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Appartenenti a clan
condannati
a lavorare nei campi

 
Rita Schena

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Rita Schena

Gli imputati sono i presunti capi e promotori della associazione per delinquere armata di tipo mafioso denominata «Società foggiana»

Venerdì 29 Aprile 2016, 12:37

BARI - Il gup del Tribunale di Bari Rosa Anna De Palo ha condannato 8 persone a pene comprese fra i 10 anni e i 4 anni 8 mesi di reclusione nell’ambito del processo «Corona» sulla mafia foggiana. Gli imputati sono i presunti capi e promotori della associazione per delinquere armata di tipo mafioso denominata «Società», finalizzata alla commissione di reati in materia di armi ed esplosivi, traffico di stupefacenti, estorsioni a imprenditori, riciclaggio e ricettazione di veicoli. La sentenza è stata emessa al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato.

La condanna più alta, a 10 anni di reclusione, è stata inflitta nei confronti di Emiliano Francavilla; 8 anni e 6 mesi per suo fratello Antonello Francavilla, 6 anni e 8 mesi per Mario Lanza e Francesco Sinesi, 5 anni e 4 mesi a Fabio Trisciuoglio, 5 anni nei confronti di Ernesto Gatta e Giuseppe Trisciuoglio, 4 anni e 8 mesi a Federico Trisciuoglio.
Il giudice ha inoltre applicato la misura di sicurezza della assegnazione ad una colonia agricola per la durata di un anno dopo l’espiazione della pena ai fratelli Francavilla, a Lanza, Sinesi e Federico Trisciuoglio, quella della libertà vigilata per gli altri, fra cui Fabio e Giuseppe Trisciuoglio, figli del capo clan Federico. Nel processo erano costituite parti civili il Ministero dell’Interno, la Camera di Commercio di Foggia, rappresentata dall’avvocato Gianluigi Prencipe, e la Federazione Antiracket Italiana, difesa da Angela Maralfa.

Nell’ambito dello stesso procedimento nell’ottobre 2014 altri 11 imputati, fra i quali il boss Raffaele Tolonese, erano stati condannati per mafia ed estorsioni e altri otto sono attualmente a processo con il rito ordinario dinanzi al Tribunale di Foggia.
Stando alle indagini dei Carabinieri del Ros, coordinate dai pm della Dda di Bari Giuseppe Gatti e Lidia Giorgio, la cosiddetta «Società foggiana», oltre a gestire i traffici illeciti sul territorio, stava stringendo accordi con le organizzazioni mafiose dei Casalesi e Cosa Nostra. L’indagine, nel luglio 2013, portò all’arresto di 24 persone, tra cui i boss attualmente detenuti e condannati.

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