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Detronizzato Vittorio Emanuele di Savoia in favore del cugino

 

Venerdì 07 Luglio 2006, 00:00

02 Febbraio 2016, 19:28

ROMA - «Il principe Amedeo di Savoia assume d'ora in avanti pubblicamente il ruolo di capo della casa di Savoia e il titolo di Duca di Savoia, con i relativi titoli e le prerogative ad esso spettanti». E' questo quanto si legge negli atti diffusi dalla casa reale di Savoia riunitasi alla presenza della presidenza della Consulta dei senatori del regno.
In tale atto si specifica che il principe Vittorio Emanuele di Savoia «sposandosi civilmente a Las Vegas e a Ginevra e poi religiosamente a Teheran, sempre senza il previo e formale assenso del sovrano, ha perduto ipso iure, in forza delle leggi dinastiche da lui apertamente e consapevolmente violate, per sè e per i suoi discendenti ogni diritto di successione al trono e non fa più parte della famiglia reale».

PRINCIPE VITTORIO EMANUELE PRIVATO DI OGNI DIRITTO DINASTICO
L'atto divulgato questa mattina, in una conferenza stampa presso la sala Stampa Estera di Roma, è stato commentato dal nuovo erede di Casa Savoia, il Principe Aimone, figlio di Amedeo d'Aosta, accompagnato da Aldo Alessandro Mola, Presidente della Consulta dei Senatori del Regno, e da Gian Nicola Amoretti, Presidente Nazionale dell'Umi, Unione Monarchica Italiana.
Questo uno dei passaggi fondamentali. «I poteri delegati verranno esercitati -si legge- nel nome del Capo della Casa, senza che necessiti delega ulteriore o autorizzazione preventiva e approvazione successiva, al fine di consentire la massima celerità ed efficacia dell'attività svolta nel settore delegato».
In tal modo, si comprende a pieno già la volontà, espressa nel documento, di istituire: «una rappresentanza permanente col mondo dell'economia e della politica; di una rappresentanza permanente per i rapporti con il mondo della cultura storica e dell'arte; nonchè l'attribuzione della funzione di riordinare le onorificenze sabaude e gli Ordini dinastici, per tutelarne la memoria storica e adeguarne i rapporti con la società attuale, nel rispetto delle originarie finalità, delle disposizioni testamentarie del Re Umberto II e delle leggi vigenti in materia».

AMEDEO D'AOSTA SI E' SEMPRE DEVOLUTO PER SUCCESSIONE
Nel comunicato divulgato dalla Casa Reale Savoia si specifica: «Il Principe Amedeo di Savoia, sin dalla scomparsa di S.M. Umberto II si è devoluto per successione automatica il ruolo di Capo della Casa». In quanto alla tempistica della proclamazione, che 'coincidè in parte con gli eventi che vedono indagato Vittorio Emanuele, nella nota si specifica che «S.A.R. il Principe Amedeo, nella vigenza della norma costituzionale che esiliava a tempo indefinito i discendenti maschi degli ultimi due Re, (...), facendosi carico dell'esigenza segnalata anche dalla consulta dei Senatori del Regno di non compromettere il loro rientro in Patria, realizzatosi finalmente nel 2002, ha ritenuto sin qui di non assumere il ruolo e i titoli che gli competono sin d'allora».
Dal documento si recepisce come la legittima successione del principe Amedeo risulta essere in considerazione che «l'intera Famiglia Reale e ciascun membro di essa hanno come primo dovere la salvaguardia delle radici storiche e giuridiche dell'Italia, della cui unificazione politica di Casa Savoia fu guida e protagonista». Allo stesso modo, la funzione naturale della Consulta è sottolineata nell'atto stesso, quando si dice che il principe Amedeo è «confortato dalla Consulta dei Senatori del Regno, voluta da S.M. il Re Umberto II, oltre che dai membri della Casa, da cui desidera essere supportato in questo gravoso compito ad alcuni di loro incarichi permanenti e/o deleghe in alcuni settori».

A RIORDINARE ORDINI DINASTICI DELEGATO PRINCIPE AIMONE
Ma il Duca di Aosta, da oggi anche Duca di Savoia, nonchè Capo della Casa Reale, già si attiva, conforme a quanto definito nell'atto, in virtù di quei poteri «legittimamente acquisiti» e con disposizione preliminare, da valere come base normativa provvisoria della Casa Reale di Savoia; in questo documento il Capo della Real Casa specifica le deleghe delle suddette rappresentanze. In particolare, il principe delega al principe Aimone di Savoia, suo figlio, la delega ad hoc per la rappresentanza permanente col mondo dell'economia e della politica; sempre in capo al principe Aimone ci sarà la funzione di «riordinare gli Ordini dinastici e le onorificenze connesse, nel rispetto delle originarie finalità, delle disposizioni testamentarie del Re Umberto II e delle leggi vigenti in materia».
Inoltre, il principe Aimone viene definito «in pectore Duca d'Aosta, titolo da premettere, se lo desidera, al titolo di Duca delle Puglie, conferitogli da S.M. il Re Umberto II». Mentre sarà la principessa Reale Maria Gabriella di Savoia, sorella di Vittorio Emanuele, ad avere la delega per la «rappresentanza permanente per i rapporti con il mondo della cultura storica e dell'arte».
Anche in un'altra deliberazione, si ritorna sulla questione degli Ordini dinastici, nella quale dichiara che: «E' sospesa sine die il conferimento dell'Ordine della SS. Annunziata».

