo due minuti la nuova legislatura fosse già «incartata», bloccata, paralizzata, e che questo giustificasse una maggioranza nazarena e pasticciata».
SISTO - «La decisione della Consulta non consente di andare immediatamente al voto: la disomogeneità tra la legge disegnata per la Camera e quella a suo tempo scritta per il Senato è fin troppo lampante e in palese contrapposizione con quell'armonia tra i criteri di elezione dei due rami del Parlamento richiamata dal Presidente della Repubblica». Lo afferma il deputato e capogruppo di Forza Italia in Commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto.
«Il principio della rappresentanza - prosegue - non può subire applicazioni così evidentemente divergenti solo per accontentare la foga elettorale di qualche leader di partito. Ecco perché chiediamo che il Parlamento, una volta apprese le motivazioni alla base della sentenza della Consulta di oggi, si impegni per scrivere una legge elettorale che non sia figlia della fretta, ma frutto di condivisa riflessione».
PISICCHIO - «Verdetto della Consulta specchiato e coerente con le sue precedenti pronunce. Dunque, se il Parlamento intende andare al voto con quel che sopravvive dell’Italicum, dovrà affrontare il voto di preferenza, così come facevano i nostri padri della Patria alla Costituente e come si è fatto negli anni successivi fino al 1994, anno della prima applicazione del Mattarellum. Certo sarà necessario un intervento del Parlamento per rendere coerenti i due sistemi di Camera e Senato e per consentire la formazione di coalizioni». Lo afferma il presidente del gruppo Misto alla Camera Pino Pisicchio.
FRATOIANNI - «La sentenza odierna della Corte Costituzionale demolisce un altro dei pilastri della stagione renziana con la sostanziale bocciatura dell’Italicum, via il ballottaggio via le pluricandidature, viene meno quella legge che avevano definito la migliore legge del mondo». Lo afferma Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana. La Corte ha detto che l'Italicum «è una schifezza, lo ha demolito», sottolinea.
«Vi ricordate quando la propaganda di Palazzo Chigi diceva che l’avrebbero copiata entro 6 mesi in tutta Europa? Cosi non è stato. Ora il Parlamento ha la possibilità e la necessità di omogeneizzare le leggi elettorali relativa a Camera e Senato, e per quel che ci riguarda, di farlo allargando la componente proporzionale. Bisogna restituire agli italiani l’idea che il proprio voto è uguale a quello di ogni altro cittadino».
DAMBRUOSO - «La decisione della Corte Costituzionale sull'Italicum che ha bocciato il ballottaggio salvando il premio di maggioranza, rende di fatto applicabile la legge elettorale, tuttavia sarebbe opportuno e utile un passaggio parlamentare non solo per fare ogni sforzo per armonizzare i sistemi elettorali delle due camere ma soprattutto per consentire anche al Presidente della Repubblica, una valutazione sul testo finale frutto della decisione della maggioranza parlamentare e poi decidere quindi sulle sorti della legislatura».Lo ha detto Stefano Dambruoso (Civici e Innovatori), Questore della Camera dei Deputati.
BOCCIA - «Com'era facilmente prevedibile la Corte Costituzionale ha smontato parti dell’Italicum, adesso la politica ha il dovere di non perdere più tempo e di scrivere una legge elettorale che rispetti i criteri di omogeneità tra le due Camere, come indicato dal presidente della Repubblica nel discorso di fine anno, e che sia il frutto non di fiducie e colpi di maggioranza ma della più ampia condivisione tra i gruppi parlamentari. Nel PD, invece, serve umiltà e lealtà. L'unica strada per ricompattare tutti è aprire immediatamente il Congresso. Consiglio agli entusiasti del PD di queste ore del 'voto subitò di avere rispetto degli italiani che meritano una legge elettorale seria e dei militanti PD che ci considerano tutti 'politicamente scadutì. Possiamo anche votare a giugno, ma con una legge elettorale vera e un segretario eletto dal Congresso 2017, non dal Congresso 2013». Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, lasciando Montecitorio.
D'AMBROSIO-LETTIERI - «Le motivazioni della Consulta andranno lette con attenzione, ma oggi una cosa sembra certa e necessaria: non si possono lasciare Camera e Senato con due leggi elettorali diverse e opposte, come fossero due corpi estranei. Il Parlamento è chiamato alla sua responsabilità. E il richiamo del presidente Mattarella a legiferare per la omogeneità dei sistemi elettorali nei due rami del Parlamento è assolutamente condivisibile. Naturalmente, l’auspicio è che questa armonizzazione traduca in concreto le aspettative degli elettori che, mi pare, vogliano decidere nelle urne quale coalizione li rappresenterà nel governo in caso di vittoria». Lo dichiara il senatore di Cor d’Ambrosio Lettieri commentando la decisione della Consulta sull'Italicum.