VATICANO - «Mai opporre violenza a violenza», mentre il possesso dei beni va riconosciuto come «un compito, una responsabilità verso gli altri». La povertà, la pace e l'universalità: questi i tre concetti - tutti riassunti nel simbolo della croce - che secondo Benedetto XVI emergono dalla celebrazione della Domenica delle Palme, nella quale la Chiesa commemora Gesù che entra a Gerusalemme per portare a compimento il suo mistero pasquale.
Ricordando l'ingresso di Gesù nella città santa a cavallo di un asino, «l'animale della semplice gente comune della campagna», e per di più un asino che lui «chiede in prestito», il Papa ha sottolineato nell'omelia della solenne messa in Piazza San Pietro come il Cristo si sia presentato come «un re dei poveri, un povero tra i poveri e per i poveri».
E quest'esempio di povertà, che rifugge «la bramosia della ricchezza e del potere, l'invidia e la cupidigia», è quello «della purificazione del cuore, grazie alla quale si riconosce il possesso come responsabilità, come compito verso gli altri, lasciandosi guidare da Cristo che si è fatto povero per noi. La libertà interiore è il presupposto per il superamento della corruzione e dell'avidità che ormai devastano il mondo».
La seconda caratteristica, anch'essa preannunciata dal profeta Zaccaria, è quella di «un re di pace: egli farà sparire i carri da guerra e i cavalli da battaglia, spezzerà gli archi ed annuncerà la pace». «Ogni volta che ci facciamo il segno della croce - ha ribadito il Papa - dobbiamo ricordarci di non opporre all'ingiustizia un'altra ingiustizia, alla violenza un'altra violenza; ricordarci che possiamo vincere il male soltanto con il bene e mai rendendo male per male».
C'è infine - ha proseguito Benedetto XVI - «il preannuncio dell'universalità: il regno del re della pace si estende da mare a mare, fino ai confini della terra: lo spazio del re messianico non è più un determinato paese che poi si separerebbe dagli altri e quindi inevitabilmente prenderebbe posizione contro altri paesi. Il suo paese è la terra, il mondo intero. Superando ogni delimitazione Egli, nella molteplicità delle culture, crea unità».
Il Pontefice ha quindi aggiunto che «tutte e tre le caratteristiche annunciate dal profeta povertà, pace, universalità sono riassunte nel segno della Croce. Per questo, con buona ragione, la Croce è diventata il centro delle Giornate Mondiali della Gioventù».
«La Domenica delle Palme - ha concluso annunciando l'odierno passaggio della Croce delle Gmg dai giovani di Colonia 2005 a quelli di Sydney 2008 - ci dice che il vero grande 'Si» è proprio la croce, che proprio la croce è il vero albero della vita. Non troviamo la vita impadronendoci di essa, ma donandola. L'amore è un donare se stessi, e per questo è la via della vita vera simboleggiata dalla croce».
Domenica 09 Aprile 2006, 00:00
27 Ottobre 2024, 20:27