MATRIMONIO VITTORIO EMANUELE AVVENUTO SENZA ASSENSO
Sempre nella seconda deliberazione si legge: «Tutti gli Ordini dinastici sono conservati secondo gli statuti vigenti alla morte di S.M. il Re Umberto II, dovendosi considerare come non avvenuta ogni modifica successiva, in quanto non proveniente dal legittimo Capo delle Casa». Nel terzo punto della delibera si specifica che s'intende «unire tutti gli insigniti e quanti vogliano operare in modo conforme alla tradizione, in apposito Corpo, di cui faranno parte di diritto tutti gli insigniti da S.M. il Re. Per tutto ciò che riguarda ulteriori eventuali disposizioni, riguardanti gli Ordini si attende lo schema elaborato da S.A.R. il principe Aimone di Savoia».
E' importante sottolineare che su tutti gli atti in questione, diffusi dalla Casa Reale di Savoia, è apposta la firma di Amedeo, seguito già dalla dicitura di «Duca di Savoia», e che riporta la data del 7 luglio 2006, oltre alla specifica che il documento è stato trasmesso alla Consulta dei Senatori del Regno, «affinchè vi sia depositato e custodito». Ma i documenti presentati oggi vogliono rispondere anche alla riflessione che la mancata successione dinastica sia dovuta al matrimonio di Vittorio Emanuele; in tal senso si specifica che la problematica è legata non al matrimonio in sè del figlio di Umberto II con Marina Doria, quanto al mancato assenso di tale unione da parte del padre di Vittorio Emanuele.

PRINCIPE AMEDEO DUCA D'AOSTA SUCCESSORE IPSO IURE
E per dirimere tale questione i documenti sono correlati anche da un parere pro veritate di Franco Edoardo Adami, ordinario presso l'Università di Ferrara. Tale parere, suddiviso in capitoli, nel nono specifica come: «Risulta chiaro che il Sovrano non ha concesso il suo assenso al matrimonio del figlio, necessario, anche se si fosse trattato di un semplice matrimonio morganatico. Ne deriva che a seguito della celebrazione delle nozze, il principe Vittorio Emanuele è uscito dalla Casa Reale, perdendo di conseguenza, oltre ai titoli, anche la sua posizione di chiamato alla successione, che si è devoluta ipso iure al consanguineo più prossimo al Re, che lo seguiva immediatamente nell'ordine di successione del trono, ossia il principe Amedeo duca d'Aosta e senza che sia necessario un provvedimento sovrano ad hoc».
Ad intervenire alla conferenza è stata anche la Consulta dei Senatori del Regno, per cui era presente Aldo Alessandro Mola, suo presidente, che nell'intervento ha specificato come: «Le norme regolanti la vita della Casa furono e rimangono stabilite dalle Regie patenti, promulgate da Vittorio Amedeo III di Savoia, re di Sardegna, mai modificate e anzi recepite nella loro assenza dal codice civile del Regno d'Italia (1865, 1890, 1942)».
Secondo il presidente, tra le altre cose «tali norme hanno comportato e comportano l'esclusione ipso iure , o automatica, di Vittorio Emanuele e dei suoi discendenti, a cominciare dal figlio, Emanuele Filiberto. Tale esclusione annullò ogni rango, titolo e ruolo, perchè Vittorio Emanuele contraesse nozze senza consenso regio, in violazione di norme non dipendenti dalla volontà del Sovrano, ma dalle leggi alle quali il Re stesso non può sottrarsi».

PRINCIPE AIMONE: RIORGANIZZARE GLI ORDINI SECONDO LEGGE
Secondo il presidente della Consulta la comunicazione di oggi è stata diramata «senza indugi ulteriori, consci di dover fare chiarezza sul passato, generalmente poco noto, e per troncare sul nascere eventuale abusi di nomi, titoli e ruoli da parte di chi, ed è il caso di Vittorio Emanuele e suo figlio Emanuele Filiberto, secondo luoghi e circostanze ora nega la verità e la dignità della storia di Casa Savoia e la monarchia stessa, ora accampa titoli del tutto fantasiosi».
Prendendo la parola, il principe Aimone, Duca d'Aosta, si è detto «pronto a riorganizzare gli ordini dinastici nell'ambito delle leggi italiane e secondo quello che era il pensiero di Re Umberto II». Riferendosi in seconda battuta alla vicenda che vede implicato Vittorio Emanuele, agli arresti domiciliari da due settimane in una casa di Roma, il principe Aimone dichiara: «E' una situazione molto triste, per la quale si è accelerata la giornata di oggi, il cui unico fine è quello di riaffermare Casa Savoia: solo così sarà possibile rivalutare anche un certo periodo storico».
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