BARI - Quando Chokri Chafroud è arrivato in Puglia e per quanto tempo si è fermato, come ha conosciuto l'attentatore di Nizza e che tipo di contatti ha avuto con lui, quali sono i possibili collegamenti con il mondo del fondamentalismo islamico ed eventualmente con trafficanti di armi. Sono questi gli aspetti su cui si concentra in queste ore l'indagine della Procura di Bari nell’ambito della più ampia inchiesta coordinata dall’autorità giudiziaria francese dopo la strage di Nizza.
Uno dei presunti fiancheggiatori dell’attentatore di Nizza, il 37enne tunisino Chokri Chafroud, fermato nella città francese, viveva infatti fino a poco tempo fa in provincia di Bari, a Gravina in Puglia. Sotto il coordinamento del procuratore di Bari Giuseppe Volpe e del sostituto Antimafia Renato Nitti e sulla base di una delega d’indagine arrivata dallo Sca (Servizio Centrale Antiterrorismo) di Roma, la Digos di Bari ha eseguito una serie di controlli e perquisizioni a Gravina e non solo, ascoltando tutte le persone, parenti e amici ancora residenti su questo territorio, che possano aiutare gli inquirenti a ricostruire la rete dei contatti del 37enne tunisino.
Gli investigatori stanno anche verificando l’ipotesi avanzata dalla polizia francese sul ruolo del tunisino residente in Puglia come tramite con gli albanesi che avrebbero fornito la pistola usata nella strage. Al momento, a quanto si apprende da fonti vicine agli ambienti investigativi, gli accertamenti escluderebbero però collegamenti fra il tunisino e gruppi criminali o trafficanti di armi e anche fra l’uomo e personaggi legati al mondo dell’estremismo islamico.
Le verifiche eseguite dalla Digos dopo i fatti di Nizza sono state raccolte in una breve informativa depositata nelle serata di ieri pressi gli uffici giudiziari baresi. Il botta e risposta su possibili difetti di comunicazione tra gli uffici era però già cominciato, dopo la dichiarazione del ministro Alfano - ieri mattina - seguita dalla replica del capo della Direzione Nazionale Antimafia Franco Roberti che sosteneva di non essere a conoscenza di verifiche su un tunisino residente in Puglia collegato all’attentato di Nizza. Botta e risposta che è proseguito oggi. In una nota, infatti, il Viminale ha chiarito che la Procura di Bari «era stata puntualmente informata degli accertamenti in corso», sottolineando una «evidentemente non efficace comunicazione interna tra l’autorità giudiziaria competente e il proprio referente nazionale».
Non si è fatta attendere la risposta del procuratore di Bari Volpe, il quale ha chiarito che «nella giornata di ieri, su indicazione di conferma della Digos della Questura si è data comunicazione telefonica di quanto riferito dalla Polizia di Stato alla collega della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo coordinatrice per la Dda di Bari e, dopo il deposito di una breve informativa scritta ad opera del detto reparto di Polizia, avvenuto alle ore 19.10, anche, in via ufficiale, al Procuratore Nazionale Franco Roberti, preavvertito telefonicamente».