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Bari, protesta dei profughi tensione e disagi in centro Prefetto: ok ai prefabbricati

Bari, protesta dei profughi tensione e disagi in centro Prefetto: ok ai prefabbricati

 
Bari, protesta dei profughi tensione e disagi in centro Prefetto: ok ai prefabbricati

Sabato 10 Gennaio 2015, 11:11

03 Febbraio 2016, 06:20

di GIANLUIGI DE VITO

BARI - I soldi arrivano, i tempi no. «Da Roma ho avuto conferma dello stanziamento di un milione e seicentomila euro per i moduli prefabbricati. Il nulla osta del ministero dell’Interno alla delibera di giunta comunale del 30 dicembre che prevede appunto l’installazione dei prefabbricati potrebbe arrivare nelle prossime ore. Subito dopo si procederà al bando di gara, visto l’importo. Gara europea»: il prefetto Antonio Nunziante lascia aperta la porta della sala riunioni dove una delegazione dei 150 profughi, trasferiti a novembre dall’ex monastero di Santa Chiara nella tendopoli all’interno dell’ex azienda di trasporti Set, incontra i vertici della prefettura e gli assessori comunali Francesca Bottalico (Welfare) e Giuseppe Galasso (Lavori pubblici).

È il rituale dell’incontro che deve spegnere l’ira di strada. Sotto il Palazzo di governo, l’annunciato grido di rabbia di una cinquantina dei 150 profughi. Il prefetto rassicura, le promesse di dicembre non sono lettera morta: sarà attrezzata un’area per la seconda accoglienza. Galasso aggiunge altre conferme: «Assicureremo 180 posti letto». Quando? E dove? Galasso: «Il luogo non è ancora stato individuato, ma non è ostativo al progetto che rimane la soluzione più rapida per passare dall’emergenza delle tende, che, lo ricordo, sono comunque sotto un tetto e non a cielo aperto, a una casa a tutti gli effetti. Altre soluzioni come il recupero e la ristrutturazione di edifici sarebbero molto più lunghe». Si parlava e si parla di Japigia, zona Sacrario (dove era il mercato dell’usato «Ecopolis») o di un’area dell’ex Stanic o, ancora, della zona Fiera del Levante, davanti all’attuale area attrezzata per i senza fissa dimora. Ma le bocche rimangono cucite perché il rischio di una rivolta preventiva di quartiere è forte. Galasso: «Stiamo completando i sopralluoghi, inutile parlarne adesso». Storcono il muso gli attivisti dei diritti umani di «Rivoltiamo la precarietà», da sempre al fianco dei profughi dell’ex convento: «Perché ogni volta che parliamo di vivere dignitosamente come persone, invece di ricevere una casa o una stanza, le proposte delle istituzioni invece sono tende, container, prefabbricati? Forse riaprire spazi o case abbandonate costerebbe anche meno. Saremmo disponibili anche a lavorare per renderle abitabili, come abbiamo fatto quando siamo entrati nell’ex-convento di Santa Chiara. Così se c’è un risparmio, il resto si può utilizzare per altre persone senza casa o in difficoltà economica».

Alle dodici, la protesta inscenata perché una soluzione era stata promessa in un mese, e di giorni in tenda ne sono trascorsi 57, è ai titoli di coda. Ma quei due minuti, poco prima delle undici, hanno fatto rumore. Ore 10,52: un’autombulanza a sirena spiegata è costretta a fermarsi: il muro umano di quattro profughi sbarra la marcia dei soccorritori. S’indigna anche il resto dei manifestanti. Che interviene per far desistere i quattro. L’ambulanza riprende senza che ci sia bisogno dell’intervento degli agenti antisommossa. Fabio Romito, consigliere comunale di Forza Italia, alza i toni e rincara la dose di indignazione: «Questa gente deve imparare a rispettare la legge e le regole della nostra civiltà, devono imparare che non si bloccano autobus, macchine e persino un'ambulanza per chiedere qualcosa che non hanno nemmeno migliaia di baresi che mai si sognerebbero di agire in tale maniera». Foto e video fanno il giro veloce dei social media. Coglie la palla al balzo, Rossano Sasso, di «Bari con Salvini»: «Siamo stanchi di questo razzismo alla rovescia in Italia, dove se sei Italiano vieni dopo», dirà nel pomeriggio in una nota spedita ai giornali.

Gli spettatori della protesta, dai marciapiedi attigui, hanno gli stessi toni: «Hai visto che cosa combinano gli immigrati in Francia?». «Quelli si mettono le bombe sotto le gambe. Non sono come noi». Alle 10,32, quando un autobus Amtab, l’unico, rimane incastrato nel sit in, due signore, sulla trentina, attraversano veloci e girano lo sguardo ai Vigili urbani: «Dovete cacciarli, se fossero stati baresi sarebbero stati già arrestati».

L’occupazione di corso Vittorio Emanuele dura mezzora. Mezzora per chiedere il rispetto di quello che la legge italiana e il diritto internazionale prevede per i richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni: alloggio e integrazione sociale. Per non ripiombare nella illegalità, come invece sta accadendo a 60 dei 150 profughi: soggiorno scaduto. Senza residenza, niente rinnovo. Ma senza i prefabbricati, niente residenza. Dunque, ritorno all’inferno.
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