TARANTO - La Corte d’appello di Potenza (presidente Pasquale Materi, a latere Alberto Iannuzzi e Rosa D’Amelio) ha condannato a 12 anni e mezzo di reclusione l’ex pm di Taranto Matteo Di Giorgio per concussione e corruzione in atti giudiziari, riformando parzialmente la sentenza del tribunale (30 aprile 2014) e concedendo all’imputato uno sconto di pena rispetto alla pena di 15 anni inflitta in primo grado. Sono stati dichiarati prescritti alcuni capi d’imputazione e concesse attenuanti per una contestazione.
Di Giorgio, sospeso cautelativamente dal Csm, fu arrestato e posto ai domiciliari nel 2010: tra le contestazioni anche presunte minacce in ambito politico.
L’ex pm avrebbe infatti minacciato un imprenditore e altre persone, anche per proteggere un parente, e avrebbe messo in atto azioni dirette a garantire l'attività di un bar ritenuto dall’accusa completamente abusivo. Il magistrato, secondo l’accusa, avrebbe anche accusato di un «male ingiusto» un consigliere comunale di Castellaneta, costringendolo a dimettersi per provocare lo scioglimento del consiglio comunale e assumere una funzione di guida politica di uno schieramento.
La Corte d’appello ha confermato la condanna a tre anni nei confronti dell’ex sindaco di Castellaneta, Italo D’Alessandro, e dell’ex collaboratore di quest’ultimo, Agostino Pepe. Inflitti due anni a Giovanni Coccioli (3 anni e 6 mesi in primo grado), Francesco Perrone, comandante dei vigili urbani a Castellaneta e Antonio Vitale (stessa pena in primo grado). Prosciolto per prescrizione un imputato condannato in primo grado ad otto mesi per diffamazione.
Nel processo si erano costituiti parte civile un altro ex sindaco di Castellaneta, ed ex parlamentare dei Ds, Rocco Loreto, che presentò un dossier a Potenza contro il magistrato, e un imprenditore, rappresentati in giudizio dall’avvocato Fausto Soggia.