POTENZA - Dopo l’esposto presentato da Graziano Delrio, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per scoprire se qualcuno ha prodotto un «dossier» contro il Ministro delle Infrastrutture. Quello del presunto dossier, con tanto di materiale fotografico, resta uno dei tanti punti ancora oscuri dell’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata che, in più occasioni, ha tirato in ballo esponenti del Governo e che martedì prossimo vivrà un importante appuntamento con l’udienza al Tribunale del Riesame sui ricorsi contro le misure cautelari eseguite lo scorso 31 marzo.
Il fascicolo della Procura di Roma (finora senza né ipotesi di reato, né indagati) sul presunto «dossier» riguarda una conversazione del gennaio 2015, intercettata dagli investigatori potentini, tra Gianluca Gemelli - compagno dell’ex Ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi - e l’ex funzionario della Ragioneria di Stato e poi consulente del Mise, Valter Pastena: entrambi sono indagati. «Dobbiamo vederci molto da vicino - dice Pastena a Gemelli nella conversazione intercettata - tutte cose che addirittura ti puoi togliere qualche sfizio, ma serio. I Carabinieri sono venuti a portarmi il regalo in ufficio. Hai visto il caso di Reggio Emilia? Finito sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi. Tu non ti ricordi quello che io ti dissi, che c'era un’indagine, quelli che hanno arrestato a Mantova, a Reggio Emilia, i Cutresi, quelli della 'ndrangheta... Chi ha fatto le indagine è il mio migliore amico, e adesso ci stanno le foto di Delrio con questi». Sulla vicenda, che coinvolgerebbe un carabiniere, anche il Comando generale dell’Arma ha chiesto che venga fatta chiarezza prima possibile, mentre Delrio ha detto di «non essere né ricattato né ricattabile».
Fra tre giorni, nel Palazzo di Giustizia di Potenza, ci saranno anche i legali dell’Eni per chiedere il dissequestro di alcuni impianti del Centro Oli di Viggiano (dove la produzione è sospesa proprio dallo scorso 31 marzo). Intanto oggi - con un’intera pagina, a pagamento, su alcuni quotidiani - la compagnia petrolifera ha ribadito di «considerare ogni area in cui siamo presenti come casa nostra e per nessuna ragione metteremmo a repentaglio chi la abita e ci lavora». I pm hanno continuato a lavorare nel fine settimana: serve tempo per ordinare e studiare la mole di atti in mano ai magistrati, e riprendere il filo, anche alla luce dei colloqui di lunedì scorso con la Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, e con la Guidi: i verbali sono ovviamente secretati ma soprattutto quello della Ministra dimissionaria, ("parte offesa» nelle indagini, ma al centro della bufera mediatica), deve essere «incastonato» nel materiale già in possesso dei pm.
Per il momento - anche in vista delle prossime udienze del Riesame - non sono previsti altri «colloqui» con personaggi di spicco comparsi nelle intercettazioni, al netto di richieste specifiche dei legali. Hanno chiesto di essere ascoltati, infatti, Gemelli - una delle figure centrali, secondo gli investigatori, della «combriccola» - e il capo di Stato maggiore della Marina militare, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, il quale, attraverso il suo avvocato, ha fatto sapere di voler essere interrogato dai magistrati, e di essere completamente estraneo alla vicenda. E’ anche possibile che qualche pezzo dell’inchiesta sul petrolio lucano possa lasciare la Basilicata. La «combriccola» millantava interessi in varie aree del Paese, a partire dal «filone siciliano», e se sarà accertata la competenza di altri uffici giudiziari, almeno per alcune parte dell’inchiesta, gli atti saranno presto trasferiti.