I pubblici ministeri Alessio Coccioli, della Dda di Lecce, e Lanfranco Marazia, della procura di Taranto, hanno firmato l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 50 persone, 37 delle quali furono sottoposte a misura cautelare il 21 giugno scorso, coinvolte nell’inchiesta che ha smantellato tre presunte associazioni mafiose attive nel Tarantino. Il primo clan farebbe capo al boss Cosimo Di Pierro, di 61 anni, un tempo ritenuto elemento di spicco del gruppo capeggiato da Riccardo e Gianfranco Modeo; gli altri due capeggiati rispettivamente da Gaetano Diodato e Nicola Pascali.
A vario titolo sono contestati in reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, rapina aggravata, spaccio di droga, detenzione illecita di armi clandestine, ricettazione e danneggiamento. Le indagini sono state avviate dalla Polizia ad aprile dello scorso anno dopo la scarcerazione di Di Pierro, al quale venne concessa, per motivi di salute, la detenzione domiciliare, con facoltà di allontanarsi solo per esigenze di vita primarie. Le intercettazioni ambientali hanno documentato - secondo l’accusa - anche i riti di affiliazione. Di Pierro era stato «innalzato" prima al grado di «santa» e poi di «vangelo». Il boss in una intercettazione si vantò con i sodali dicendo: «La città è nostra»
Mafia, chiuse indagini
A giugno scorso un blitz contro i gruppi Di Pierro, Diodato e Pascali
Giovedì 24 Novembre 2016, 12:04