BARI - La Corte d'assise di Bari ha inflitto due condanne, a 18 e 15 anni di reclusione, ad altrettanti imputati ritenuti colpevoli di aver concorso nell'omicidio del pregiudicato Pasquale Sinibaldi, di 23 anni, ucciso con un colpo di pistola alla testa nel maggio 2000 a Sannicandro di Bari.
Sinibaldi - secondo l'accusa - fu assassinato sia perché aveva chiesto di partecipare agli utili dello spaccio di droga (anziché continuare ad avere la paga settimanale) sia perché fu ritenuto un «infame», in quanto avrebbe riferito ad un poliziotto che aveva subito il furto di un'automobile che la vettura era stata rubata dal pregiudicato Giovanni Pinto, che all'epoca dei fatti era agli arresti domiciliari.
La pena più alta è stata inflitta a Carlo Biancofiore; 15 anni per Angelo Bruno, che ha collaborato alle indagini anche autoaccusandosi. Ad entrambi la Corte ha riconosciuto sia di aver compiuto un reato diverso da quello voluto dal presunto esecutore materiale del delitto (art.116 Codice di procedura penale), sia le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate. Secondo i pm Angela Morea e Marco Dinapoli, il pregiudicato fu ucciso materialmente da Pinto, divenuto poi collaboratore di giustizia e successivamente morto suicida.
Lunedì 26 Maggio 2008, 00:00
04 Novembre 2024, 19:16
















