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Alberi e verde invece
dei capannoni Fibronit

 
Ninni Perchiazzi

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Ninni Perchiazzi

progetto del parco ex Fibronit

Giovedì 29 Settembre 2016, 10:00

di NINNI PERCHIAZZI

BARI - Ancora due anni per la messa in sicurezza della fabbrica della morte di Japigia. Poi sull’area della Fibronit sorgerà l’agognato parco dedicato a tutte le vittime del mesotelioma pleurico.
A giorni partiranno i lavori finalizzati a cancellare per sempre l’amianto da quei suoli e restituirli puliti alla città.
Costo dell’operazione «tombamento» pari a 14 milioni, mentre per la trasformazione definitiva in area a verde serviranno un altro paio d’anni e 10 milioni, che il presidente della Regione, Michele Emiliano, ha fatto sapere di avere già stanziato.
Sarà la Teorema, società capofila dell’«ati» (associazione temporanea d’imprese) che s’è aggiudicata l’appalto, ad avviare i cantieri in tempi rapidi (due mesi dalla firma dell’accordo di programma) grazie ai buoni uffici romani del sindaco Antonio Decaro.

L’intervento, come spiegato, in occasione della scorsa assemblea pubblica col Comitato cittadino Fibronit dal responsabile del procedimento del Comune, l’ing. Vincenzo Campanaro, e da Gianni Milano, responsabile tecnico dell’azienda, è il frutto di un percorso lungo e tutt’altro che agevole anche sotto l’aspetto burocratico.
Una volta effettuate analisi e valutazioni, da un punto di vista tecnico-economico, il completamento degli interventi di messa in sicurezza ambientale del sito dell’ex fabbrica di amianto prevede la realizzazione di opere per il confinamento permanente dell’amianto presente nel sottosuolo. L’obiettivo è evitare qualsiasi pericolo futuro di contaminazione da mesotelioma grazie al raggiungimento della totale conformità ambientale e sanitaria dell’area.
Quindi, verranno demoliti i vari padiglioni (sono 8), avendo cura di eliminare le macerie attraverso specifici sacchi denominati «big bags» in modo da evitare qualsivoglia dispersione di polveri e quindi il pericolo di diffusione nell’aria delle letali fibre di amianto.

A tal fine ogni demolizione avverrà in una sorta di camera stagna, confinata con una tensostruttura dotata di sistemi di estrazione dell’aria. Anche le acque utilizzate per la «pulizia» delle macerie di cemento-amianto verranno smaltite in un sito adeguatamente impermeabilizzato.
Quindi, i grandi sacchi pieni di macerie verranno collocati in un’area individuata all’interno del sito e tombati con delle coperture specifiche (argilla, teli tecnici e altro materiale). Trattamento di simile isolamento subiranno le aree ormai contaminate dall’amianto.
Al contempo, in corso d’opera sono previsti monitoraggi e verifiche dell’aria e dell’acqua di falda prima e durante l’esecuzione dei lavori. Salvo complicazioni in un paio d’anni l’operazione di sanificazione tombale diverrà realtà. A quel punto mancherà solo il terzo e ultimo step della messa in sicurezza: la realizzazione del parco.

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