“Ancora oggi – prosegue Bianchi – i locali incautamente messi in vendita da chi governa questa città non sono alienabili. Affinché possano essere venduti, non basterà chiedere una semplice autorizzazione al Ministero dei Beni Culturali: bisognerà motivarla adeguatamente, non solo esplicitando la destinazione d’uso in atto di ciascun locale, ma anche indicando il programma delle misure necessarie ad assicurare la conservazione del bene, la destinazione d’uso prevista (che deve essere ovviamente compatibile con un bene culturale) e le modalità di fruizione pubblica. Ciò vuol dire che, quand’anche un domani giungesse l’autorizzazione ministeriale alla vendita, in quanto bene culturale ciascun locale venduto sarà sottoposto a norme particolarmente stringenti in relazione al suo utilizzo, e dovrà essere reso fruibile, in forme coerenti col suo valore storico-culturale, per l’uso della collettività.
Gli eventuali privati acquirenti vedranno perciò notevolmente ridotte le possibilità di intervento sull’immobile e, in più, dovranno rendere libera la godibilità pubblica, in qualsiasi momento e in qualsiasi condizione, anche per semplici visite concordate fuori orario. Verrà in definitiva limitato l’uso privato a vantaggio del pubblico, com’è norma per i beni culturali. Pertanto – aggiunge Bianchi – mi chiedo se, qualora il Ministero fra qualche tempo autorizzasse la vendita, gli eventuali acquirenti troveranno ancora conveniente spendere del denaro per acquisire dei beni su cui non potranno intervenire granché e che, anzi, dovranno essere messi a disposizione di chiunque, per pubblica visita, senza restrizioni. Vale la pena rischiare? E come può passare sotto silenzio l’idea che l’amministrazione-Di Bari venda (anzi, “svenda”) uno dei monumenti più importanti del centro storico fasanese, per far cassa e sanare la cattiva gestione delle risorse comunali? Credo che un moto di indignazione non possa non esplodere in coloro che, associazioni culturali o semplici cittadini, con la perdita dei Portici delle Teresiane vedono immiserito il patrimonio pubblico, e dileggiata la memoria comune dei Fasanesi, nel nome di meri calcoli ragionieristici. Si vogliono “svendere” i gioielli di famiglia, quelli di incommensurabile valore storico-artistico: la cittadinanza non può restare inerte dinanzi al dileggio delle nostre memorie. Non è il momento di silenziose ipocrisie: chi desidera la valorizzazione, e non la svendita dei beni culturali, chi ha a cuore la storia e le sorti della nostra città, si faccia sentire. Viceversa, sarà complice delle scelte scellerate dell’odierna giunta comunale”.
















