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Scoppia la «guerra»
tra Assennato ed Emiliano
«Non si grida al lupo»

 
Domenico Palmiotti

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Domenico Palmiotti

ILVA

Martedì 15 Novembre 2016, 10:13

di DOMENICO PALMIOTTI

TARANTO - Sul nuovo studio relativo alle conseguenze dell’inquinamento industriale sulla salute dei bambini di Taranto, scoppia un caso. Giorgio Assennato, ex direttore generale dell’Arpa Puglia, attacca il governatore pugliese Michele Emiliano e senza mezzi termini dice: «Sono tempi bui quelli nei quali i politici danno patenti di scientificità a persone non qualificate» e si devono «necessariamente ipotizzare situazioni catastrofiche per ottenere miglioramenti ambientali che si dovrebbero comunque poter ottenere senza gridare “Al lupo, al lupo!” ma con un sereno approccio basato sull'evidenza».

L’intervento di Assennato, che chiarisce subito di parlare come «medico di sanità pubblica» e non come già responsabile dell’Arpa Puglia, nasce da quanto Emiliano ha dichiarato domenica sera. Al comitato dei «Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti» che da giorni lo pressano affinché il nuovo studio sulla salute della popolazione esposta all’inquinamento del siderurgico sia reso noto prima del verdetto dei tre esperti nominati dal ministro dell’Ambiente sui piani ambientali dei potenziali acquirenti dell’Ilva - due le cordate in campo -, Emiliano ha risposto di non avere alcuno studio da presentare. Perché è già noto quello che ha commissionato la Regione e che ha redatto tra gli altri Francesco Forastiere, un epidemiologo chiamato come consulente anche dal gip di Taranto, Patrizia Todisco - il magistrato che sequestrò senza facoltà d’uso gli impianti dell’Ilva a luglio 2012 -. «C’è invece un altro studio che deve essere ancora presentato ma questo - ha chiarito Emiliano - non lo conosco, né lo posseggo, per il semplice fatto che lo ha elaborato l’Istituto superiore di sanità con l’Asl di Taranto. Voglio conoscerlo anch’io al più presto e per questo solleciterò il ministro della Salute, tanto più che questo studio dell’Iss viene dopo quello realizzato, per primo e anni fa, “sui metalli pesanti nei bambini” dalla pediatra Anna Maria Moschetti e dagli ambientalisti Fabio Matacchiera e Alessandro Marescotti (a capo, rispettivamente, di Fondo antidiossina e di Peacelink)».

Gli ambientalisti si sono mossi per prima? No, replica Assennato. «Il primo studio di monitoraggio biologico dei metalli sui bambini di Taranto fu effettuato nel 2010 con finanziamento della Provincia di Taranto e coinvolse Asl, Arpa e sezione di Medicina del lavoro “Ramazzini” della facoltà di Medicina dell'Università di Bari». Le conclusioni furono poi portate «all'attenzione della comunità scientifica nazionale e internazionale» nel 2011. «I risultati, pur non essendo affatto catastrofici - spiega Assennato -, sottolineavano l'opportunità di ridurre le emissioni di metalli da parte di Ilva e di effettuare ulteriori approfondimenti». In seguito, sulla base delle «richieste congiunte di Asl, Ares e Arpa», l'Istituto superiore di sanità ha predisposto «un dettagliato protocollo di ricerca», finanziato dal Centro per il controllo delle malattie del ministero della Salute, i cui dati saranno ora presentati a Taranto il 7 dicembre.

E lo studio di Moschetti, Matacchiera e Marescotti richiamato da Emiliano? «Consisteva - dice Assennato - nell'analisi delle concentrazioni ematiche di piombo in 9 bambini di Taranto presso un laboratorio privato non accreditato (a differenza del laboratorio Arpa di Taranto, specificamente accreditato per tali analisi). Quando fui informato dei valori osservati nei 9 bambini, rimasi scioccato. Si raggiungevano valori pari a 40 mcg% di piombemia, valori che raramente riscontravo negli anni '90 nei lavoratori professionalmente esposti a piombo. Pensai a un errore, invece il risultato fu confermato. Con notevoli perplessità da parte mia». Allora, prosegue Assennato, segnalai al direttore del dipartimento di prevenzione dell'Asl di Taranto, Michele Conversano, che le linee-guida dell'«autorevole» Center for disease control «prescrivono, in caso di valori alti di piombemia nei bambini, la ripetizione dell'analisi entro sei mesi in laboratori accreditati. Conversano chiese e ottenne dall'Istituto superiore di sanità provette e altro materiale per poter effettuare il campionamento in qualità e la disponibilità ad effettuare l'analisi delle piombemie (per le quali l'Iss è il centro di riferimento in Italia). Ma purtroppo Conversano non riuscì ad ottenere i nominativi dei bambini da richiamare per il prelievo» e «la prescrizione rimase inattuata».

Ora, dice Assennato, «delle due, l'una: o i risultati non erano accurati ed erano di gran lunga sovrastimati, ovvero occorreva (certamente nel caso del bambino coi valori più alti di piombermia) non solo ripetere l'analisi ma approfondire la valutazione con visite ed accertamenti ematologici e neurologici e con la misura del possibile impatto sul metabolismo dell'eme (uno dei due costituenti dell'emoglobina). Mi risulta altresì che lo stesso Matacchiera abbia inviato altri 20 campioni ematici di bambini di Taranto alla sezione di Medicina del lavoro “Ramazzini” di Bari e abbia ricevuto i risultati. Come mai Matacchiera, di solito così solerte nel diffondere dati ambientali e sanitari, stavolta non ha ritenuto opportuno rendere pubblici i risultati? Ma oso sperare che almeno ai diretti interessati, i genitori dei bambini e i loro pediatri di base, i risultati siano stati forniti».

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